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Il Lavoro Domenica 18 dicembre 1994

Sansa annuncia al "Confeugo" uno studio per cambiare l'antico simbolo della città

Il grifone tirerà su la coda

"Siamo sempre meno, ma ce la faremo"

di RAFFAELE NIRI

IN ATTESA di tirare su la testa, Genova tira su la coda. Con uno scatto d'orgoglio, Sansa fa propria la proposta avanzata due mesi fa dall'ingegner Migone De Amicis (già direttore dell'associazione industriali e studioso di araldica) e ribadita dal presidente di "A Compagna" Giuseppino Roberto: «La città si sta riprendendo, è giusto che il grifone - simbolo della città - non abbia più la coda tra le gambe».

Così, al termine del suo secondo "Confeugo" (l'anno scorso, appena eletto, lanciò la polemica sul "fate piu figli"), il Sindaco annuncia di aver già dato "agli uffici competenti l'incarico di vedere l'intera faccenda per addivenire, in tempi brevi, al nuovo simbolo, con la coda bella alta".

Il presidente Roberto e il Sindaco Sansa  

Giuseppino Roberto, presidente della "Compagna", consegna a Sansa il tradizionale "Confeugo" (foto Amato)

 

Applaude Roberto, applaude l'ex presidente di "A Compagna" Enrico Carbone che per decenni si è battuto a favore del nuovo simbolo, applaudono gli esponenti dei millanta circoli culturali presenti al "Confeugo 1994": la cerimonia (una delle più antiche tradizioni natalizie genovesi: è datata 1307) consisteva nell'offerta alla massima autorità cittadina di un grosso tronco di albero di alloro coperto di rami. Lo riceveva il Podestà, poi il Capitano del Popolo, infine il Doge. L'incarico di portare in citta, alla vigilia di Natale, il "Confeugo" era attribuito al rappresentante, l'Abate o l'Abbou, delle Valbisagno e della Valpolcevera. Da cinquant'anni "A Compagna" ha rilanciato l'iniziativa e ovviamente a ricevere il simbolo è il Sindaco.

E tutta la mattinata si gioca, appunto, attorno ai simboli. «Demmo quarche segno che no se ascordemmo do grande passòu de Zena, l'é poscibile modificâ o stemma do Comune, tiando sciû e coe di Grifoin, comme ean in ti stemma da Repubblica?» invita, in genovese, il presidente di "A Compagna". Il sindaco risponde in italiano: «Ho protestato col direttore della "Stampa", hanno scritto in un'inchiesta che "la Lanterna si spegne". Ed è vero il contrario». E Sansa parte con un elenco, un elenco di simboli: la manifestazione della scorsa settimana in Centro storico che "ha dimostrato di quali lampi è capace la gente dei vicoli"; i dieci piani del Don Orione appena inaugurato "un segnale fantastico di solidarietà agli anziani"; il mercatino di San Nicola "tutto all'insegna dell'aiuto a chi ha bisogno"; il porto, "sul quale abbiamo puntato dall'inizio, il cui rilancio è motivo di forte orgoglio". Poi Sansa torna sul tema della natalità, della città in declino almeno numerico: «Anche quest'anno, diecimila persone in meno: è come se nel 94 avessimo perso una delle tante cittadine del Levante. Eppure non c'è motivo per essere pessimisti: in città le cose si stanno rimettendo a posto, stiamo buttando molte energie in periferia, qualcosa si muove per la "zona franca", per le aree del ponente».

Insomma, l'esatto contrario della coda tra le gambe. Spiega, al termine della cerimonia Giuseppino Roberto: «Nel 1817 il re di Sardegna impose a Genova il nuovo simbolo, con la coda bassa e dobbiamo attendere il 1897 per ottenere di elevarla almeno un po'. II placet arriva da Umberto l°, che però impone che la posizione resti quella. Sono venuti a Genova, nelle scorse settimane, i rappresentanti della "Associazione ligure di mutuo Soccorso" di Buenos Aires, un gruppo creato nel 1885: ci hanno mostrato il loro simbolo e il grifone ha la coda bella alta. Non si capisce perché, a tenerla bassa, dobbiamo essere proprio noi».

La pratica: come detto, è allo studio degli uffici «ma io - ribadisce Sansa - sono assolutamente favorevole al cambiamento. Un piccolo segnale: alla città e a tutta Italia».

Naturalmente non è la prima volta che se ne parla: la faccenda venne sollevata dall'allora sindaco Cerofolini, poi venne ripresa in Regione da Ernesto Bruno Valenziano e a varie riprese da "A Compagna" che alcuni anni fa dedicò all'argomento un numero monografico della sua rivista.

L 'ultimo richiamo, in ordine di tempo, è quello, già citato, dell'ingegner Migone: sua la lettera al Sindaco Sansa che ha riaperto la vicenda dal punto di vista burocratico.

Ma torniamo alla cronaca. La cerimonia del "Confeugo" si è aperta, ieri mattina, con un corteo in costume per le strade dei vicoli. A fare gli auguri alla città sono stati poi, nella sala della giunta vecchia, i ragazzi del coro del Conservatorio di musica "Nicolò Paganini" diretti da Giulio Monaco, che hanno alternato - splendidamente - parole natalizie, canzoni popolari e i motivetti dei sette nani di Biancaneve. Poi Vito Elio Petrucci (con Maria Vietz, Milena Marzola e Renzo Romairone) ha letto il suo "Bon Natale a Zena".

È finita con Sansa che ha esaltato uno dei testi disneyani eseguito dai ragazzi del "Paganini" ("se il lavoro ti è noioso / e ti senti un po' nervoso / i tuoi nervi caro puoi calmar / Impara a fischiettar / vedrai che tutto il mondo più giocondo sembrerà"): con la coda dritta e fischiettando, buon '95, Genova.

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