Il sovrano
ordinò una dura repressione contro i patrioti liguri, rimasti invece
vergognosamente dimenticati
«Disarcioniamo Vittorio Emanuele II»
Genova, in tanti vogliono cacciare dal
centro la statua equestre all'odiato re
GENOVA (ZÉNA)
FABIO BOIDO E ROBERTA LANFRANCHI
Spostare da piazza Corvetto il monumento a Vittorio Emanuele II e sostituirlo
con una lapide che ricordi i patrioti liguri del 1849, quelli che a centinaia
si batterono nella rivolta antisabauda, repressa nel sangue dal generale Alfonso
Lamarmora su incarico del re.
La richiesta, non nuova negli ambienti culturali autonomisti genovesi, è stata
nuovamente avanzata dall'associazione Libera Compagnia Ligure, che ha iniziato
sabato scorso con un banchetto in via XX Settembre un'apposita raccolta firme.
Lo scopo: sostenere una mozione, da presentare in Regione, Provincia e Comune,
per chiedere appunto lo "sfratto" del monumento al primo re d'Italia.
«Abbiamo riscosso molta solidarietà soprattutto tra i vecchi genovesi, e molta
curiosità dai giovani - dice Fabio Traverso, presidente dell'associazione - Nella
nostra scuola, infatti, queste sono pagine di storia che non vengono fatte
studiare. A darci fastidio non è tanto il monumento in se stesso, quanto il fatto
che a pochi metri, nella chiesa dei Cappuccini, giacciono, senza nemmeno una
targa che le identifichi, le ossa delle vittime della repressione ordinata dal
re. Una vergogna, questa, che deve finire».
La Libera Compagnia Ligure è intenzionata a organizzare a Genova per la
fine di aprile un convegno proprio per ricordare 1'insurrezione del 1849, da
mettere in relazione con tutti quegli oscuri episodi, dall'unità ai giorni
nostri, che dimostrano la strumentalità del processo di unificazione nazionale.
Intanto l'associazione dà appuntamento a oggi pomeriggio alle 18 nella chiesa
del Padre Santo, sopra piazza Corvetto, per una messa in commemorazione dei
patrioti del 1849.
Insomma, Vittorio Emanuele II non è certo amato a Genova. D'altronde, come
potrebbe esserlo, visto il suo parere («I genovesi? Una razza vile di canaglie»)
espresso al tempi sui cittadini della Lanterna.
Il fatto è che i genovesi non sono mai stati gente facile: fortemente autonomi
nei traffici, avrebbero voluto esserlo anche politicamente. E questo li accomuna
un po' a tutti i liguri che, per antonomasia, sono in assoluto una delle
popolazioni con il più spiccato sentimento indipendentista nell'Europa
mediterranea. Stando agli annali e alle ricerche i liguri sono assimilati ai
cosiddetti "popoli fratelli": celti, baschi, bretoni e scozzesi. Gente
di mare costretta anche a lavorare la terra, con un grande sentimento regionale
e una scarsissima predisposizione per l'autorità, monarchica o repubblicana che
fosse.
Così, quella statua in bronzo a un sovrano così ostile, posta proprio nel
cuore della città, non è mai stata ben accettata. Vittorio Emanuele II è rimasto
sempre un nemico dei genovesi: «E nemico rimane - ha detto recentemente nel
corso di una manifestazione pubblica Franco Bampi, presidente dell'Associazione
repubblica di Genova, che a sua volta ha voluto manifestare in piazza tutto
il proprio dissenso per questo monumento che avrebbe dovuto essere rimosso da
anni per rispetto delle vittime dell'8 aprile 1849 - La nostra città non può
ricordarsi ogni giorno di Vittorio Emanuele II, la cui arroganza è stata capace
di uccidere, e non di quelle vittime».
I militanti dell'Associazione repubblica di Genova hanno manifestato chiedendo
anch'essi che il Comune rimuova questa statua: «Il re è stato il protagonista
di una dura repressione nei confronti di Genova, ha ucciso e ci ha insultati,
perché dobbiamo tenerci il suo monumento in una delle piazze più belle della
città?», si chiede Bampi.
Vittorio (Vincenzo, ndr) Matteucci, che dell'Arge è uno dei fondatori,
chiede una maggiore attenzione da parte delle istituzioni e delle amministrazioni
locali nei confronti dei simboli di questa città: «Si continua a parlare di
inceneritore sotto la Lanterna - spiega - un progetto folle che è un vilipendio
nei confronti di un monumento che è simbolo di Genova, dei genovesi e della
genovesità nel mondo».
Nelle scorse settimane anche il sindaco leghista di Chiavari, Vittorio Agostino,
aveva deciso lo spostamento della statua di Vittorio Emanuele, posta nella piazza
più centrale della città.
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