Il
raduno delle fanfare sotto la Lanterna solleva critiche e memorie dolorose
I cattivi bersaglieri del 1849
«Non merita riguardo una città di ribelli». Parola di Alfonso Lamarmora.
E il generale sabaudo, entrato nella storia militare come fondatore del corpo
dei bersaglieri) ordinò il bombardamento e diede via al sacco di Genova.
Al grido «denari o la vita», le truppe piemontesi batterono casa per casa
le abitazioni dei genovesi, depredarono, minacciarono, uccisero e violentarono.
Finì nel sangue, nel saccheggio e negli stupri la rivolta della Superba
dell'aprile 1849.
Centoquarantaquattro anni dopo Dario Scotto non ha dimenticato. Portuale
in pensione, coscienza critica e storica del circolo "Vecchia Genova" di via
Ravecca, animatore del circolo "Megollo Lercari" il mitico vendicatore dei torti
subiti dai genovesi sui mari battuti dai pirati saraceni, Dario Scotto ripete:
«I bersaglieri non devono sfilare a Genova». I bersaglieri, invece, verranno
in tanti. Saranno migliaia e migliaia sotto la Lanterna. Per quattro giorni,
da giovedì 5 a domenica 8 aprile, il capoluogo ligure ospiterà il quarantaduesimo
raduno nazionale dei bersaglieri.
«È una provocazione per Genova, è come se si volesse commemorare Giulio
Cesare in Alvernia, dove fu soppressa la rivolta di Vercingitorige», si infiamma
Scotto. «Nessun dispetto alla città, nessun affronto per la mia Genova», ribatte
deciso Lorenzo Campani, presidente dell'Associazione dei bersaglieri, «il raduno
nazionale delle piume nere vuole essere un'occasione di festa per Genova.
È passato più di un secolo e mezzo. Bisogna guardare avanti, pensare al futuro,
altrimenti si rischia di fermare il mondo. L'anno scorso siamo stati a Ferrara,
l'anno prossimo andremo a Vicenza».
Il programma delle quattro giornate di piume al vento, prevede il momento
"clou" domenica mattina: dall'Expo partiranno 120 mila bersaglieri (tantissimi
con i capelli ormai grigi), percorreranno via Gramsci, passeranno da via
Garibaldi, raggiungeranno piazza De Ferrari e passo di corsa, al suono delle
fanfare, scenderanno lungo via XX Settembre. «Portiamo un messaggio di pace»,
insiste Campani, «alla nostra festa inviteremo anche i soci del circolo
"Vecchia Genova", siamo convinti che con il dialogo si possano superare tutti
i contrasti».
Ma Dario Scotto non si arrende. Dice che non significa assolutamente nulla
che dal sacco di Genova sia passato più di un secolo. Storico documentato,
presenta un nuovo libro "La libertà negata - Fine della Repubblica Ligure",
scritto da Giorgio Doro. Legge pagine raccapriccianti. Una mamma violentata
davanti ai figli e al marito legato a una tavola, arredi sacri trasformati
in bottino di guerra. Insiste: «A una città assassinata, umiliata e offesa
bisogna evitare questa nuova offesa».
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