Quando si dice «gioielli di famiglia»... Quelli di Casa Savoia contano seimila diamanti e tremila perle, montati in sfavillanti diademi, collane, catene che generazioni di regine di Sardegna e d'Italia hanno sfoggiato in tante occasioni storiche. Preziosi che facevano parte delle loro doti oppure erano doni personali, soprattutto di diplomatici stranieri. «Contrariamente a quello che certuni affermano - precisa oggi la principessa Maria Gabriella di Savoia -, non si tratta dei gioielli della Corona e nessuno è mai appartenuto allo Stato». La figlia dell'ultimo re d'Italia, sempre riservata e discreta, questa volta tira fuori la grinta. E rivendica con decisione la proprietà del tesoro depositato nel 1946, alla Banca d'Italia dal padre, prima di partire per l'esilio. Consegnando la cassa dei gioielli a Luigi Einaudi, allora governatore della banca centrale, Umberto disse: «Devono ritornare a chi di diritto». Secondo la principessa, queste parole testimoniano che «il re di maggio» non ne riconobbe affatto la proprietà pubblica. «È stato onesto - racconta Maria Gabriella in un'intervista al settimanale francese Point de vue - forse troppo. Come si dice spesso: nessuna buona azione resta impunita». Ama i gioielli, l'elegante principessa, «come molte donne» e ama indossare con misura quelli che possiede. Ma certo non sono «la sua preoccupazione quotidiana». Quei gioielli, però, hanno suscitato negli ultimi anni il suo interesse perché ha incominciato a fare ricerche, a studiare «per gusto della storia». Rappresentano delle testimonianze, dei ricordi che vuole conservare. E proprio ora, che per il padre Vittorio Emanuele e per il nipote Emanuele Filiberto sta per cadere il veto a rientrare in Italia stabilito dalla Costituzione, Maria Gabriella vuol mettere le cose in chiaro. Non che abbia già fatto passi ufficiali per chiedere la restituzione del tesoro. Per questo, c'è tempo. «Nell'attuale frangente - sottolinea con cautela la principessa - speriamo prima di tutto che la legge sull'esilio sia abrogata rapidamente. Solo dopo potremo incominciare a parlare di gioielli». (il grassetto è mio, ndr.) Il suo evocare quei preziosi accumulati in secoli di storia, però, fa sognare. E immaginare in qualche polverosa camera blindata della Banca d'Italia il forziere dove viene conservato, per esempio, il diamante rosa offerto alla regina dell'epoca da uno dei marescialli di Napoleone, Marmont, duca di Ragusa. Maria Gabriella racconta che il pezzo più prezioso del tesoro è senz'altro «il diadema di perle e diamanti che la mia bisnonna e mia nonna portavano molto sovente». Il gioiello più spettacolare, invece, è una doppia catena di diamanti commissionata dalla regina Margherita, con tutti gli anelli a forma di nodo Savoia. «Il simbolo della nostra famiglia», dice con orgoglio la principessa. E poi, tanti fili di perle appartenute alla regina Maria Adelaide, sposa di Vittorio Emanuele II, che proveniva dalla famiglia imperiale d'Austria. Oggetti che, al di là del loro enorme valore, rappresentano molto per chi dalla famiglia reale discende. E Maria Gabriella, cui per anni è stato affidato anche il compito di tenere i legami con l'Italia in cui veniva liberamente, al tesoro si è interessata per «valorizzare il patrimonio culturale e la storia di Casa Savoia». Su questo argomento sta scrivendo un libro, con l'aiuto di un esperto, e lo pubblicherà la prossima primavera. [ inizio pagina ]
LA STORIALa rocambolesca vicenda dei gioielli di Casa Savoia inizia nel settembre del '43, poco prima dell'armistizio. Tra passaggi di mano, forzieri-civetta per sfuggire alla spie tedesche e nascondigli di fortuna, il tesoro verrà consegnato il 5 giugno del '46 da un rappresentante di Umberto II alla Banca d'Italia, nei cui forzieri si trova tuttora. PERLE E DIAMANTISi parla di migliaia di brillanti, perle e altre pietre preziose incastonate in collane, bracciali e orecchini. Tra i "pezzi" più preziosi, un diadema di diamanti e eprle che appare nei ritratti della regina Margherita e della regina Elena, e una "doppia catena" di diamanti con gli anelli a forma di "nodo di Savoia". IL VALOREIl valore complessivo del tesoro rimane coperto dal riserbo. Nel '76, quando girò la voce che i gioielli erano stati rubati, una commissione d'esperti effettuò una perizia nei forzieri della Banca d'Italia. Si favoleggia di una cifra "inestimabile", ma altre fonti parlano solo di 15 "pezzi" contenuti in un sacchetto di modeste dimensioni. [ Indietro ] |