La Superba non si addice ai Savoia
liguria@francobampi.it
 

Home > Il rientro dei Savoia in Italia: 2002 > La Superba non si addice ai Savoia
[ Indietro ]

La Repubblica Giovedì 12 dicembre 2002

[ Le Famiglie ]

La Superba non si addice ai Savoia
il gran ritorno lascia freddi i Patrizi

Gli eredi del re di maggio e l'aristocrazia genovese

Sotto la Lanterna i  nobili pensano a
altro. Se proprio dovessero scegliere
un rappresentante della monarchia,
farebbero un solo nome, quello di
Amedeo, Duca d'Aosta, molto più
popolare di Vittorio Emanuele

Nessuna festa per un rientro che non suscita emozioni

"Gli attuali discendenti della Casa
Reale si sono dimostrati una vera e
propria delusione per tutti. Ed è
opinion egenerale che si siano
adoperati in questi anni per rovinare
definitivamente la loro immagine"

 

"La rimpatriata non
sembra un evento
degno di particolari
festeggiamenti"
  "Se il ritorno in Italia
servirà a non sentire
più parlare di loro,
allora ben venga"

FRANCA FASSIO

LORO, i Savoia, dicono che arriveranno in Italia dopo Natale o addirittura il prossimo anno, a meno che il Papa non li chiami in Vaticano. Allora sì, una toccata e fuga a Roma Vittorio Emanuele, anche se dolorante, potrebbe farla. Ma alla nobiltà genovese la cosa poco importa. Non esiste un partito dei Savoia, né grande entusiasmo per il ritorno in Italia dei discendenti di quella che fu l'unica, ottocentesca, stirpe reale italiana. A Genova, i nobili, pensano a altro, a parte i simpatizzanti di Alleanza monarchica, partito politico con relativo sito Internet. Qui i nobili di antico lignaggio guardano con non mascherata indifferenza, a volte mista a un pizzico di snobismo, gli ultimi Savoia. Anzi, alcuni dichiarano che, se proprio dovessero scegliere un rappresentante della monarchia, il loro unico nome sarebbe quello di Amedeo d'Aosta, cugino di Vittorio Emanuele, figlio dell'eroe di Amba Alagi, il duca Aimone e di Anna di Francia. Ma se per caso i Savoia decidessero di fare una tappa anche qui, nella Superba, che accadrebbe? Chi sarebbe disponibile a ospitarli? Cosa si sta muovendo nella cerchia della nobiltà genovese che fa risalire le sue origini all'epoca della Repubblica Marinara? I Savoia, al loro insediamento nel 1860, non fecero altro che riconoscere i titoli nobiliari dell'antica aristocrazia genovese. E, ancora oggi, i nobili della Superba sono orgogliosi di chiamarsi "patrizi", come all'epoca dei Dogi, più che di qualsiasi altro titolo.

Il principe Domenico Pallavicino, attuale Console generale del Principato di Monaco nella nostra città, pur essendo stato in passato amico di Vittorio Emanuele, da qualche tempo è in aperto contrasto con tutta la famiglia: «Gli attuali discendenti di casa Savoia sono stati una delusione per tutti - dichiara il principe Pallavicino - e credo di interpretare l'opinione generale se dico che in questi anni hanno fatto di tutto per rovinare l'immagine della famiglia reale. Che rientrino pure in Italia se ne hanno così voglia, ma sappiano che 1a maggior parte della nobiltà di questo Paese riconosce come pretendente al trono Amedeo d'Aosta e suo figlio Aimone, duca delle Puglie, nato dal matrimonio con Claudia di Francia». «Per quanto mi riguarda non ho nessuna intenzione di riceverli - continua il patrizio genovese - ho chiuso definitivamente i rapporti con i Savoia lo scorso febbraio, in occasione di un Galà benefico organizzato dall'Ordine dei Cavalieri dei Santi Maurizio e Lazzaro di cui faccio parte anch'io. Eravamo a Gstaad, in Svizzera, e Vittorio Emanuele, Marina e Emanuele Filiberto scelsero come animatore della serata un noto comico francese, amico del giovane Principe di Napoli. Fu un disastro, anzi un vero scandalo. Il repertorio di questo "signore" era volgare ma soprattutto talmente blasfemo da costringermi ad abbandonare il ricevimento. Come me se ne andarono molti altri invitati. Nessuno, neanche un re, ha il diritto di offendere la religione: il "comico" doveva essere fermato e chi lo aveva portato avrebbe dovuto scusarsi con i presenti». Noblesse oblige, una gaffe del genere non si perdona: Savoia bocciati. E non solo, visto che il principe Pallavicino, si è rivolto addirittura al Vaticano, per segnalare lo spiacevole episodio.

Molto distaccato e indifferente al rientro dei Savoia sembra essere il principe Cesare Castelbarco Albani, milanese, figlio della principessa genovese Gropallo, che, da lungo tempo, vive e lavora nella nostra città. Da tre anni è presidente di "Sviluppo Genova", di recente è stato nominato al vertice della Filse, la finanziaria della regione Liguria. «I Savoia sono persone normali, persone qualunque che rientrano in Italia dopo molti anni», dichiara tranquillo, quasi laconico. Aggiunge: «Mi sembra esagerato tutto il clamore che sta crescendo intorno al loro ritorno. I Cavalieri dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro mi hanno chiesto se ero dell'idea di organizzare un ricevimento ufficiale al palazzo dello Zerbino. Ho risposto che non mi sembrava assolutamente il caso. Se Vittorio Emanuele e la sua famiglia vogliono farci visita in privato, lo possono fare come qualsiasi altra persona, ma niente di più. C'è un motivo per cui forse ai Savoia potrebbe far piacere venire allo Zerbino. Nel 1946, due giorni prima del referendum che abrogò la monarchia, l'ex re Umberto II passò da Genova e proprio dal nostro palazzo, villa Gropallo, mando l'ultimo messaggio alla nazione: in quell'occasione dichiarò che, nel caso di vittoria della monarchia, avrebbe chiesto che la votazione popolare venisse ripetuta per consentire ai nostri numerosi compatrioti ancora prigionieri all estero di esprimere la loro opinione». Addirittura controcorrente la principessa Gesine Doria Pamphili che, pur risiedendo a Roma, si occupa attivamente, insieme al marito, del restauro del gioiello di famiglia a Genova, il palazzo del Principe. Dichiara: «Mio nonno e mia madre votarono per la Repubblica e io mi trovo perfettamente d'accordo con loro. Non mi sembra che il rientro dei Savoia in Italia sia un avvenimento da festeggiare, non c'è ragione, visto anche come si sono comportati sino ad ora. Per me non è niente di speciale, anzi vorrei tanto che non si parlasse più di loro. Se il rientro servisse a questo, a ignorarli per sempre, allora ben venga».

Distacco dunque, per non dire indifferenza, sembra essere l'atteggiamento comune alla maggior parte dell'aristocrazia genovese la cui antica storia non si è mai incrociata con il passato di casa Savoia. I patrizi genovesi, grazie alle loro ricchezze, sono stati al centro della vita economica d'Europa. Feudatari, navigatori con flotte mercantili di tutto rispetto, e soprattutto banchieri. Furono proprio loro, i nobili della Repubblica Marinara, a finanziare, in diverse epoche, tutte le case regnanti europee. Casate antichissime dunque, che vantano un passato importante e che, in qualche modo, hanno fatto parte della storia di altri paesi. Vera aristocrazia, quella genovese, che non si scompone certo per il ritorno, ormai da telenovela di una famiglia di "esuli". Anche Se si chiamano Savoia.

[ Indietro ]