Il significato dei moti del 1849di ENRICO GUGLIELMINOIl Circolo Nazionale, fondato nel gennaio 1848 in seguito allo spontaneo scioglimento del Comitato dell'Ordine, già presieduto da G. Doria, esercitò azione moderatrice fino all'agosto dello stesso anno, ma dopo l'armistizio Salasco gli estremisti presero il sopravvento e si organizzarono nel Circolo Italiano, che, fondato nell'agosto, chiuso per ordine governativo pochi giorni dopo, fu riaperto il 2 settembre con programma antiaustriaco ed antimonarchico. Oramai l'azione del popolo era scatenata. Dalla demolizione dei forti di Castelletto e S. Giorgio (8-16 agosto), simboli della supremazia di Torino, alle giornate dell'aprile 1849, il cui significato antipiemontese fu invano mascherato sotto il pretesto della difesa di Genova e dell'onor nazionale contro un'ipotetica avanzata austriaca, la forza popolare, priva di veri capi coscienti della gravità del momento, si manifestò in un crescendo contro il quale il Governo ebbe il torto di non aver saputo usare subito un atteggiamento risoluto. Alcuni sostennero che il moto di Genova subito dopo Novara non fu separatista, ma soltanto antiaustriaco e diretto a salvare la nazione da quello sfacelo in cui la malaccorta politica governativa l'aveva ridotta. Non discuteremo circa i sentimenti della maggioranza. della popolazione, la quale può benissimo essere stata sopraffatta da un gruppo di esaltati. Ma ad affermare che i dirigenti responsabili furono animati da mire separatiste basta il fatto che il Governo Provvisorio costituitosi il 2 aprile con l'Avezzana, il Morchio e il Reta permise la cacciata della guarnigione, tenne in ostaggio gli ex-impiegati governativi, finché il Governatore De Azarta non ebbe passato la frontiera; dichiarò nemici della Patria i non aderenti al nuovo stato di cose, chiamò il Piemonte alleato dell'Austria, si svincolò dall'autorità del Municipio che tentava una dignitosa via di moderazione, ed infine sostenne apertamente, finché n'ebbe la forza, la lotta contro il generale La Marmora. Il timore, anzi il panico di un'invasione austriaca, si diffuse a Genova, quando, il 26 marzo, giunse la notizia della sconfitta di Novara; ma esso fu di gran lunga superato dal sentimento antipiemontese. Quelle giornate gloriose rappresentano gli ultimi bagliori dello spirito d'indipendenza tramandato per eredità dalla vecchia Repubblica. Scaturirono da un complesso giuoco di passioni diverse: così la coscienza dell'importanza politica di una città che mal soffriva di sostenere una posizione di second'ordine nel moto per il Risorgimento Italiano, manifestatasi nel momento più inopportuno; combinandosi con l'entusiasmo patriottico antiaustriaco, con le simpatie per la Lombardia tradita, con le speranze dei repubblicani; sfruttata ed eccitata da mestatori d'ogni colore, finì per condurre ad un'esplosione violenta, che, per non essere sorretta da un'idea centrale e positiva, né da uomini di matura capacità politica, in pochi giorni fallì. Inoltre, se è vero che il movimento fu iniziato e guidato da pochi democratici repubblicani e che il popolo vi fu guidato più dal timore suscitato da false notizie che da chiara coscienza di quel che facesse o volesse, non è men vero che il popolo non sarebbe giunto a tale eccesso se non vi fosse stato preparato da. uno stato d'animo di sorda opposizione contro il governo di Torino. Il vizio d'origine che si manifestò nei moti del 1849 sta appunto in questo, che le tendenze unitarie, e quindi nazionali, di Genova, furono in gran parte determinate da uno stato d'opposizione al Piemonte. Lo stesso spirito che animava i vecchi repubblicani del '14 si manifestò nel 1849, esaltato da nuove e più vigorose passioni politiche. Solo che, accanto, era sorto pure un partito, non numeroso, ma composto di uomini retti come Cesare Cabella e Giorgio Doria, che avevano ormai apertamente abbracciata la soluzione monarchica e sabauda del problema italiano. Il venir meno di questo partito ed il prevalere degli elementi democratici dopo l'armistizio Salasco e l'esito infelice della nuova ripresa della guerra provocarono la sommossa. Queste sono le conclusioni ch'io credo di poter trarre intorno al significato politico dei moti genovesi dal settembre 1847 all'aprile 1849, in base alle opere citate, alle quali rimando per la conoscenza diretta dei fatti. Tratto da E. Guglielmino, Genova dal 1814 al 1849. Gli sviluppi economici e l’opinione pubblica, in «Atti della Società Ligure di Storia Patria», serie del Risorgimento, IV (1939), pp. 209-211. [ Indietro ] |