La Superba contro Napoleone
Ora "Repubblica di Genova" chiede danni miliardari
Duecento anni dopo chiedono il conto alla Francia nel nome della Repubbiica
di Genova. Un conto salatissimo tutto da quantificare: «Abbiamo letto che dovrà
essere restituito l'oro rubato dai nazisti al popolo ebraico - dice Vincenzo
Matteucci, segretario dell'Arge, Associa1ione Repubblica di Genova - in base al
principio che non esiste prescrizione per un crimine così grave. Ebbene, anche il
popolo ligure è stato derubato di immense fortune e vio1entato nella sua sovranità
da parte di Napoleone, senza che nemmeno esistesse una dichiarazione di guerra.
E anche queste fortune dovranno essere restituite».
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«La Francia deve restituirci
opere d'arte e ori rubati a
musei, chiese e al banco di San
Giorgio». Una provocazione
dell'Arge? «No, alla luce di
quanto chiede il popolo ebraico
per le razzie naziste» |
I genovesi come gli ebrei. Solo una provocazione? All'Arge sostengono che è una
richiesta serissima, e per avere un parere tecnico l'associazione si è già rivolta
a uno studio legale. «Alla luce di quanto il diritto internazionale sta giustamente
riconoscendo al popolo ebraico, chiediamo che Comune, Provincia e Regione
istituiscano una commissione di esperti per compilare un elenco di opere d'arte,
monete e quant'altro è stato razziato ai singoli cittadini, a chiese, musei e al
Banco di San Giorgio per chiederne la restituzione».
Ma quali sarebbero i tesori rubati ai genovesi? Un volantino in distribuzione
in questi giorni tenta un primo bilancio per cominciare, si punta il dito contro
quella che è definita un'estorsione da parte di Napoleone, che il 9 ottobre 1796
si fece consegnare 4 milioni di franchi sottoscrivendo una convenzione segreta.
Un documento oggi conservato all'Archivio di Stato, col quale si garantiva -
mentendo - la sovranità della Repubblica. A due anni dopo risale la requisizione
dei beni di chiese, monasteri e conventi, con un bottino stimato in almeno tre
tonnellate d'oro e dieci d'argento.
Ma le accuse dell'associazione alla Francia napoleonica sono ancora più pesanti.
E tentando la strada della "fantastoria" si immagina quello che sarebbe stato il
futuro della città senza quella che è definita "la più grande rapina di tutti i
tempi": il progressivo svuotamento delle casse del Banco di San Giorgio. «Dal 1407
al 1796, ultimo anno di gestione indipendente, il Banco ha continuato ad aumentare
il conto capitale tutti gli anni. Gli utili venivano investiti comprando intere
cittadine e colonie, e in altri quattrocento anni avrebbe fagocitato certamente
mezza Italia, compresa Milano e Torino. Tutte le banche italiane sarebbero sorte
come sue filiali».
Un futuro ben diverso da quello della crisi, postindustriale e portuale. «Ma
quello che vogliamo dimostrare - dicono all'Arge - è che la realtà politica della
Repubblica di Genova è ancora oggi attualissima». Duecento anni dopo, rimpiangendo
- tra manovre e "manovrine" - i tempi di Napoleone.
Bruno Viani
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