Repubblica ligure, anzi genovese
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Repubblica ligure, anzi genovese

Nel 1200 Genova costituisce un vero e proprio Stato. Infatti, conquista con le buone e con le cattive tutta la Liguria, si spinge nell'odierno Piemonte, crea un forte asse con Milano. E così diventa una grande potenza nel Mediterraneo

di Giovanni Rebora

I manuali di storia, salvo qualche rara eccezione, raccontano che in Europa i grandi Stati nazionali si formano verso la fine del Quattrocento e che in Italia, nella stessa epoca, nascono gli Stati regionali. Questa sintesi, propria di una tradizione storiografica che ha quasi ignorato il Regno di Napoli (Stato regionale fin dal tempo dei Normanni), sembra restia ad accogliere qualsiasi evidenza che non appartenga ai suoi schemi. È una storiografia legata alle tematiche risorgimentali che, affascinate dal binomio Umanesimo-Rinascimento, non seppero cogliere i «valori», e nemmeno le caratteristiche, del «diverso».

Ma veniamo alla Liguria, che Stato regionale lo fu e consolidato, fin dagli inizi del secolo XIII, 1220 circa. Era uno Stato sovrano di fatto, non del tutto di diritto, certo non del senso contemporaneo del termine. Stipulava trattati e convenzioni internazionali, faceva guerre, riduceva all'obbedienza i feudatari che occupavano (a pieno diritto, seppur feudale) i territori della regione, batteva moneta e imponeva la leva militare. Insomma si comportava come uno Stato.

Non si chiamava Liguria, ma Repubblica di Genova. Fuori dalle mura cittadine il territorio dominato era stato acquisito comprando i diritti dai legittimi feudatari. Erano diventati territorio della Repubblica a tutti gli effetti Portovenere, Vado Ligure, Albisola, Varazze, Chiavari; erano invece legate alla Repubblica, mediante convenzioni, alcune comunità costiere: Porto Maurizio, Noli, Varigotti, Savona. I feudatari del levante e del Ponente erano indotti, con le buone o con le cattive (come accadde a un Grimaldi a ponente o ai Da Passano, ai Malaspina e ai Fieschi) a giurare fedeltà al Comune di Genova e ad abitarvi per sei mesi all'anno. Il Comune metteva a loro disposizione un pezzo di terra sul quale costruire la casa e la piazzetta (curia) dove si svolgevano le riunioni della famiglia. L'acquisto o l'esproprio dei diritti dei feudatari cominciano col secolo XII; i feudatari in gran parte sembrano quasi gradire una cospicua somma di denaro in cambio di dominii dalle scarse rendite. Agli acquisti si aggiungono occupazioni manu militari. Durante tutto il secolo XII si susseguono atti che assicurano al Comune di Genova il dominio sulla riviera di levante; raggiungono il culmine con la rifondazione di Chiavari sul terreno acquistato da Genova ove sorgeva l'antico borgo che la stessa aveva distrutto (con i Malaspina) nel 1172 durante la rivolta feudale.

Nella dialettica, anche cruenta, con i feudatari il Comune inserisce la fondazione di nuovi borghi e città come Villafranca di Moneglia (Villafranca, cioè libera dai vincoli feudali) e come Chiavari che, pur preesistente, era ormai ridotta in rovina. Genova acquista il terreno, detta le norme per l'urbanizzazione (le distanze tra le case, i portici, ancora visibili), suddivide il terreno destinando i lotti a cittadini genovesi o a persone fedeli. La nuova città attira molto i sudditi dei Conti di Lavagna che vengono affrancati dal Comune di Genova e liberati dall'obbligo di prestare corvées (lavoro coatto). Si sottraggono cioè le persone soggette ai Signori feudali.

Nello stesso tempo, a ponente, acquista Pareto da Enrico del Carretto e si assicura il controllo delle comunicazioni tra Savona e il Monferrato. Con gli altri Signori del ponente si stipulano accordi e si impone loro di abitare a Genova; i riottosi vengono convinti con le cattive, come accadde a un Grimaldi appeso in gabbia per alcuni giorni allo scopo di accelerare le sue decisioni.

Infine Genova ottiene nel 1162 da Federico I Barbarossa un diploma imperiale che le affida il controllo militare della riviera da capo Corvo fino a Monaco e dal giogo al mare, e piega i restanti signori feudali, solo i Del Carretto rimangono autonomi nel loro dominio di Finale.

Questo dominio articolato, come si è detto, non ha quasi nulla in comune dal punto di vista formale con la concezione contemporanea dello Stato. Di fatto è il primo aggregato regionale  autonomo, pur derivando la sua sovranità dall'Impero, e resisterà nei suoi confini fino al 1814. Confini che sembrano derivare da un progetto consapevole (nel 1110) che si conclude nei primi decenni del secolo successivo. Intorno a questi ambiti si creò una importante zona d'influenza. Langhe e Monferrato, gravitando su Genova oltre che su Milano, assicurarono alla città un territorio sufficientemente sicuro e produttivo (agrumi, vino, olio, fichi, eccetera). Queste condizioni consentirono una grande avventura economica e sociale, che avrebbe portato la città all'apice della ricchezza mondiale e all'egemonia nel Mediterraneo.

Con il dominio sul territorio regionale, Genova si assicura la via di Milano, centro mercantile e produttivo di grande importanza.

Nella prima metà del secolo XII il Comune partecipa alla fondazione di Alessandria, questa volta con l'impiego finanziario allo scopo, raggiunto appieno, di creare un centro di drenaggio degli uomini del marchese del Bosco destinati all'affrancazione e di fondare un'area libera dalle pretese feudali sull'asse Genova-Milano.

Privilegiare questa via fu la scelta vincente dei genovesi rispetto agli altri centri marittimi della Liguria.

Durante il 1100 lo sviluppo delle relazioni internazionali e le operazioni militari sul mare (al seguito delle prime tre crociate o alla conquista di Maiorca insieme con i Pisani, o di Tortosa con i cristiani della Riconquista) seguono passo passo la costruzione dell'egemonia territoriale che permetterà alla città, relativamente libera da conflitti con i vicini, di raggiungere nel secolo successivo l'apice della sua potenza economica e politica.

Genova strinse patti con Enrico di Castiglia (nel 1251, a due anni dalla riconquista di Siviglia) e con l'Impero Bizantino (trattato del Ninfeo, 1261) dal quale ottiene le colonie di Caffa in Crimea e di Pera a Costantinopoli.

Fonda colonie in tutto il Mediterraneo e soprattutto si assicura scali, fondaci, quartieri nei territori conquistati dai craciati.

Anche se gli Stati regionali sembrano riaffermarsi con il Rinascimento, senza cercare radici etniche preromane o confini bizantini, si può dire, senza timore di smentita, che la Liguria già nel dodicesimo secolo fu un insieme omogeneo per cultura, economia e politica; e che i suoi confini anche se subirono variazioni (in aumento con l'acquisto di Novi e Ovada, in diminuzione con la vendita di Oneglia ai Savoia da parte dei Doria onegliesi), sono rimasti quelli disegnati da un gruppo di uomini politici di altissimo livello - a cominciare da Caffaro, storico della Repubblica, a Ido Carmandino, Obizzo Musso, Lanfranco Pevere - che in meno di un secolo realizzò un progetto stupefacente per arditezza, determinazione e saggezza. Si ricordi che senza strumenti di comunicazione e carte geografiche, seppero individuare ogni punto strategico, militare ed economico.

Fu un disegno capace di affrontare sette secoli di storia.

Tratto dalla rivista trimestrale I magazzini del sale, gennaio - marzo 1991.

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