liguria@francobampi.it

Home > Sacco di Genova: aprile 1849 > Relazione sulla situazione in Genova

[ Indietro ]

Relazione sulla situazione in Genova

[N.B. il grassetto è mio, ndr]

Il Luogotenente Generale Regio Commissario Straordinario
per la Città di Genova
Genova, il 14 aprile 1849

All’Ill.mo Sig. Ministro Segretario di Stato per gli affari di guerra e Marina Credo di mio debito di opporre a V.S. Ill.ma la condizione degli animi in questa città.

Ebbi già l’onore di narrarle che le nostre truppe entrarono in Genova addì 11 corrente mese e che furono ricevute piuttosto freddamente senza però che avessero a ricevere la menoma sgarbatezza od insulto. Riconoscevasi però nel viso di molti la soddisfazione di vedere in tal modo terminata l’anarchia.

Però le 13 eccezioni fatte nell’amnistia (dall'estratto della sentenza di condanna a morte risulta che i condannati sono 11 e non 13, ndr) non hanno tolto dalla città tutti i partigiani del disordine. Molti ancora ne esistono, e quantunque non si facciano conoscere anzi cerchino di eclissarsi, ciò nulla meno lavorano per indisporre Genova contro il R° Governo, e per sollevare l’odio del basso popolo contro l’armata.

Accorto e destro siffatto partito in ogni sorta d’intrigo ei seppe tosto approfittare d’una malaugurata circostanza le quale gliene porse pur troppo l’occasione.

V.S. Ill.ma sa come gli anarchismi onde riuscire a sollevar Genova avessero inventate e pubblicate le maggiori infamie possibili contro i Piemontesi in generale e l’armata in particolare, come con siffatte calunnie fossero riusciti a riaccendere un odio che si era piuttosto sopito anziché spento. Infatti vittorioso tal partito addì 1° aprile per la debolezza di quelli che reggevano allora il governo in Genova, diede libero sfogo alla plebe preventivamente eccitata, la quale commise eccessi orribili, e mostrò antipatia tale contro i Piemontesi che un contraccambio di odio da parte di questi ne fu la naturale conseguenza. Non solo quelli che avevano sofferto personalmente, ma tutti i soldati in generale nell’udire le relazioni de’ tristi fatti del 1° e susseguenti giorni giurarono in cuore di vendicarsi.

I Battaglioni che erano stati scacciati da Genova maltrattati e svillaneggiati anche lungo la riviera, nello sbandarsi che fecero cominciarono a far sentire il peso della loro ira e saccheggiarono e derubarono parecchie case; e quando per ordine dovettero indietreggiare onde ricondursi di bel nuovo sotto Genova ripeterono in Sestri di Ponente e Conegliano orribili scene.

Qui pure, il giorno 5 quand’io coi Bersaglieri ed alcuni battaglioni del 18°, 24° e 25° reggimento assalii Genova, i trainards, gli sbandati, e quelli addetti alla guardia dei bagagli saccheggiarono molte case. Tutti i fabbricati che si trovano sul colle di S.Benigno degli Angeli e di Belvedere furono orribilmente devastati. È forza di dirlo, nulla fu rispettato nemmeno le chiese, così pure avvenne nella parte della Città ch’è sita tra la Lanterna e S. Tommaso. Ma qui vi era un legger motivo perché la cosa accadesse in tal modo, imperocché le case essendo state difese dai ribelli e i nostri soldati avendole conquistate alla baionetta il saccheggio e la devastazione ne furono la naturale conseguenza. È vero però che si abusò di quest’argomento e per una o due case prese d’assalto se ne derubarono otto o dieci contenenti pacifici abitanti.

Io ricorsi a tutte le misure di rigore onde arrestare una condizione di cose siffattamente criminosa. Feci operare una visita attenta su tutti i soldati, su tutti i carriaggi, presso i cantinieri, in somma in tutti i luoghi ne’ quali parevami che si potessero scoprire oggetti rubati. Feci tosto arrestare tutti quelli sopra di cui eranvi soggetti. Sottoposi a processo gl’individui a cui si poteva provare il delitto, mandai al Corpo quegl’altri su quali non v’erano che indizi. Feci chiamare a me i Comandanti di Corpo, e feci loro le più calde raccomandazioni, pubblicai un ordine del giorno. Mi valsi in una parola di tutti i mezzi possibili onde riuscire nell’intento di rimetter l’ordine.

Vi riuscii infatti dacché entrai in città senza che accadesse fatto essenziale contrario alla proprietà od alla disciplina. Però naturalmente sulla quantità di soldati che qui si trovano naturalmente ve ne sono di cattivi. Ora costoro fanno qui quello che hanno sempre fatto dappertutto, cioè commettono disordini, ed anche qualche rubarizio. In tempi ordinari ciò passerebbe inavvertito, dacché ognuno che abbia un po’ di pratica militare sa che in una forte guarnigione accadono giornalmente fatti che richiedono l’intervento delle autorità. Ma qui, gli animi eccitati dai disordini commessi durante le ostilità, e travagliati dal partito che pensa di valersi d’essi onde mantener viva l’animosità fra cittadino e soldato, qui dico i disordini, i rubizzi sono ingigantiti, i fatti sono moltiplicati, insomma le immaginazioni sono montate e non si parla più che del danno che cagionano i soldati, delle insolenze che usano e via dicendo.

Io mi aspettavo in parte questa condizione di cose, e per questo motivo rimandai la Divisione provvisoria a Savona, ed evitai che rientrasse in Genova, ove avrebbe potuto forse commettere vendette. Richiesi da più giorni che mi si mandassero altri Carabinieri Reali, sicché non avessero più ad entrarvi quelli che si erano stati scacciati, ieri ancora feci la stessa domanda relativamente ai cannonieri, insomma studiai di allontanare tutte le cause di collisione e d’inasprimento degli animi.

Ma ciò non bastò
1° perché è impossibile di sedare e troncare in un attimo tutti i risentimenti che i luttuosi avvenimenti passati provocarono dalle due parti.
2° perché purtroppo l’incondotta e la disciplina d’alcuni nostri soldati (simili del resto a quelli di Novara, Gattinara, etc.) diede motivo d'alcuna fondata lagnanza.
3° perché lo spirito di parte cerca di valersi di queste tristi passioni.

Egli è che contro i Bersaglieri è l’odio più vigoroso. Essi, in pochi vinsero e domarono questa città che credevasi indomabile. La coscienza della propria viltà aumenta i tristi risentimenti. Que’ tali pertanto che si videro battuti si vendicano spargendo orrori sul conto di questi Bersaglieri. È vero pur troppo che fra i Bersaglieri ve ne sono alcuni pessimi provenienti dai Cacciatori Franchi o dai volontari d’ogni specie. Questi tali hanno commesso e commettono disordini, ma la cosa è particolare e non generale, e assolutamente la reputazione del Corpo non ne deve soffrire per essi.

Il Municipio e varie delegazioni ricorsero a me onde cercassi di allontanare i Bersaglieri ma io mi vi rifiutai assolutamente e risposi a tutti che sono disposto anzi desidero punire i rei. Mi facciano pertanto rapporti particolareggiati, mi mettano in grado di scoprire i colpevoli ed io sarò con essi severissimo, ma dar alla città la soddisfazione di allontanar la truppa o Bersaglieri soltanto perché son vincitori questo no sicuramente.

Il Municipio però è soddisfatto delle energiche misure da me prese, e spero che in pochi giorni i spiriti saran calmati da ambe le parti.

Gradisca...
La Marmora

Archivio di Stato di Torino – Regia Segreteria di Guerra e Marina - Pratiche confidenziali - mazzo 23.

[ Indietro ]