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Martedì 27 giugno 2006

La discussione in Consiglio Comunale

Ringrazio Edoardo Rixi d'avermi fornito la trascrizione della discussione

MOZIONE 01386/2006/IMI PRESENTATA DA CONS. LEGA NORD, COMUNISTI ITALIANI, D.S., P.R.C., GRUPPO MISTO, F.I., LIGURIA NUOVA, IN MERITO A POSIZIONAMENTO TARGA BASE STATUA VITTORIO EMANUELE II.

“IL CONSIGLIO COMUNALE

PREMESSO CHE il Consiglio Comunale di Genova ritiene opportuno compiere un atto di "giustizia civica" rendendo finalmente onore e giustizia ai genovesi massacrati nel 1849 dalle truppe sabaude durante il "sacco di Genova";

VISTO CHE i resti di coloro che difesero Genova dal saccheggio giacciono in fossa comune ed anonima nella cripta della Chiesa del Padre Santo, IGNORATI dalla nostra Cittadinanza, perché "nascosti";

CONSIDERATO CHE in Piazza Corvetto è ancora presente la statua di Vittorio Emanuele II dei Savoia che autorizzò Il "sacco di Genova" del 1849.

IL CONSIGLIO IMPEGNA LA GIUNTA

a posizionare, alla base della statua e in modo che sia "ben VISIBILE", una targa di bronzo o di marmo, di notevoli dimensioni, illuminata SEMPRE di notte da un fascio di luce proveniente da un "faro luminoso", che reciti:

Questo re autorizzò nell’aprile 1849,
il saccheggio ed il massacro di Genova
i cui morti giacciono nella cripta
della chiesa del Padre Santo.
Affinché la Cittadinanza sappia quello che accadde
ed onori i propri morti.
Consiglio Comunale di Genova - anno 2006

Firmato: Rixi (L.N.L.P.); Cecconi, Garbarino, Della Bianca, Pizio, Grillo (F.I.); Pratolongo (Liguria Nuova); Delogu (Com. Italiani); Nacini (P.R.C.); Pasero, Delpino, Lecce, Molfino, Porcile (D.S.); Menini (Gruppo Misto).

In data: 31/05/2006”.

RIXI (L.N.L.P.)

“Questa mozione nasce da una sollecitazione avvenuta da cittadini genovesi soprattutto dopo la visita che ha avuto luogo nei mesi scorsi da parte degli eredi di Casa Savoia. Questo è un argomento già affrontato in passato, e non solo in questo ciclo, nel Consiglio Comunale di Genova.

Era stato votato, qualche anno fa, anche un ordine del giorno da parte del Consiglio Comunale dove il Consiglio stesso ritene4vga opportuno mettere una targa in ricordo dei mariti del sacco di Genova del 1849. Non è stato poi fatto nulla da parte dell’Amministrazione ed abbiamo così ritenuto opportuno, come consiglieri comunali, con un’azione trasversale che comprende quasi tutti i gruppi, riportare questo argomento cercando soprattutto di dare concretezza a quest’atto potendo infine così ricordare, dopo più di un secolo e mezzo, chi è morto e chi giace nella chiesa del Padre Santo a Genova, onorando quei patrioti genovesi che nell’aprile del 1849 si distinsero per difendere la propria città dal saccheggio delle truppe Sabaude.

Credo che questa mozione venga in un momento in cui ci sia una discreta attenzione, anche a livello nazionale, sulla situazione inerente Casa Savoia e dintorni. Credo che la dimostrazione di un Consiglio Comunale di una città che ha affrontato in passato anche atti come quello che ho ricordato da parte di Casa Savoia, e non è l’unico, credo sia anche un momento di unità della città che possa così riportare ad una certa dignità chi nel passato ha combattuto in tutti gli schieramenti per degli ideali di libertà e di comunità, intesa nel senso più ampio del termine e non come contrapposizione politica.

Ovviamente la mozione, in quanto condivisa da tutti, non è stato ritenuto dover essere modificata dalla sua stesura originale; ci sono state, però, delle osservazioni da parte di vari consiglieri, anche informalmente, per cui credo che il senso della mozione sia quello che ho detto ma il testo può essere modificato a patto che venga posta questa lapide che abbia una rilevanza tale che i cittadini genovesi possano essere informati e possa dare testimonianza di quanto accaduto, soprattutto nel momento in cui abbiamo sempre in piazza Corvetto la statua di Vittorio Emanuele II le cui truppe massacrarono i patrioti genovesi. La posizione di quella statua rappresenta così, per molti cittadini, un vero e proprio affronto alla città di Genova.

Ora dopo che il Comune, nel ciclo passato, ha rialzato anche se in modo sommesso, le code dei grifoni, altro simbolo della città che era stato da parte di Casa Savoia usato per dare l’idea di giogo e di controllo anche del potere politico della città, credo che un’iniziativa di questo genere possa sicuramente rappresentare un’iniziativa di carattere culturale e storico ma che può costituire un momento di spirito condiviso nella città e che va al di là degli schieramenti, facendo ricordare essere genovesi e di appartenere a una comunità aperta verso gli altri ma con una forte identità, che non si vergogna della propria storia ma, anzi, ne è orgogliosa ed è pronta a difendere le proprie tradizioni ed i propri valori condivisi, credo, da tutte le forze politiche e che ancora oggi garantiscono alla nostra città di rappresentare sotto molti aspetti (abbiamo visto la portualità) caratteristiche che distinguono la nostra città e che la fanno, in molti casi, leader nel Mediterraneo. In altre Regioni come la Sardegna ci sono ex colonie genovesi che continuano ad avere manifestazione della loro genovesità, per cui a volte è anche giusto, proprio in casa nostra, rimettere dei paletti anche ad una certa storiografia.

Credo che questa azione possa essere condivisa. La mozione, ripeto, è aperta alle modifiche da parte di consiglieri della maggioranza che intendano andare nella direzione di un’approvazione e non di uno stravolgimento del significato della stessa che deve essere un significato forte che deve fare anche chiarezza sulla posizione del Consiglio Comunale sulla storia di Genova e su quanto ci divide con la stessa Casa Savoia”.

BERNABÒ BREA (A.N.)

“Devo premettere che fare riferimento alle vicende di un principe di Savoia oggi sia di pessimo gusto e, quasi, un’opera di sciacallaggio. I problemi sono diversi ed anche il fatto di averla messa all’ordine del giorno l’avrei evitato.

Da anni, ormai, da questa città è in atto una campagna contro il risorgimento e l’unità d’Italia. I Savoia sono l’anello più debole e questa mozione è il risultato. Credo che l’Italia abbia bisogno di unità, non di ricordi che dividono e che restano fatti storici isolati in un lungo percorso. Genova è stata culla del risorgimento italiano e tutti i genovesi hanno partecipato in gran numero alle campagne del risorgimento ed affissi all’ingresso di palazzo Tursi a perenne onore ci sono i nomi dei genovesi caduti per la nostra patria.

Io sono italiano, amo l’Italia e la Repubblica Ligure va ricordata per come è stata grande nei secoli d’oro. Purtroppo è morta di vecchiaia e non certo per il congresso di Vienna o per altre motivazioni; è morta perché aveva ormai perso il senso dello Stato, se mai lo era stata.

Questo non vuol dire non ricordarla o onorarla, ci mancherebbe! Stiamo parlando del 1849 e non di ieri, quando il regno sabaudo usciva dalla sconfitta nella prima guerra d’indipendenza e da una campagna contro il regno d’Austria-Ungheria. Sicuramente la repressione ci fu ed è una pagina buia del nostro risorgimento, insieme a tante altre bellissime.

Non possiamo permetterci di sputare sul nostro passato come italiani. Siamo genovesi e siamo fieri di esserlo, ma siamo anche italiani e credo sarebbe stato sinceramente più dignitoso ed anche bello chiedere l’affissione all’ingresso di Tursi di una targa che, senza fare polemiche, ricordasse quei morti che meritano dignità. Possiedo un fucile ad avancarica dei primi anni dell’800 che i miei usarono contro i bersaglieri piemontesi ma eravamo nel 1849; anni dopo la mia famiglia partecipò entusiasta alle campagne del risorgimento.

I tempi cambiano e non dobbiamo avere queste rivendicazioni di carattere storico che, secondo me, sono antistoriche e in un momento come questo sono prive di senso. E’ giusto ricordare le pagine belle e quelle buie per cui sono d’accordo ad una targa, fatta bene, per ricordare chi ha combattuto per una causa che sicuramente riteneva nobile. Se poi fossero morti per la reazione sarebbero in ogni caso degni di essere considerati e ricordati anche con una targa.

Questa, però, non mi piace e personalmente voterò contro”.

COSTA (F.I.)

“Vorrei fare una precisazione. I mass media nel preannunciare questa mozione hanno evidenziato che alcuni gruppi consiliari avevano firmato questa mozione. Sono qui a precisare che la firma dei consiglieri di F.I. è a titolo personale e sta nella sensibilità culturale e storica dei singoli consiglieri. Non a caso questa mozione è firmata da consiglieri di tanti schieramenti i quali sono liberi, in funzione delle loro sensibilità culturali, storiche e delle loro interpretazioni, di votare come meglio credono. E’ giusto fare questa precisazione visto che questa mozione trova, all’interno dei gruppi, posizioni diverse.

Vedo che noi, già qui, abbiamo tante occasioni per dividerci e non abbiamo bisogno di ritornare a 200 anni fa per dividerci ulteriormente perché se facessimo questo esercizio, come ci è indicato dagli ottimi amici Bambi, Matteucci ed ex colleghi, per ogni targa dovremmo andare a verificare tutti gli aspetti. Credo che Genova ha dato molto al Risorgimento e qui non è il caso di fare una valutazione sui principi di Savoia perché avremo altre occasioni, altre professionalità ed altre persone con capacità superiori alle nostre.

In questo caso se volessimo fare una valutazione critica sulla storia del risorgimento e sui Savoia dovremmo audire in una commissione specifica qualche professore di Storia. Appoggio però la proposta del collega Bernabò Brea, visto che in questa mozione sono richiamati i martiri genovesi, a collocare questa targa dove sono stati seppelliti, richiamando le loro gesta e, al limite, i loro nomi. Questo avrebbe un senso perché troveremmo il comune sentire da parte di tutto il Consiglio e rappresenterebbe un’iniziativa lodevole che non divide e non genera una revisione storica di tutti i personaggi esistenti in città.

Questo darebbe anche valore ai proponenti perché hanno rappresentato un episodio storico della città e ad un certo punto c’è un’iniziativa concreta che ha un suo valore e che non divide. E’ una valutazione personale stante che ogni consigliere di ogni gruppo avrà la sua interpretazione sulle modalità di comportamento”.

DAGNINO (D.S.)

“Anch’io parlo a titolo personale perché, davvero, sui Savoia c’è libertà di coscienza. Ho sentito anche qualche storico di professione su questo argomento e, certamente, l’avvenimento è da ricordare intanto perché c’è quell’ordine del giorno del 2002 votato dal Consiglio ed è da ricordare perché non fu soltanto una repressione di una rivolta ma fu il sacco di alcuni quartieri della città. La rivolta nacque perché in quel momento c’era a Genova una grande miseria ed il dominio sabaudo era identificato dal popolo come la causa della miseria più nera.

E’ da ricordare anche perché anche in sede storiografica questo episodio è stato dimenticato perché nel momento in cui si è poi costituito il mito del risorgimento, dove i Savoia avevano una loro collocazione, questo avvenimento era evidentemente anomalo ed è perciò stato dimenticato. Non esiste il ricordo di questi morti per cui, indubbiamente, qualcosa si deve fare.

Non mi trovo però d’accordo con la seconda parte della mozione intanto perché la soluzione prospettata va contro ogni legge di tutela dei monumenti, nel senso che nessuno permetterà mai di mettere un’epigrafe del genere sotto una statua. E’ una soluzione francamente brutta nel senso che quel faro luminoso è proprio una soluzione brutta ed è indubbiamente sbagliato approcciare il problema in questi termini perché targhe, monumenti e intitolazioni di strade rappresentano la stratificazione storica della cultura della nostra città per cui ogni intervento di questo tipo ha i caratteri di quella che si chiamava “damnatio memoria”, cioè quello che hanno fatto i talebani rispetto alle statue dei Budda durante la guerra Afgana. Certamente, quindi, non si può andare su questa strada e sinceramente lo rifiuto.
Un’epigrafe scritta, magari con la consulenza di qualche storico, in maniera un po’ più sobria e meno retorica di questa potrebbe essere possibile. Come collocazione si può pensare ai quartieri più toccati come Piccapietra e San Teodoro (lì vicino c’è anche una statua di Mazzini ed i moti erano guidati da mazziniani e garibaldini). Si può pensare anche all’atrio di Palazzo Tursi che potrebbe anche andare bene.
Faccio la proposta al collega Rixi di ridiscutere questi aspetti, davvero col nostro impegno, per portare avanti questa cosa in una commissione “ad hoc” dove sviscerare questi problemi ed arrivare ad una composizione di tutta la faccenda”.

RIXI (L.N.L.P.)

“Come ripeto, il senso di questa proposta non è certamente, di per sé, quella del faro luminoso che rappresenta invece una metafora per indicare che su questo bisogna riaprire gli occhi della città perché, come diceva prima il collega dei D.S., questa parte della storia della città è stata tranciata, eliminata e nascosta. Il faro luminoso, quindi, simboleggia proprio la voglia di ricordare questo nella maniera più ampia e condivisa possibile.

Posso capire i limiti posti dalla Soprintendenza per quanto riguarda l’apposizione della targa su dei monumenti, però riterrei sicuramente opportuno che venisse posta una lapide in quel luogo, se non sul monumento nei giardini di piazza Corvetto, che abbia un’alta visibilità anche rispetto al monumento di Vittorio Emanuele II.
Credo però che l’impegnativa debba essere presa in questa sede nel senso che la mia paura è che vada a finire tutto nel dimenticatoio come quel famoso ordine del giorno, votato anche dalla maggioranza, che poi doveva andare in commissione ma che è naufragato non si sa dove per poi essere ripescato in corrispondenza di questa nuova iniziativa. Sarebbe altrimenti rimasto lì facendo la fine del sacco di Genova. Credo quindi che l’impegnativa debba uscire oggi, magari stendendo un testo di impegnativa condivisibile da parte della Giunta, però questo Consiglio si deve concludere con una decisione su questa vertenza, in modo da dare una dignità all’ordine del giorno che è stato votato già una volta e che è passato nel dimenticatoio”.

DELPINO (D.S.)

“Vorrei conoscere il contenuto dell’ordine del giorno del 2002 e in che maniera abbiamo ottemperato. Questo per richiamare il fatto, a cui potevamo pensare anche durante il dibattito che abbiamo svolto per rinnovare il regolamento e lo statuto, che sarebbe bene che ci fosse una memoria delle nostre mozioni e dei nostri ordine del giorno per sapere che cammino fanno. Altrimenti finiamo per ripetere sempre le stesse cose.

Ho firmato volentieri questa mozione probabilmente per le ragioni contrarie a quelle espresse dal consigliere Bernabò Brea. Non credo che qui venga messa in discussione e, anzi, sarei proprio contrarissimo che lo fosse, la storia d’Italia ed il Risorgimento, tant’è vero che nel 1948 i mie “padri” usarono l’effige di Garibaldi per far corrispondere a Garibaldi un’idea di sinistra e di progresso. Non credo che sia quello perché sarei contrarissimo.

La storia, però, non è soltanto storia di avvenimenti o quella che ci hanno raccontato in maniera pomposa nell’800 e nel ‘900. La storia nostra è fatta anche di gente e avvenimenti, che ha sofferto e ha lottato e che, qualche volta, è morta prematuramente per sostenere una propria idea e questa storia molto spesso non è raccontata.

La storia fa parte della nostra identità, però non credo che l’identità di Genova sia soltanto quella di riconoscersi soltanto nella sua storia. Sarebbe bene che l’identità di Genova, assieme alla sua storia, fosse ricostruita in un progetto condiviso da tutti. E’ limitativo ridursi a pensare alla nostra identità soltanto in termini storici ma bisognerebbe guardare al futuro ed avere un progetto condiviso.

Se mi si chiede, però, di analizzare la storia dei Savoia dico che non mi ci riconosco perché è stata una dinastia per certi versi reazionaria e, per certe decisioni, peggio ancora del fascismo che, in qualche momento, ha cercato di interpretare la modernità. Questi non sono arrivati nemmeno a tanto; ci hanno voltato le spalle e tradito nel 1943.

Ecco perché mi sono un po’ riconosciuto in questa mozione e mi riconosco, peraltro, nel buon senso di chi cerca di trovare un punto condiviso che può essere quello espresso dalla collega Dagnino e fatto proprio da Rixi. L’importante è che si abbia un ricordo sincero di questi caduti che potrebbe essere messo in forma di lapide o di epigrafe, posta vicina ai luoghi dove questi avvenimenti si sono verificati, ovvero San Teodoro e Piccapietra.

Se devo votare seccamente questa mozione la voterò, ma voterei ancora più volentieri un ordine del giorno che fosse un po’ comprensivo di tutte le idee che qui sono state espresse”.

PASERO (D.S.)

“Come giustamente ricordavano le colleghe Dagnino e Delpino su questa mozione ognuno ha una sua posizione personale e, giustamente, non si può far sì che ogni gruppo sia omogeneo. Ho sottoscritto questa mozione per vari motivi, tra i quali molti sono quelli che citava adesso il collega Delpino. Vorrei però un po’ sdrammatizzare il problema perché l’intervento del collega Bernabò Brea in difesa del risorgimento è un giusto assurgere ad un ruolo molto importante che queste persone hanno avuto all’interno della storia italiana.

Devo però dire che quando ho firmato questa mozione non intendevo assolutamente abiurare a Mazzini, Cavour e al risorgimento. Ancor meno mi interessa accanirmi su qualcuno che considero veramente di scarso rilievo storico, anche se hanno fatto parte della storia d’Italia. Volevo anche sdrammatizzare il discorso del collega Costa perché è giusto che in quest’aula si discuta di marciapiedi, semafori, posteggi o anche di delibere importanti, ma è anche giusto aprire ogni tanto uno squarcio storico su questa città e si discuta anche di cose considerate da qualcuno futili perché sono di 150 anni fa ma che, comunque, hanno il loro rilievo perché sono cose storiche della nostra città che si sono discusse e che proprio ha visto questo municipio nel 1849 uno dei principali protagonisti di quel momento.

Non vedo perché, a distanza di 150 anni, non ci sentiamo nel dovere di ridiscutere o, comunque, di portare alla luce quella pagina di storia. Questa volta ho apprezzato, al contrario del solito, il discorso del collega Rixi ed il fatto che ha raccolto l’invito della collega Dagnino dicendo che era una provocazione il fatto di mettere il faro sotto la statua. Questo faro, come metafora, illumina un lato oscuro della storia e questa è l’unica cosa che mi ha fatto votare perché a me non piacciono i lati oscuri della storia.

Il fatto che non abbia studiato e che le mie figlie non abbiano studiato il sacco di Genova perché nei libri di storia non c’è scritto, è una cosa che ritengo vada riportata nel senso di quello che è. Non voglio entrare nel merito del fatto che i genovesi si siano opposti ai Savoia perché avevano firmato l’armistizio con Radeski e con gli austriaci e su chi abbia provocato prima. Di questo poco mi interessa, ma quello che mi interessa è la barbarie, perché c’è stata barbarie nei campi di concentramento, in Serbia e nella storia degli armeni, vicenda che similmente non è più stata riconosciuta. Qua ci sono state violenze su cittadini genovesi, di tipo sessuale, di tortura, sui bambini e sui vecchi.

Questo non possiamo dimenticarlo, per cui chiedo che venga ricordato attraverso una targa su cui vengano ricordate queste cose e che possa essere messa a Tursi ma, soprattutto, nei quartieri di San Teodoro ed Oregina”.

MUROLO (A.N.)

“Oggi è la giornata degli accordi. Il collega prima era d’accordo con Rixi ed io, forse per la prima volta in 4 anni, sono d’accordo con la Dagnino.

La storia è un insieme di torti e violenze che sono taciute dai vincitori, cosa che vale per i Savoia ma anche, forse, per altre storie più recenti. Mi sembra però banale e molto talebano prendersela con i cimeli storici e con le stature. Paragono questa iniziativa all’abbattimento delle statue buddiste in Afganistan perché fanno parte della memoria storica ed è quindi giusto ricordare.

Nei confronti dei Savoia non ho molta simpatia perché vengo da un’esperienza borbonica, dove i Savoia hanno fatto del Suda “carne di maiale”; anche lì ci sono stati massacri e campi di concentramento da parte degli ufficiali borbonici che non si sono arresi a Fenestrelle, per non citare della città di Ancona che è stata bombardata 24 ore a guerra finita dalla regia marina. E’, quindi, un insieme di torti però siamo figli dell’unità d’Italia e di Costantino, che come imperatore impose il cristianesimo con la violenza, causando stragi tra la popolazione romana pagana. Sarebbe però giusto scrivere, oggi, accanto a Via Aurelia o Via Giulio Cesare, la frase schiavista massacratore? No, perché comunque siamo figli di quella storia e con questa banalizzazione sarebbe giusto, come ha detto questo presidente della Repubblica che richiamandosi ai valori della Resistenza ne ha ricordato comunque gli eccessi, aggiungere in ogni strada intitolata ad un partigiano che ci sono stati degli eccessi? Non sarebbe offensivo per quello che è oggi l’insieme della nostra storia?

Quindi ben venga questa memoria e la memoria da parte degli sconfitti perché allora i genovesi erano gli sconfitti, così come chi si battè per il sud e subì delle violenze da parte dei vincitori. Non sempre la forze delle armi corrisponde alla forza della giustizia e alla forza della verità ma, ahimè, la storia è scritta da coloro che vincono la guerra e sui libri va a finire la versione del vincitore e non la storia del vinto perché il giorno che vorremmo fare una commissione sui torti che fecero i Savoia al Sud potremo scrivere dei libri, cominciando dal fatto di iniziare una guerra senza una dichiarazione di guerra, da uno sbarco di truppe con la camicia rossa ma, di fatto, ex soldati del Regno di Savoia, ci sarebbe da scrivere tantissimo.

Mi sembra però molto talebano la proposta di scegliere, fra tutti i posti in cui possiamo onorare questi morti genovesi, di collocare la lapide accanto alla statua di Vittorio Emanuele. Ben venga, quindi, trovare un posto onorevole per questi morti ed un ricordo condiviso lasciando agli storici la decisione su quelli che sono i torti e le ingiustizie subite da ambo le parti, dando però dignità alla nostra storia che, nel bene e nel male, è la storia fatta anche dall’unità d’Italia e dal Risorgimento”.

FRANCO (MARGHERITA)

“Sono d’accordo anch’io con i colleghi che mi hanno preceduto sul fatto di discutere ogni tanto, anche dal punto di vista storico, sulla nostra città. Credo non sia un revisionismo storico fine a se stesso il fatto che oggi la nostra comunità, che qui si esprime come Consiglio Comunale, voglia rivedere la storia con fatti che sono venuti alla luce in maniera più evidente. Nessuno disconosce la statua sita in piazza Corvetto ed il valore dato da quel re all’unità d’Italia, come chi mi ha anche preceduto ha messo in dubbio.

L’unità d’Italia per fortuna esiste, continua ad esistere, la nostra Costituzione è sempre in vigore dal ’46, il referendum è andato bene come dice giustamente Lecce, quindi l’unità d’Italia c’è e nessuno la mette in discussione.

Fatta questa battuta, quando un re definisce il nostro popolo genovese “vile infetta razza canaglia” complimentandosi con il Generale La Marmora per gli eccidi e gli stupri di cui si è reso colpevole nella città… INTERRUZIONI … La vergogna è che uno della dinastia dei Savoia sia venuto a Genova ancora recentemente e non abbia avuto la coscienza di chiedere scusa, come invece ha fatto la Regina Elisabetta in Australia per gli eccidi compiuti dagli Inglesi, come ha fatto Sua Santità il Papa Giovanni Paolo II che ha chiesto scusa per gli eccidi e le violenze perpetrate da parte della Chiesa durante gli anni bui che tutti conosciamo. Invece che un nipote di Casa Savoia non abbia avuto la coscienza di chiedere scusa ai cittadini genovesi o di incontrare eventualmente una organizzazione cittadina come il “M.I.L.” che oggi è presente in aula, non è cosa ammissibile.

Credo che come consiglieri comunali, visti tutti gli atti, possiamo ricordare i nostri cittadini genovesi che hanno dato molto alla dinastia dei Savoia nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale. Ricordiamoci che la Casa Savoia non solo aprì al Fascismo ma avrebbe potuto anche evitare la Prima Guerra Mondiale, le Guerre Coloniali, ecc. Quindi questa città ha dato tanto ai Savoia mentre i Savoia non hanno dato tanto a questa città.

Quindi è doveroso oggi in quest’aula far sì che si possa garantire questa verità, metterla su una lapide piuttosto che a Pammatone o altrove. E’ un nostro dovere oggi riabilitare i nostri concittadini che hanno subito tante sofferenze da parte dei Savoia”.

RIXI (L.N.L.P.)

“Abbiamo modificato l’impegnativa in modo da arrivare ad una soluzione che possa unificare l’intero Consiglio Comunale, anche tenendo conto delle osservazioni dei consiglieri più critici. Io credo che ognuno abbia le proprie sensibilità però i fatti storici rimangono appunto dei fatti, per cui se si vuole fare chiarezza questi, è necessario esporli per come si sono svolti.

Ringrazio i colleghi per gli interventi che hanno fatto e anche le varie associazioni per tutto quello che hanno fatto in questi anni per ricordare questi avvenimenti.
L’impegnativa diventa: “posizionare una targa commemorativa da porre o in corrispondenza del monumento di Vittorio Emanuele II, responsabile del “Sacco di Genova” o nella facciata principale del Palazzo di Giustizia (ex Ospedale Pammatone dove è stato fatto l’eccidio)”. Poi continua: “Il testo, da redigersi in forma definitiva, deve commemorare i martiri ed indicare le responsabilità di Vittorio Emanuele II sul “Sacco di Genova”. Come diceva giustamente il consigliere Massimo Franco ci sono state azioni pesanti sulla nostra città da parte di questo re, ed è giusto che venga ricordata la circostanza.

Si proponeva di concedere la stesura del testo all’Associazione “A Compagna” perché si ritiene che sia l’associazione che maggiormente potesse rappresentare lo spirito della genovesità e la tutela della storia patria, anche per lo Statuto che ha a disposizione, in modo da proporre il tutto alla Commissione Cultura che entro 30 giorni dovrà indicare il luogo e il testo definitivo da apporre sulla targa.
In questo modo abbiamo identificato il percorso che dovrebbe concludersi prima dell’estate per poter poi arrivare all’apposizione della targa a inizio autunno.
Se siete d’accordo questo è il testo che noi abbiamo redatto”.

ASSESSORE TIEZZI

“Non vi farò perdere tempo con citazioni colte perché altri lo hanno fatto introducendosi in argomenti molto complessi. A me la discussione ha fatto venire in mente (ed è l’unica citazione che mi permetto) una canzone di Francesco De Gregori, “La Storia”, che alla fine dice: “la storia siamo noi, siamo questo piatto di grano”. Credo che sia importante il fatto che in Consiglio Comunale si sia discussa una cosa molto atipica, molto emozionale. Noi spesso ricordiamo la Storia per i Generali e i Re, mentre molto più spesso la costruiscono o la subiscono le persone normali, quindi ricordare questo aspetto io lo interpreto come un riconoscimento a posteriori non solo per coloro che sono morti nel 1849 ma in generale per tutte le persone che sono sconosciute e che hanno portato la nostra città ad essere libera, democratica e repubblicana.

Penso sia importante questo aspetto di valutare molto più attentamente l’episodio non riconoscendo solo il valore storico di questo episodio ma di tutti quegli episodi che hanno fatto Genova, che l’hanno resa così. Pertanto un approfondimento sulla vicenda che introduca questo aspetto e lo allarghi credo sia opportuno, e questo lo dico a titolo personale. A titolo di assessore posso dire semplicemente che ovviamente cercherò di seguire in maniera accelerata quanto la Commissione Toponomastica potrà fare; ci sono altri consiglieri in questa Commissione e seguiremo questo problema in modo attento e pratico. Suggerisco una piccola modifica per non vincolare eccessivamente i lavori della Commissione e anche per arrivare ad un esito positivo della vicenda: laddove si fanno riferimento a due sedi precise per l’apposizione della targa, inserirei “ovvero in analogo luogo che garantisca comunque visibilità”, perché siamo in questo modo anche più liberi di fronte ad eventuali dinieghi, perché voi sapete che la statua è un monumento storico rispetto al quale ha competenza la Sovrintendenza e il Tribunale è un patrimonio che non ci appartiene …. INTERRUZIONI …. lasciamo spazio anche ai lavori della Commissione Toponomastica”.

GUASTAVINO – PRESIDENTE

“Rixi, visto che sei stato uno dei promotori di questa iniziativa ti chiedo di fare pressing nei confronti dei competenti Presidenti di Commissione Consiliare per affrontare al più presto questo ragionamento.

Rispetto al luogo idoneo per l’apposizione della targa mi sembra opportuna la modifica proposta dall’assessore Tiezzi.

Sospendo il Consiglio per qualche minuto allo scopo di dare una stesura definitiva al testo”.

Dalle ore 18,15 alle ore 18,25 il Presidente sospende la seduta.

BASSO (MARGHERITA)

“Visto il testo mi astengo su una questione di principio. Non sono d’accordo sul fatto che venga affidata la stesura del testo di una targa commemorativa ad una associazione che, pur meritoria, non so con quale criterio sia stata scelta. Suggerirei, ad esempio, che oltre ad un rappresentante dell’associazione “A Compagna”, venisse scelto anche un rappresentante dell’Istituto Ligure di Storia Patria, ad esempio, e comunque credo ci debba essere anche un coinvolgimento istituzionale dell’assessore alla Cultura!

Detta così non mi pare che sia opportuno affidare la stesura di un testo ad un’unica associazione scelta, ripeto, non so con quale criterio”.

COSTA (F.I.)

“Io avevo fatto una proposta che cercasse di evitare, su un fatto storico, delle differenziazioni all’interno del Consiglio Comunale. E’ conoscenza comune la storia di questi nostri concittadini che hanno sofferto per le cause ricordate ed è condivisa da tutti la necessità che costoro vengano ricordati in qualche modo.
E’ stato ricordato il valore del Risorgimento, è stato ricordato che non bisogna farsi fuorviare da episodi della cronaca che sono altra cosa, però la stesura così com’è non soddisfa il senso della proposta che avevo fatto e che era quella di ricordare l’eccidio o presso il luogo ove sono seppelliti i resti di questi nostri concittadini o in un’altra zona del centro. Io ricordo che quella è tutta una zona risorgimentale dove sono presenti tanti altri ricordi di genovesi che si sono immolati per l’Italia, ma il “memento” deve essere formalizzata da una istituzione: abbiamo una Commissione presieduta dall’assessore e abbiamo anche istituzioni qualificate che hanno un senso e sono molto partecipate. Ero d’accordo su questo, ma così come è esteso mi sento di non poter votare quel documento perché prefigura già dei giudizi che vanno contro il ricordo che vogliamo riservare ai nostri concittadini.
Avevo auspicato un qualcosa di più rappresentativo e che unisse tutti, mentre non mi sento di votare questo documento che invece va in direzione contraria”.

RIXI (L.N.L.P.)

“Faccio notare che nell’ultimo comma si prevede che il testo definitivo sarà presentato in Commissione Consiliare, per cui la parola definitiva spetta alla Commissione Cultura del Comune di Genova come credo sia giusto; per quanto riguarda l’Istituto Ligure di Storia Patria sono assolutamente d’accordo con il collega Basso, nel senso che si potrebbe aggiungere nella mozione.

Ritengo importante individuare dei soggetti perché la Commissione Cultura, sebbene ci siano membri che, come me, non sono esperti di Storia o professori universitari…. INTERRUZIONI ….. la scelta è stata fatta perché ritengo l’associazione “A Compagna” una delle più rappresentative, ma sono assolutamente d’accordo con la proposta del collega Basso, sempre ricordando che poi l’ultima parola spetta alla Commissione”.

FRANCO (MARGHERITA)

“Leggo la modifica: “La stesura del testo verrà affidata alla Commissione Cultura che potrà avvalersi di competenze esterne”. Sarà la Commissione Cultura a scegliere i soggetti dei quali avvalersi. Mi sembra la cosa più giusta, anche perché mi sembra controproducente andarsi ad impelagare in questa sede in una discussione su chi dovrà dare il suo contributo alla Commissione Consiliare che, ripeto, dovrà essere invece il soggetto che decide di quale aiuto avvalersi”.

MAGGI (D.S.)

“Mi sembra che Rixi abbia accettato quello che proponeva Basso. Diciamo che la Commissione Cultura si convoca con “A Compagna” e l’altra associazione e, sulla base di questa collaborazione, viene elaborato un ragionamento che poi il Consiglio dovrà votare. Abbiamo fatto un bel ragionamento, abbiamo fatto una bella mediazione, non dividiamoci in questa fase!”.

BERNABÒ BREA (A.N.)

“Perché non lo fa la Commissione Toponomastica invece della Commissione Cultura? Lo faccia la Commissione Toponomastica! Voi approverete questa mozione, poi l’esecuzione viene lasciata alla Commissione Toponomastica!”.

ASSESSORE TIEZZI

“Potremmo anche evitare di votare la mozione visto che c’è un impegno da parte di tutti, anche perché non è che possiamo invitare la Giunta a convocare una Commissione! La Giunta può essere impegnata per quanto riguarda le proprie competenze, quindi eventualmente a dare inizio agli atti di sua competenza.
Visto che mi pare siano coinvolti organi che non sono amministrativamente dalla Giunta, io suggerirei al Consiglio di ritirare la mozione, suggerirei che qualche consigliere portasse un testo all’attenzione della commissione Cultura che, a sua volta, si adopererà per l’eventuale validazione finale da parte della Giunta comunale. Se questo è l’iter e non sconvolge nessuno, mi sembrerebbe di buon senso condividerlo: diversamente è difficile pensare che la Giunta si possa impegnare su una competenza che non le è propria. In questo caso, oltretutto, non potrei accogliere da parte della Giunta alcuna impegnativa”.

RIXI (L.N.L.P.)

“La mia pazienza è messa a dura prova sia dall’ora che dalla mediazione in atto.
Devo dire che, per una volta che cerco di accettare le integrazioni proposte dai vari consiglieri, mi trovo in ultima analisi l’assessore che mi dice “se accetti tutto questo, tanto vale che non presenti la mozione perché a quel punto la mozione diventa un qualcosa che non riguarda neppure più la Giunta”.

Ora, io credo che la mozione per un motivo di serietà debba essere approvata oggi; per quanto riguarda i lavori della Commissione Cultura, ovviamente non può essere responsabilità di Giunta ma può essere al limite un impegno del Presidente del Consiglio Comunale quello di arrivare alla convocazione della Commissione Cultura; per quanto concerne l’apposizione della targa commemorativa direi che dovrebbe essere un impegno della Giunta, nel senso che poi l’esecutivo è l’organo che poi procederà attraverso i suoi ovvi passaggi.

Quello che si voleva creare era un percorso più condiviso. Pertanto io accetterei le considerazioni del consigliere Basso, le considerazioni dei vari consiglieri circa il fatto di parlarne in Commissione Cultura; manterrei in vita l’impegnativa che comprenda anche l’Istituto di Storia Patria e porrei in votazione la mozione”.

GUASTAVINO – PRESIDENTE

“Volevo solo fare un inciso. Casserei la parte che dice che la stesura del testo viene affidata all’associazione “A Compagna” e metterei “il testo da redigere in forma definitiva deve commemorare i martiri ed indicare le responsabilità…. ecc. …. per sottoporla all’esame della Commissione Cultura”. Mi sembra onestamente più semplice…. INTERRUZIONI …. questa è una competenza del Consiglio Comunale….”

RIXI (L.N.L.P.)

“Scusi, assessore, allora mettiamo che impegniamo la Giunta a posizionare una targa e il Presidente del Consiglio Comunale …. INTERRUZIONI …. Il Consiglio Comunale impegna la Giunta a mettere la targa dopo di che il procedimento su cosa c’è scritto sulla targa o su dove verrà messa lo deciderà il Consiglio, però l’idea della mozione è proprio quella di impegnare a mettere la targa comunque, poi che si metta con un’epigrafe piuttosto che un’altra, sotto la statua piuttosto che a Palazzo di Giustizia sarà competenza della Commissione Consiliare e del Consiglio che decideranno entro il 30 settembre”.

GUASTAVINO – PRESIDENTE

“Allora: “Impegna la Giunta a posizionare la targa e impegna il Consiglio Comunale a predisporre il testo da redigere in forma definitiva…. per sottoporlo all’esame della Commissione Cultura…”

RIXI (L.N.L.P.)

“No, non è così. Il testo è il seguente: “Impegna il Presidente del Consiglio Comunale a convocare la Commissione Cultura che provvederà entro 30 giorni ad indicare il luogo dove apporre la targa; il testo da redigersi in forma definitiva deve commemorare i martiri ed indicare le responsabilità di Vittorio Emanuele II”.”

GUASTAVINO – PRESIDENTE

“Scusate, però gli uffici hanno bisogno del testo definitivo prima della votazione.
Do lettura del testo definitivo: “Impegna la Giunta al posizionamento di una targa commemorativa da apporre o in prossimità del monumento di Vittorio Emanuele II, responsabile del Sacco di Genova, o nella facciata principale del Palazzo di Giustizia, o in altro luogo che garantisca analoga visibilità e significato storico. Impegna il Presidente del Consiglio Comunale a convocare la Commissione Cultura che provvederà, entro il 30 settembre, ad indicare il luogo dove apporre la targa e il testo definitivo. Il testo definitivo deve commemorare i martiri ed indicare le responsabilità di Vittorio Emanuele II”.

ADORNO (D.S.)

“Presidente, scusi, posso provare a rileggere il testo della seconda parte? “Impegna altresì il Presidente del Consiglio Comunale o il Presidente della Commissione Cultura ad indicare entro il 30 settembre il luogo dove apporre la targa e a predisporre il testo della medesima che dovrà indicare martiri ed indicare le responsabilità di Vittorio Emanuele II, da presentare al Consiglio Comunale”.

GUASTAVINO - PRESIDENTE

“Da presentare al Consiglio Comunale non va bene, il Consiglio Comunale siamo noi!”

BASSO (MARGHERITA)

“Presidente, mi spiace doverlo fare ma da un lato la Commissione Cultura ha un suo Presidente che convoca la sua Commissione, quindi saltare la Commissione Cultura e dare mandato al Presidente del Consiglio Comunale di convocarla mi sembra poco delicato. Inoltre o noi accompagniamo questa vicenda con un nostro atto oppure dobbiamo concludere un iter istruttorio e proporre alla Commissione Toponomastica effettivamente costituita che prende i provvedimenti necessari per proporre alla Giunta l’atto deliberativo. Questa è la conclusione logia del percorso”.

BERNABÒ BREA (A.N.)

“Veramente questo testo è semplicemente infame sotto il profilo formale e sotto il profilo sostanziale. Io non posso non ricordare che Vittorio Emanuele è stato il Re che ha fatto l’Italia e che pertanto l’ha onorata.
Mi rifiuto ovviamente di votare questo testo e voto decisamente no”.

SEGUE TESTO MOZIONE MODIFICATO MOZIONE N. 1386

“IL CONSIGLIO COMUNALE

PREMESSO CHE il Consiglio Comunale di Genova ritiene opportuno compiere un atto di "giustizia civica" rendendo finalmente onore e giustizia ai genovesi massacrati nel 1849 dalle truppe sabaude durante il "sacco di Genova";

VISTO CHE i resti di coloro che difesero Genova dal saccheggio giacciono in fossa comune ed anonima nella cripta della Chiesa del Padre Santo, IGNORATI dalla nostra Cittadinanza, perché "nascosti";

CONSIDERATO CHE in Piazza Corvetto è ancora presente la statua di Vittorio Emanuele II dei Savoia che autorizzò Il "sacco di Genova" del 1849

IMPEGNA LA GIUNTA

a posizionare una targa commemorativa da apporre o in prossimità del monumento di Vittorio Emanuele II, responsabile del “Sacco di Genova”, o nella facciata principale del Palazzo di Giustizia, o in altro luogo che garantisca analoga visibilità e significato storico

IMPEGNA
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE

a convocare la Commissione Cultura che provvederà entro il 30 settembre ad indicare il luogo ove apporre la targa ed il testo definitivo da inviare alla Commissione Toponomastica

IMPEGNA, ALTRESI’, IL
PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE

a verificare che il testo, da redigersi in forma definitiva, commemori i martiri ed indichi le responsabilità di Vittorio Emanuele II.

Esito della votazione: approvato con 14 voti favorevoli; n. 6 contrari (Bernabò Brea; Costa; Biggio, Morettini, Porcile, Casagrande); n. 4 astenuti (Adorno, Fedrazzoni; Cecconi; Murolo); n. 1 presente non votante (Liguria Nuova: Benzi).

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