Spettabile Oreste del Buono, centocinquant’anni fa Vittorio Emanuele II,
chiamando i genovesi «vile ed infetta razza di canaglie», ordinò alle sue truppe
scelte di reprimere nel sangue la ribellione degli insorti della Superba che non
intendevano subire supinamente l’annessione al Regno Sabaudo.
L’operazione fu condotta dal generale La Marmora che tornò a Torino come un
eroe: il numero dei morti è stato nascosto e si è fatto di tutto persino per
cancellare i nomi delle vittime. Nessun giornale, né la storia, raccontarono mai
la tragedia, e tantomeno la violenza dei soldati. Da un libretto totalmente
dimenticato, la cronaca del testimone oculare della presa di Genova da parte
delle truppe del La Marmora: un feroce bombardamento che durò più di due
giorni, razzie, violenze, sadismo, «oltre agli averi dei cittadini si dié
piglio ai vasi sacri e agli arredi dei templi, si stuprarono vergini, le
madri insultavasi». Tutto questo solo perché i genovesi volevano tornare
indipendenti.
Giuseppe Amoretti, Imperia
Gentile corrispondente, non conoscevo l'episodio e leggerei con interesse il
libretto di cui mi parla. Certo Genova, che il governo sembra temere tanto in
vista della riunione del G8 in luglio, si è sempre battuta in nome dell’autonomia,
della democrazia, del sistema repubblicano. Basta pensare a Balilla, alle lotte
risorgimentali, al fallito tentativo insurrezionale del 1834, alle agitazioni
popolari del 1849, alle battaglie antifasciste e anti-Tambroni del 1960.
Oreste del Buono
Altro intervento
La Stampa
Venerdì 6 luglio 2001
Gent.mo Sig. Oreste Del Buono, ho letto la sua risposta a «Genova l’eccidio
dimenticato» e non sono rimasto affatto stupito nel vedere che la non conoscenza
di orribili episodi del Risorgimento è la norma. La facile spiegazione è che
la Storia che abbiamo studiato, nel mio caso dalle elementari sino al liceo
classico, è la storia dei vincitori. E’ evidente il loro interesse a nascondere
fatti che nell’immediato avrebbero sminuito la portata di altre positive
azioni spesso compiute con cruenti sacrifici. Tutti sanno che la stessa
operazione di disinformazione è stata fatta per la storia degli Stati
Uniti d’America. E’ ormai conoscenza diffusa che i cattivi non erano
gli indiani e si comincia a capire che gli Stati del Nord non avevano
tutte le ragioni nella guerra verso i Confederati del Sud.
Nel 1961 come studente dell’ultimo anno del liceo classico di Alessandria fui
invitato dai professori a partecipare alla visita di quanto costruito a Torino
per celebrare i 100 anni dell’Unità d’Italia. Non ci andai perché dovevo studiare.
Allora me ne vergognai un poco. Adesso che ho imparato a diffidare delle
celebrazioni e della storiografia ufficiale ricordo quell’episodio e
sono contento di non aver partecipato alla gita di massa. Sono passati
altri 40 anni, vedo che con grandi mezzi si restaura la statua di Re
Vittorio che con gran mole ci sovrasta ma ancora nessuno ha il coraggio di
dire che il Risorgimento fu fatto anche di tragici episodi di cui
l’eccidio di Genova fu solo uno dei molti. Forse si teme che dire che
questo Stato fu fatto con eroici sacrifici ma anche con orribili ed
esecrabili mattanze porti a una sua dissoluzione? Se così fosse sarebbe
un ben povero Stato!
Ritengo che oltre a restituire dignità al marmo sia tempo di restituire
dignità anche alla Storia. Alcuni invero lo fanno e l'eccidio di Genova mi
era noto in quanto trattato sulle pagine della cultura di un quotidiano di
partito circa un anno fa. Lo stesso giornale ha trattato l’assassinio di
Umberto I, il Re Buono, il cui nome appare alla base del monumento suddetto.
Consiglio sull’argomento di leggere Un anarchico venuto dal freddo di Baricco
e si potrà vedere come il tempo rende sempre giustizia. Infatti un argomento
allora tragico appare quasi comico... Mi sono ricordato le parole del mio
amato professore che ci diceva: «Ragazzi adesso ne leggiamo l’edizione
ridotta ma ricordatevi, quando sarete adulti, di leggere il Decamerone
nella edizione integrale, solo così scoprirete la vera grandezza del Boccaccio».
Carissimo sig. Del Buono se lo Stato è diventato adulto possiamo infine leggere
l’edizione integrale della Storia?
ing. Francesco Vanni, Torino
Gentile corrispondente, c’è Storia e Storia. Non ci si può mai contentare
di quella che in Argentina chiamano la «Historia Official», di quanto ci viene
insegnato. Non si può mai rinunciare alla diffidenza e alla curiosità.
Oreste del Buono
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