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Esposto alla Procura di Dario Scotto

All'Ill.mo Signor
    PROCURATORE DELLA REPUBBLICA
    di GENOVA

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Il sottoscritto SCOTTO Dario, residente in Genova, via (...), si permette di esporre a questa On.le Procura quanto segue:

- nel visitare l'Esposizione Colombiana "EXPO 92" il giorno 16 giugno 1992, ha notato, nella sala n° 4 del Padiglione "ITALIA" (sito all'ex "Ponte Spinola") esposta su una colonna, una testa di cinghiale in bronzo, proveniente dall'Armeria Reale di Torino, con la dicitura:

"ROSTRO (SISTO) PESCATO ALA LARGO DEL PORTO DI GENOVA NELL'ANNO 1597".

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Il sottoscritto fa presente che detto "ROSTRO" era collocato sopra la porta dell'Arsenale della Repubblica di Genova - dove la Repubblica armava la sua flotta - ed era il simbolo dell'orgoglio marinaro di Genova.

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Sotto questo monumento si leggeva la seguente iscrizione:

QUESTO ANTICHISSIMO ROSTRO D'EPOCA ROMANA
NEL DRENAGGIO DEL PORTO
L'ANNO 1597 ESTRATTO
UNICO DOCUMENTO VISTO SINORA
DELL'ESIMIA GLORIA DEI MAGGIORI
NELL'ARTE NAUTICA
I CONCITTADINI
DEDICARONO

Dopo l'occupazione da parte del Piemonte Sabaudo del territorio dello Stato Genovese nel 1815, della quale a tutt'oggi non è stata ancora legalizzata la legittimità le offese ed i saccheggi perpetrati da parte dell'occupante piemontese e delle sue successive metamorfosi, non si contano.

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Questa premessa è necessaria per chiarire il motivo di questo esposto.

* * *

Tutte le raccolte di armi che erano al Palazzo Ducale di Genova e all'Arsenale della Repubblica vennero sottratte e portate a Torino - a parte le artiglierie genovesi che il governo di Torino si compiacque di regalare agli Inglesi, per l’appoggio da essi dato al Congresso di Vienna, al Piemonte per appropriarsi della Repubblica di Genova. (Gli Inglesi, tra l'altro, asportarono persino le inferiate dell’arsenale!!!)

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Per far luce su quanto si va ad esporre, è necessario evidenziare almeno qualche punto di riferimento.

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Immediatamente dopo il loro arrivo, i piemontesi si comportarono da padroni. E con intento di offensiva arroganza, nel 1816, il governo di Torino inflisse a Genova la prima evidente oltraggiosa umiliazione: lo stemma che la rappresentava venne, di autorità, modificato in maniera seguente:

Stemma originario:

- lo scudo crociato veniva sorretto da due grifoni (simbolo dell’ardimento e del coraggio) con le ali alzate e la coda rivolta verso l'alto, ed era sormontato da una corona reale perché la Repubblica di Genova (il 25 marzo 1637, con una solenne cerimonia celebrata nella Cattedrale di San Lorenzo) aveva eletto la Madonna Regina di Genova e dei suoi dominii.

Stemma imposto nel 1816:

- i Grifoni con le ali abbassate e la coda in mezzo alle gambe, la corona divenne comitale.

Nel 1897 lo stemma (quello tuttora vigente) per concessione del re Umberto I, fu modificato migliorandolo più nella forma che nella sostanza:

- le ali dei grifoni rimanevano abbassate, la coda sempre in mezzo alle gambe, la corona diventava ducale.

Però conteneva una regale concessione:

- il ROSTRO in oggetto veniva effigiato in calce allo stemma.
(di restituirlo, neanche a parlarne!)

Come mai Umberto I ebbe una simile magnanimità?!
Probabilmente per il tacito riconoscimento dell'atto di umiliante sottomissione che i genovesi furono praticamente costretti a fare nel 1886, erigendo in piazza Corvetto un monumento a suo padre Vittorio Emanuele II odiato dai genovesi.

Il quale Vittorio Emanuele II, nel 1849, aveva fatto bombardare e poi saccheggiare Genova dai suoi trentamila Bersaglieri (la media di un armato ogni tre abitanti) infliggendo a Genova la più vile e grande offesa che Genova abbia mai avuto nella sua ultrabimillenaria storia.

Alla conclusione di simile infamia, Vittorio Emanuele II si complimentò, con una lettera, con Alfonso La Marmora (responsabile di simili scelleratezze) per la sua bravura nel sottomettere Genova, definendo i genovesi "VILE RAZZA DI INFETTA CANAGLIA".

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Va inoltre ricordato che con la scusa dell'Unità d'Italia, nel 1860, furono fatte restituire a Pisa le catene del porto pisano portate a Genova nel 1284 dopo la battaglia della MELORIA.

Altri trofei furono fatti restituire a Venezia.

* * *

Il 23 luglio 1933 furono fatti restituire a Parenzo (Istria) i resti dei santi martiri Mauro ed Eleuterio i cui corpi vennero portati a Genova, presso l’abbazia di San Matteo nel 1334, dal grande Ammiraglio Pagano Doria, dopo la vittoria sui veneziani all'Isola della Sapienza e la conquista di Parenzo.
(Ora i resti dei Santi Mauro ed Eleuterio si trovano in terra straniera - in Croazia - e non torneranno mai più in Italia).

* * *

In questo clima di falsa concordia dell'Unità di Italia, solo Genova fu depredata dei suoi gloriosi trofei, conquistati in vittoriose imprese.

* * *

Ma del ROSTRO sottratto a Genova, senza nessun merito, senza un documento o atto legale (e con arroganza medievale) insieme ad altri ricordi della sua gloria (si fa presente che sempre all'Armeria Reale di Torino vi è anche l'armatura di Ambrogio Spinola, sempre sottratta, insieme ad altro cospicuo materiale a Genova), di renderlo a Genova neanche se ne parla.

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Il sottoscritto vuole altresì precisare – come da documenti allegati - che il territorio della Repubblica di Genova è tuttora illegalmente occupato, e non esiste nessuna sorta di documento o atto legale che confermi la legittimità di appartenenza allo Stato Italiano.

Questo per dire che tutto quello che è avvenuto e avviene ai danni di Genova è atto di arbitrio.

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Nello scusarsi per la sua apparente prolissa discontinuità dell'esposizione (per trattare l'argomento non basterebbe un libro!) chiede a questa Ill. Procura di accertare la legittimità (che non esiste!) dell'appartenenza a Torino del ROSTRO (SISTO) in oggetto.

Il ROSTRO in questione è stato per secoli l'emblema dell'orgoglio militare della Repubblica di Genova (e per questo sottratto da Carlo Alberto con la palese intenzione di distruggerne i simboli e umiliarne l'orgoglio).

* * *

Questo ROSTRO, {del quale ne è implicitamente riconosciuta la legittima proprietà di Genova da parte di Umberto I, avendo egli concesso nel 1898 che esso sia effigiato nello stemma di Genova), per quanto sin qui esposto, non dovrebbe più essere portato via da Genova a cui appartiene sotto ogni aspetto.

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Va ancora precisato che di questo cimelio non esistono altri esemplari e probabilmente è da far risalire alle battaglie fra i Genovesi e Magone il Cartaginese.

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Il sottoscritto vorrebbe ancora fare una precisazione:

- alla metà degli anni 80 egli si era recato all'Armeria Reale di Torino, dopo insistenze riuscì a vedere il ROSTRO in oggetto custodito in un magazzino dell'Armeria; riuscì anche, dopo insistenze a ottenere poi (in verità molto gentilmente) due fotografie (delle quali si allegano fotocopie) dalle quali si rileva che cimelio in questione è stato danneggiato. Fra l'esemplare esposto al padiglione ITALIA dell'EXPO 92 e le fotografie degli anni 80, risulta evidente che una delle due lamine che servivano a fissarlo al dritto di prora - e precisamente quella di destra (guardandolo di fronte) - è rotta e ne manca un notevole pezzo (come da disegno allegato).

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Per quanto sopra esposto lo scrivente si augura che questa Ill.ma Procura voglia avviare gli accertamenti del caso.

Con il massimo rispetto

Genova, 25 giugno 1992

DARIO SCOTTO

Allegati:

  1. Stemma attuale di Genova.
  2. N°2 vedute del ROSTRO nelle foto anni 80
  3. Fotocopia delle pagine 30 e 31 del catalogo della Armeria Reale del 1890.
  4. Fotocopia della trasformazione dello stemma di Genova.
  5. Proclama per cui la Repubblica di Genova è tuttora giuridicamente esistente.
  6. Prefazione del Prof. Leonida Balestreri al libro "I moti di Genova del 1849" edito dalla ERGA contenente la lettera di Vittorio Emanuele II ad A. LA MARMORA, dove i genovesi sono qualificati "VILE RAZZA DI INFETTA CANAGLIA".
  7. Fotocopia del commento del Prof. Aldo AGOSTO, direttore dell'Archivio di Stato di Genova, dove si chiarisce la posizione di Genova nei confronti dello Stato Italiano.

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P.S.: Si desidera far notare quanto il ROSTRO in oggetto avesse un valore altamente simbolico per i genovesi. Oltre ad essere effigiato in molti monumenti al Cimitero di Staglieno e in altri luoghi di Genova, è effigiato sopra ciascuna delle otto prore che ornano il monumento a Cristoforo Colombo in piazza Acquaverde.

Anche il famoso ritratto di Andrea DORIA, eseguito da Sebastiano del Piombo ed esposto alla Galleria Doria Pamphili di Roma è ornato in basso da un fregio di motivi marinari al centro del quale spicca il famoso ROSTRO.

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Si precisa che quello che abbiamo, per convenzione, fino ad ora chiamato ROSTRO, era un ornamento a guisa di Polena, ed era collocato a mo' di simbolo sopra il rostro vero e proprio, cioè quelle sporgenze di ferro destinate a perforare il fasciame delle navi nemiche.

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