I bersaglieri si recheranno
sulla tomba di De stefanis. Ma qualcuno non perdona
La fanfara sfila, ma dopo le scuse
di MARCO PREVE
Ci saranno anche alcuni abitanti di Portoria, oggi pomeriggio alle 15.30, alla
chiesa di Oregina quando i bersaglieri depositeranno una corona di fiori sulla
tomba dl Alessandro De Stefanis, il giovane studente repubblicano caduto durante
i moti genovesi del 1849. Collocando questa cerimonia all'inizio dei quattro giorni
del raduno nazionale della loro associazione, i fanti piumati hanno voluto sottolineare
le loro intenzioni di pacificazione, nonostante i fatti oggetto di polemiche nelle
ultime settimane risalissero a 150 anni fa.
E a testimoniare il desiderio di far rimarginare le antiche ferite c'è da
registrare un'altra importante presenza sotto la Lanterna. Sabato
pomeriggio infatti
il duca Amedeo d'Aosta arriverà a Genova per una significativa commemorazione: alle
16 raggiungerà la cripta dei Cappuccini in viale Padre Santo per onorare le vittime
del bombardamento di Pammatone, una azione decisa dal generale Lamarmora, comandante
del contingente di bersaglieri.
Successivamente si recherà alla chiesa di Oregina per deporre un fiore sulla tomba
di Alessandro De Stefanis. Il duca verrà a Genova per chiedere scusa, come aveva
già anticipato alcuni giorni fa, ai discendenti di quei cittadini contro i quali,
il suo antenato, il re Vittorio Emanuele II, inviò le truppe per sedare la rivolta.
Ma c'è qualcuno che ancora oggi sostiene che nessun perdono può essere concesso
a chi ordinò e a chi commise uno degli episodi "più infami del risorgimento italiano".
Sono i soci, perlopiù pensionati ma anche qualche giovane, del circolo culturale
"Megollo Lercari" dal nome di un commerciante-guerriero del 1300 conosciuto anche
come "vendicatore dei genovesi". È con questo spirito che il Circolo ha creato
da una sua costola il "Movimento spontaneo Alessandro De Stefanis". Ed è con i
propri risparmi che il movimento ha fatto stampare 500 manifesti e 1000 striscioni
listati a lutto che contengono accuse durissime ai bersaglieri.
Il manifesto si apre con il terribile commento attribuito al generale Alfonso
Lamarmora, a capo della spedizione de1 1849: «Non merita riguardo una città di
ribelli». E continua con alcune citazioni tratte dalle pagine di uno storico
genovese, il professor Leonida Balestreri, che ricordano le nefandezze commesse dalle
truppe dei Savoia. Saccheggi, stupri, ruberie, violenze di ogni sorta, da parte,
sempre secondo questa ricostruzione, di 30 mila soldati in una città che allora
ne contava 98 mila.
La domanda nasce spontanea: perché tanto astio dopo 150 anni? La risposta è
altrettanto decisa: «Lo abbiamo scritto al fondo del manifesto - dice uno dei
responsabili del circolo -: la storia non si cancella e nessuno è autorizzato a
perdonare nel nome delle vittime».
I discendenti di Megollo Lercari, sembra superfluo precisarlo, non saranno a
fianco dei bersaglieri e del duca D'Aosta né oggi pomeriggio ad Oregina né sabato
alla cripta dei Cappuccini quando verranno ricordati i martiri del '49.
Ci sarà invece Giorgio Doro, presidente della circoscrizione di Portoria. Lui,
come il collega di Pré-Molo-Maddalena Otello Parodi, infatti, si ritiene soddisfatto
per la conclusione della vicenda: «I moti genovesi e le vittime del '49 sono state
ricordate e adesso si può anche parlare di pacificazione e festeggiare il raduno dei
bersaglieri».
Doro oggi sarà a fianco del generale Romeo, presidente nazionale dell'associazione
bersaglieri, nella chiesa di Oregina. Parodi afferma di non aver ricevuto nessun
invito, «ma non è certo un problema, il nostro scopo lo abbiamo ottenuto - dice -, e
se riuscirò a liberarmi dagli impegni andrò anche io».
Per la cronaca, la prima giornata del 42° raduno dei fanti piumati oggi prevede
anche l'inaugurazione della mostra storica del Corpo, allestita nella sala Camino
di Palazzo Ducale (apertura alle 10) e l'esposizione dei lavori del concorso scuole
nel salone Associazioni d'Arma in piazza Sturla 3 alle ore 11.
In città intanto stanno arrivando da tutta Italia e dall'estero le prime avanguardie
dei "centomila" che domenica mattina sfileranno nelle vie del centro nella
tradizionale corsa al suono delle fanfare.
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