L'insurrezione di Perugia? Un falso
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In questo articolo, che fa parte di una serie di articoli sul Risorgimento, Angela Pellicciari riporta una gravissima e cinica affermazione di La Marmora. È istruttivo leggerla per capire di quale pasta fosse fatto colui che massacrò Genova nell'aprile del 1849.

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Angela Pellicciari

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Per valutarne appieno la condotta bisogna confrontare l’operato con quelli di altri eserciti operanti in ambienti e tempi il più possibile vicini a quello considerato. È quanto fa L'Armonia che paragona la repressione avvenuta a Perugia a quella avvenuta a Genova nel 1849. In quel frangente l’esercito sabaudo è comandato dal generale Alfonso La Marmora, lo stesso che diventa presidente del Consiglio dopo le dimissioni di Cavour all’indomani di Villafranca.

Per valutare la correttezza militare del generale La Marmora a Genova non ci serviamo di una fonte cattolica come L'Armonia, preferiamo fare riferimento ad una testimonianza non sospetta perché di parte liberale. Citiamo il diario politico di un ex prete, il mazziniano Giorgio Asproni, che annota una confidenza fattagli dal ministro dell'interno Vincenzo Ricci. Ricci - scrive Asproni - si lamenta con La Marmora del «saccheggio dato ad un quartiere di Genova e degli atti di violenta libidine su figlie di onorate famiglie», e si sente rispondere dal generale che «i soldati erano bei giovani e in quelle violenze le donne avean pure provato un piacere». «Auguro, signor generale - è il commento di Ricci - fortuna e piacere uguale a sua moglie e alle sue figlie».

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