Taviani, Genova e i bersaglieri
liguria@francobampi.it
 

Home > Sacco di Genova: aprile 1849 > Raduno a Genova dei bersaglieri > Taviani, Genova e i bersaglieri
[ Indietro ]

Il Secolo XIX Giovedì 5 maggio 1994

Inizia oggi il raduno nazionale

Sostiene Taviani
«Genova - bersaglieri
una pace antica»

Oggi i primi appuntamenti per
il raduno dei bersaglieri: si
apre la mostra storica del
corpo a Palazzo Ducale e, alle
15,30, nella chiesa di Oregina,
l'Arma deporrà una corona
sulla tomba di Alessandro De
Stefanis, ucciso durante
l'insurrezione del 1849

Dopo centocinquanta anni per la prima volta arrivano i bersaglieri a passo di corsa nelle strade di Genova? No. Errore storico. C'è un precedente. Lo racconta uno storico che è stato testimone di un'altra corsa "genovese" dei bersaglieri più di settant'anni fa, il senatore Paolo Emilio Taviani. Allora aveva sei anni. «È un episodio che ricordo benissimo - dice il senatore a vita - mi accompagnò a quella celebrazione mio nonno materno, Araldo Banchelli. E mi raccontò come la presenza dei bersaglieri a Genova fosse un fatto notevole, perché a lungo era rimasto vivo il ricordo del 1849. Non posso dire se ci fu qualche atto di riconciliazione ufficiale da parte della città, ma di sicuro ci fu la riappacificazione nei fatti, con l'accoglienza dei bersaglieri che a passo di corsa risalirono da piazza De Ferrari fino a Corvetto». Quelle spiegazioni del nonno Araldo (amante della storia, era direttore del giornale "La Liguria del Popolo") servirono poi al giovane Taviani per "brillare" a scuola: «Quando andai al D'Oria conoscevo quanto avvenuto nel 1849, perché me lo aveva raccontato mio nonno. È vero infatti che l'insurrezione genovese è stata pressoché cancellata dai libri. Ma non deve stupire. La storia da sempre la scrivono i vincitori».Paolo Emilio Taviani, senatore a vita

Ma quella giornata passata con il nonno, colpì tanto il piccolo Paolo Emilio che in seguito si informò sul perché di quella riconciliazione di Genova con i bersaglieri che, guidati dal generale Lamarmora entrarono in città nel '49 e ebbero ragione della Repubblica appena costituita con governo provvisorio.

«Era appena finita la prima guerra mondiale - dice Taviani - e i bersaglieri ne uscivano con grande onore. Nel corso della guerra, dopo una serie di disfatte dei paesi dell'Intesa, erano entrati in Gorizia: era la prima volta che un esercito dell'Intesa riusciva a penetrare nel territorio degli imperi centrali. La presa di Gorizia fu talmente importante e colpì talmente l'opinione pubblica, che il "Times" uscì con il titolo di prima pagina in italiano. Il titolo diceva: "I bersaglieri entrano in Gorizia". Penso che fu su l'onda dell'entusiasmo che accompagnò le imprese dei bersaglieri che, finita la guerra, anche Genova si unì al sentimento comune e li accolse in parata». Era il 1919.

Il "caso" sollevato dai rappresentanti di due consigli di circoscrizione, Doro, leghista di Portoria, e Parodi, pidiessino di Pré - Molo - Maddalena, si sgonfia. Si è discusso sull'opportunità di aprire una porta che, in realtà, si era già aperta tanti anni fa. Resta, comunque, l'interesse storico per gli avvenimenti dell'aprile del 1849 - al di là della parte militare avuta dai bersaglieri - per una pagina di storia della città.

Ma, forse, questa polemica, che ha sollecitato ad intervenire anche Amedeo d'Aosta (il duca ha promesso che porterà in segno di pace un fiore sulla tomba di Alessandro De Stefanis, uno dei caduti di quelle giornate genovesi), ha aggiunto vivacità all'appuntamento con i bersaglieri, per il loro 42 esimo raduno nazionale. Verranno in centomila, e le celebrazioni iniziano oggi, con l'inaugurazione a Palazzo Ducale della mostra storica del corpo.

Erika Dellacasa

[ Indietro ]