«Disarcioniamo Vittorio Emanuele II»
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la Padania Martedì 7 aprile 1998

Il sovrano ordinò una dura repressione contro i patrioti liguri, rimasti invece vergognosamente dimenticati

«Disarcioniamo Vittorio Emanuele II»

Genova, in tanti vogliono cacciare dal centro la statua equestre all'odiato re

GENOVA (ZÉNA)
FABIO BOIDO E ROBERTA LANFRANCHI

Spostare da piazza Corvetto il monumento a Vittorio Emanuele II e sostituirlo con una lapide che ricordi i patrioti liguri del 1849, quelli che a centinaia si batterono nella rivolta antisabauda, repressa nel sangue dal generale Alfonso Lamarmora su incarico del re.

La richiesta, non nuova negli ambienti culturali autonomisti genovesi, è stata nuovamente avanzata dall'associazione Libera Compagnia Ligure, che ha iniziato sabato scorso con un banchetto in via XX Settembre un'apposita raccolta firme. Lo scopo: sostenere una mozione, da presentare in Regione, Provincia e Comune, per chiedere appunto lo "sfratto" del monumento al primo re d'Italia.

«Abbiamo riscosso molta solidarietà soprattutto tra i vecchi genovesi, e molta curiosità dai giovani - dice Fabio Traverso, presidente dell'associazione - Nella nostra scuola, infatti, queste sono pagine di storia che non vengono fatte studiare. A darci fastidio non è tanto il monumento in se stesso, quanto il fatto che a pochi metri, nella chiesa dei Cappuccini, giacciono, senza nemmeno una targa che le identifichi, le ossa delle vittime della repressione ordinata dal re. Una vergogna, questa, che deve finire».

La Libera Compagnia Ligure è intenzionata a organizzare a Genova per la fine di aprile un convegno proprio per ricordare 1'insurrezione del 1849, da mettere in relazione con tutti quegli oscuri episodi, dall'unità ai giorni nostri, che dimostrano la strumentalità del processo di unificazione nazionale. Intanto l'associazione dà appuntamento a oggi pomeriggio alle 18 nella chiesa del Padre Santo, sopra piazza Corvetto, per una messa in commemorazione dei patrioti del 1849.

Insomma, Vittorio Emanuele II non è certo amato a Genova. D'altronde, come potrebbe esserlo, visto il suo parere («I genovesi? Una razza vile di canaglie») espresso al tempi sui cittadini della Lanterna.

   

Il fatto è che i genovesi non sono mai stati gente facile: fortemente autonomi nei traffici, avrebbero voluto esserlo anche politicamente. E questo li accomuna un po' a tutti i liguri che, per antonomasia, sono in assoluto una delle popolazioni con il più spiccato sentimento indipendentista nell'Europa mediterranea. Stando agli annali e alle ricerche i liguri sono assimilati ai cosiddetti "popoli fratelli": celti, baschi, bretoni e scozzesi. Gente di mare costretta anche a lavorare la terra, con un grande sentimento regionale e una scarsissima predisposizione per l'autorità, monarchica o repubblicana che fosse.

Così, quella statua in bronzo a un sovrano così ostile, posta proprio nel cuore della città, non è mai stata ben accettata. Vittorio Emanuele II è rimasto sempre un nemico dei genovesi: «E nemico rimane - ha detto recentemente nel corso di una manifestazione pubblica Franco Bampi, presidente dell'Associazione repubblica di Genova, che a sua volta ha voluto manifestare in piazza tutto il proprio dissenso per questo monumento che avrebbe dovuto essere rimosso da anni per rispetto delle vittime dell'8 aprile 1849 - La nostra città non può ricordarsi ogni giorno di Vittorio Emanuele II, la cui arroganza è stata capace di uccidere, e non di quelle vittime».

I militanti dell'Associazione repubblica di Genova hanno manifestato chiedendo anch'essi che il Comune rimuova questa statua: «Il re è stato il protagonista di una dura repressione nei confronti di Genova, ha ucciso e ci ha insultati, perché dobbiamo tenerci il suo monumento in una delle piazze più belle della città?», si chiede Bampi.

Vittorio (Vincenzo, ndr) Matteucci, che dell'Arge è uno dei fondatori, chiede una maggiore attenzione da parte delle istituzioni e delle amministrazioni locali nei confronti dei simboli di questa città: «Si continua a parlare di inceneritore sotto la Lanterna - spiega - un progetto folle che è un vilipendio nei confronti di un monumento che è simbolo di Genova, dei genovesi e della genovesità nel mondo».

Nelle scorse settimane anche il sindaco leghista di Chiavari, Vittorio Agostino, aveva deciso lo spostamento della statua di Vittorio Emanuele, posta nella piazza più centrale della città.

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