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La Repubblica Domenica 23 novembre 2008

Re sotto tiro. La statua di Vittorio Emanuele II

Savoia, la secessione di Tursi

Leggi il testo sul sito di La Repubblica

Marco Preve

Altro che Limonte, Iride e fornitura di acciughe per la bagnacauda. Palazzo Tursi, centocinquanta e passa anni dopo, contesta e ne sancisce ufficialmente l'illegittimità, uno dei primi embrioni di unità d'Italia, l'annessione della Repubblica di Genova al Regno sabaudo.

E così si accomuna una data storica della geopolitica, il 1814, con un'altra che rievoca una delle pagine più vergognose delle truppe piemontesi, il massacro dei genovesi avvenuto nel 1849 da parte dei bersaglieri di Vittorio Emanuele II.

Insomma, c'è chi non dimentica, e forse un po' di memoria di questi tempi in cui si tende a scolorire e confondere pure l'assai più prossima Resistenza, non fa nemmeno male. Il fatto è che in 12 righe il Comune di Genova e i "suggeritori" del Movimento Indipendentista Ligure rischiano di creare un caso diplomatico a scoppio ritardato e, soprattutto (potete leggerlo in questa stessa pagina), si tirano addosso le accuse di grossolano errore storico da esperti della materia.

Sotto accusa il massacro
da parte delle truppe
del generale Lamarmora
che spense la rivolta del
1849. Ma non solo

L'appuntamento è per le 11.30 di mercoledì mattina quando l'attuale amministrazione comunale, tenendo fede ad un impegno preso sotto la giunta precedente, in piazza Corvetto, celebrerà con una targa il sacrificio di vite e di indipendenza avvenuto nel 1849 in quello che è noto come il "saccheggio di Genova".

I primi a darne notizia sul loro sito sono gli instancabili animatori del Movimento Indipendentista Ligure Franco Bampi e Vincenzo Matteucci. Il loro è un vero appello: «Mercoledì in piazza Corvetto! Dobbiamo essere tantissimi».

Segue il testo dell'epigrafe: «Nell'aprile 1849 le truppe del re di Sardegna Vittorio Emanuele II al comando del generale Alfonso La Marmora sottoposero l'inerme popolazione genovese a saccheggi bombardamenti e crudeli violenze provocando la morte di molti pacifici cittadini aggiungendo così alla forzata annessione della Repubblica di Genova al Regno di Sardegna del 1814 un ulteriore motivo di biasimo affinché ciò che è stato troppo a lungo rimosso non venga più dimenticato il comune di Genova pose».

All'appuntamento - lato bar Mangini, nell'aiuola vicino all' attraversamento pedonale direzione Acquasola, "sarà come una sfida, proprio di fronte alla statua del re" gongolano quelli del Mil - ci saranno l'assessore Paolo Veardo e il presidente del consiglio comunale Giorgio Guerello. Parlerà in nome del Movimento Indipendentista anche il professor Bampi.

«Tutto nasce da una mozione approvata a larga maggioranza dal consiglio comunale in epoca Pericu del 2006 - racconta il docente di ingegneria - . Venne dato incarico alla consigliere nonché stimata storica Anna Dagnino (oggi assessore in Provincia, ndr) di occuparsi della cosa e oggi Marta Vincenzi, che da presidente della Provincia aveva approvato una mozione che ricordava l'episodio, con la sua amministrazione tiene fede a quell'impegno. Negli ultimi mesi i responsabili dell'estetica cittadina e della toponomastica hanno svolto gli ultimi accertamenti sopralluoghi e adesso siamo pronti».

Se a Bampi si fa notare che il testo non contiene solo la giusta condanna per il massacro ma anche un attacco alla mossa politica che portò all'annessione della Repubblica di Genova al Regno di Sardegna, lui risponde: «Alla redazione del testo abbiamo partecipato in molti ma è stata Anna Dagnino a tirare le somme e quando anche io gli ho fatto notare un paio di passaggi lei mi ha giustamente risposto che questi sono fatti storici. Ecco, con la targa non si fa altro che fissare avvenimenti ormai acclarati dagli studiosi, quindi anche l'illegittima annessione sancita dal Congresso di Vienna. E dal mio punto di vista è significativo che il Comune riconosca una verità storia fino ad oggi diciamo un po' accantonata».

Bampi respinge ipotesi di strumentalizzazioni revansciste della targa: «Allora. Io al saccheggio del 1849 posso dare interpretazioni e conseguenze attuali che sono mie. Altri possono non essere d'accordo con me. Ma non è questo importante perché la targa non si spinge a dare valutazioni, rievoca solo ciò che è storia ufficiale».

Raggiunto un obbiettivo adesso quale sarà la prossima battaglia del Mil? «Mah, chiaro che noi sogniamo l'Indipendenza ma ci rendiamo conto degli ostacoli. Diciamo invece che a medio termine un altro risultato al quale aspiriamo è togliere di mezzo il re».

In che senso scusi? «Parlo della statua di Vittorio Emanuele II in piazza Corvetto. Non chiediamo la cancellazione dei monumenti, ci mancherebbe altro, ma la rimozione sì. Ecco io la statua la vedrei bene nel foro di aerazione della metropolitana».

Un ritratto del generale Alessandro (?) Lamarmora

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