Inizia oggi
il raduno nazionale
Sostiene Taviani
«Genova - bersaglieri
una pace antica»
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Oggi i primi appuntamenti per
il raduno dei bersaglieri: si
apre la mostra storica del
corpo a Palazzo Ducale e, alle
15,30, nella chiesa di Oregina,
l'Arma deporrà una corona
sulla tomba di Alessandro De
Stefanis, ucciso durante
l'insurrezione del 1849 |
Dopo centocinquanta anni per la prima volta arrivano i bersaglieri a passo di
corsa nelle strade di Genova? No. Errore storico. C'è un precedente. Lo racconta
uno storico che è stato testimone di un'altra corsa "genovese" dei bersaglieri più
di settant'anni fa, il senatore Paolo Emilio Taviani. Allora aveva sei anni. «È un
episodio che ricordo benissimo - dice il senatore a vita - mi accompagnò a quella
celebrazione mio nonno materno, Araldo Banchelli. E mi raccontò come la presenza dei
bersaglieri a Genova fosse un fatto notevole, perché a lungo era rimasto vivo il
ricordo del 1849. Non posso dire se ci fu qualche atto di riconciliazione ufficiale
da parte della città, ma di sicuro ci fu la riappacificazione nei fatti, con
l'accoglienza dei bersaglieri che a passo di corsa risalirono da piazza De Ferrari
fino a Corvetto». Quelle spiegazioni del nonno Araldo (amante della storia, era
direttore del giornale "La Liguria del Popolo") servirono poi al giovane Taviani per
"brillare" a scuola: «Quando andai al D'Oria conoscevo quanto avvenuto nel 1849,
perché me lo aveva raccontato mio nonno. È vero infatti che l'insurrezione genovese
è stata pressoché cancellata dai libri. Ma non deve stupire. La storia da sempre
la scrivono i vincitori».
Ma quella giornata passata con il nonno, colpì tanto il piccolo Paolo Emilio che
in seguito si informò sul perché di quella riconciliazione di Genova con i bersaglieri
che, guidati dal generale Lamarmora entrarono in città nel '49 e ebbero ragione della
Repubblica appena costituita con governo provvisorio.
«Era appena finita la prima guerra mondiale - dice Taviani - e i bersaglieri ne
uscivano con grande onore. Nel corso della guerra, dopo una serie di disfatte dei
paesi dell'Intesa, erano entrati in Gorizia: era la prima volta che un esercito
dell'Intesa riusciva a penetrare nel territorio degli imperi centrali. La presa di
Gorizia fu talmente importante e colpì talmente l'opinione pubblica, che il "Times"
uscì con il titolo di prima pagina in italiano. Il titolo diceva: "I bersaglieri
entrano in Gorizia". Penso che fu su l'onda dell'entusiasmo che accompagnò le imprese
dei bersaglieri che, finita la guerra, anche Genova si unì al sentimento comune e li
accolse in parata». Era il 1919.
Il "caso" sollevato dai rappresentanti di due consigli di circoscrizione, Doro,
leghista di Portoria, e Parodi, pidiessino di Pré - Molo - Maddalena, si sgonfia.
Si è discusso sull'opportunità di aprire una porta che, in realtà, si era già aperta
tanti anni fa. Resta, comunque, l'interesse storico per gli avvenimenti dell'aprile
del 1849 - al di là della parte militare avuta dai bersaglieri - per una pagina di
storia della città.
Ma, forse, questa polemica, che ha sollecitato ad intervenire anche Amedeo d'Aosta
(il duca ha promesso che porterà in segno di pace un fiore sulla tomba di Alessandro
De Stefanis, uno dei caduti di quelle giornate genovesi), ha aggiunto vivacità
all'appuntamento con i bersaglieri, per il loro 42 esimo raduno nazionale. Verranno
in centomila, e le celebrazioni iniziano oggi, con l'inaugurazione a Palazzo Ducale
della mostra storica del corpo.
Erika Dellacasa
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