Genova, l'eccidio dimenticato
liguria@francobampi.it
 

Home > Sacco di Genova: aprile 1849 > Genova, l'eccidio dimenticato
[ Indietro ]

La Stampa Martedì 19 giugno 2001

Spettabile Oreste del Buono, centocinquant’anni fa Vittorio Emanuele II, chiamando i genovesi «vile ed infetta razza di canaglie», ordinò alle sue truppe scelte di reprimere nel sangue la ribellione degli insorti della Superba che non intendevano subire supinamente l’annessione al Regno Sabaudo.

L’operazione fu condotta dal generale La Marmora che tornò a Torino come un eroe: il numero dei morti è stato nascosto e si è fatto di tutto persino per cancellare i nomi delle vittime. Nessun giornale, né la storia, raccontarono mai la tragedia, e tantomeno la violenza dei soldati. Da un libretto totalmente dimenticato, la cronaca del testimone oculare della presa di Genova da parte delle truppe del La Marmora: un feroce bombardamento che durò più di due giorni, razzie, violenze, sadismo, «oltre agli averi dei cittadini si dié piglio ai vasi sacri e agli arredi dei templi, si stuprarono vergini, le madri insultavasi». Tutto questo solo perché i genovesi volevano tornare indipendenti.

Giuseppe Amoretti, Imperia

Gentile corrispondente, non conoscevo l'episodio e leggerei con interesse il libretto di cui mi parla. Certo Genova, che il governo sembra temere tanto in vista della riunione del G8 in luglio, si è sempre battuta in nome dell’autonomia, della democrazia, del sistema repubblicano. Basta pensare a Balilla, alle lotte risorgimentali, al fallito tentativo insurrezionale del 1834, alle agitazioni popolari del 1849, alle battaglie antifasciste e anti-Tambroni del 1960.

Oreste del Buono


Altro intervento

La Stampa Venerdì 6 luglio 2001

Gent.mo Sig. Oreste Del Buono, ho letto la sua risposta a «Genova l’eccidio dimenticato» e non sono rimasto affatto stupito nel vedere che la non conoscenza di orribili episodi del Risorgimento è la norma. La facile spiegazione è che la Storia che abbiamo studiato, nel mio caso dalle elementari sino al liceo classico, è la storia dei vincitori. E’ evidente il loro interesse a nascondere fatti che nell’immediato avrebbero sminuito la portata di altre positive azioni spesso compiute con cruenti sacrifici. Tutti sanno che la stessa operazione di disinformazione è stata fatta per la storia degli Stati Uniti d’America. E’ ormai conoscenza diffusa che i cattivi non erano gli indiani e si comincia a capire che gli Stati del Nord non avevano tutte le ragioni nella guerra verso i Confederati del Sud.

Nel 1961 come studente dell’ultimo anno del liceo classico di Alessandria fui invitato dai professori a partecipare alla visita di quanto costruito a Torino per celebrare i 100 anni dell’Unità d’Italia. Non ci andai perché dovevo studiare. Allora me ne vergognai un poco. Adesso che ho imparato a diffidare delle celebrazioni e della storiografia ufficiale ricordo quell’episodio e sono contento di non aver partecipato alla gita di massa. Sono passati altri 40 anni, vedo che con grandi mezzi si restaura la statua di Re Vittorio che con gran mole ci sovrasta ma ancora nessuno ha il coraggio di dire che il Risorgimento fu fatto anche di tragici episodi di cui l’eccidio di Genova fu solo uno dei molti. Forse si teme che dire che questo Stato fu fatto con eroici sacrifici ma anche con orribili ed esecrabili mattanze porti a una sua dissoluzione? Se così fosse sarebbe un ben povero Stato!

Ritengo che oltre a restituire dignità al marmo sia tempo di restituire dignità anche alla Storia. Alcuni invero lo fanno e l'eccidio di Genova mi era noto in quanto trattato sulle pagine della cultura di un quotidiano di partito circa un anno fa. Lo stesso giornale ha trattato l’assassinio di Umberto I, il Re Buono, il cui nome appare alla base del monumento suddetto. Consiglio sull’argomento di leggere Un anarchico venuto dal freddo di Baricco e si potrà vedere come il tempo rende sempre giustizia. Infatti un argomento allora tragico appare quasi comico... Mi sono ricordato le parole del mio amato professore che ci diceva: «Ragazzi adesso ne leggiamo l’edizione ridotta ma ricordatevi, quando sarete adulti, di leggere il Decamerone nella edizione integrale, solo così scoprirete la vera grandezza del Boccaccio». Carissimo sig. Del Buono se lo Stato è diventato adulto possiamo infine leggere l’edizione integrale della Storia?

ing. Francesco Vanni, Torino

Gentile corrispondente, c’è Storia e Storia. Non ci si può mai contentare di quella che in Argentina chiamano la «Historia Official», di quanto ci viene insegnato. Non si può mai rinunciare alla diffidenza e alla curiosità.

Oreste del Buono

[ Indietro ]