IN UN LIBRO
LA STORIA DEI PRIMI EMIGRANTI
Quei liguri sparsi nel mondo
Cominciò nel 1870 la prima fuga
di massa dall'Italia sabauda
FRANCESCA BOSCHIERI
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Una
foto d'epoca degli emigranti in partenza dal porto di Genova |
I liguri scoprirono l'America una seconda volta, nell'Ottocento. È infatti
datata 1870 la prima emigrazione di massa verso l'America dei pionieri italiani
e tra questi, moltissimi erano genovesi. Se ne trova una testimonianza nei
volumi «L'emigrazione italiana 1870-1970», un'inedita mappatura di tutti i
flussi migratori dei nostri avi verso i quattro continenti. Un viaggio di oltre
1.400 pagine, sintesi di anni di studi, sullo sradicamento che migliaia di
persone dovettero affrontare, proiettandosi ai confini del mondo.
Un importante contributo alla storia dell'emigrazione è stato dato da Adele
Maiello, docente di Scienze politiche presso l'Università di Genova, che ha
ricostruito lucidamente i caratteri di questa prima emigrazione ligure nella
mostra «From Italy to California» all'Haggin Museum di Stockton, in California.
Stockton, il piccolo paese d'elezione dei liguri, sul fiume Joachim, nella West
Coast selvaggia, ha rappresentato l'ultima frontiera della corsa all'oro e alla
terra. Quando vi arrivò la ferrovia nel 1869, i genovesi erano già là, ad
aspettarla dal 1848. Stockton è solo uno dei tanti approdi di liguri nel
mondo, ma le storie e le vite dei suoi «self made men>, di questi uomini
che hanno saputo costruire con spirito imprenditoriale la loro ricchezza di
oggi, aiutano a tracciare le linee guida di questa prima emigrazione. Che
ha caratteri suoi particolari.
Innanzitutto il tempo. I liguri furono i primissimi ad emigrare in America,
già nei primi dell'Ottocento. Poi il tipo di uomini. Erano soprattutto
mercanti-marinai, soldati di ventura e mercenari, uomini comunque molto
aggressivi, pronti a tutto, ben diversi dall'immagine stereotipata
dell'immigrato del Novecento, povero e con famiglia: uomini soli, maschi,
che partivano alla volta soprattutto dell'America del Sud (Paraguay,
Uruguay, Argentina, Cile e Perù le mete predilette) spesso sposandosi con
donne del luogo. Le loro armi? L'intelligenza nel commercio e nella
navigazione. Erano abilissimi a navigare i fiumi per trasportare merci e va
da sé che in Argentina, ad esempio, dove c'erano pochissime strade, avere il
monopolio del cabotaggio era essenziale. Il trasporto delle derrate
alimentari lungo le vie d'acqua fu una caratteristica ligure fino all'arrivo
delle grandi compagnie di navigazione.
Accanto ai mercanti c'erano in numero minore i «dissidenti», i renitenti
al servizio militare, gli antimonarchici e gli anticlericali soprattutto
della costa ligure e gli esuli politici che cercavano una nuova vita in una
terra vergine, dove poter seguire liberamente i loro ideali, primo tra
tutti Garibaldi.
Erano tutti, altra caratteristica ligure, flessibili al lavoro, cioè
abituati a compierne molti e differenziati. Una forza, quella di inventarsi
attività complementari, che li fece ricchi. Un detto infatti recitava «Miners
mine the gold, Italians mine the miners», cioè «i minatori scavano l'oro,
gli italiani scavano i minatori». Niente di più vero, perché, spiega la Maiello,
«i liguri di Stockton, ad esempio, fornivano soprattutto servizi. Domenico
Ghiraldelli è uno di questi straordinari uomini che hanno contribuito alla
costruzione del nuovo stato della California e lo ha fatto vendendo
cioccolato».
Nella prima colonizzazione furono anche fondamentali i rapporti di
solidarietà, addirittura in certi casi intraregionale. «Nessuno poteva pensare
di essere ricco, quando tutti erano poveri», conferma la Maiello. Che ricorda
come la comunità, diventata ricca, si ricordò, nella seconda generazione,
dei suoi «vecchi» di Liguria. E mandò a casa soldi per costruire case nei
loro paesi d'origine, restaurare i palazzi pubblici nelle cittadine dei loro
cari, abbellendone le piazze con nuovi monumenti. Neanche a dirlo, per lo più
dedicati a Garibaldi e Mazzini.
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