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La stipulazione a Parigi dell'articolo segreto

Ma il fine della Repubblica Genovese era inesorabilmente fermato. Perchè le potenze alleate, i rappresentanti di cui erano convenuti in Parigi, pensando a premunirsi saldamente contro qualunque innovazione che potesse negli anni avvenire manifestarsi in Francia, e scorgendo per ciò troppo debole lo Stato Genovese abbandonato a se stesso, giusta quanto ne avvisava lord Castelreagh, voleva la sicurezza universale che il medesimo si congiugnesse a quelli di un principe, che già forte per terra potesse cosi divenirlo sul mare (con ciò chiaramente accennavasi al re di Sardegna); e poiché vide i plenipotenziari inclinati a favorire la sua proposta, pel timore che in seguito se ne potessero alienare, sottoponeva immediatamente alla
ratifica loro questo segreto articolo. Il re di Sardegna rientrerà in possesso de' suoi antichi stati, meno la porzione della Savoia (cioè quasi una metà, la quale nondimeno vennegli restituita nel seguente 1815, nota a pié di pagina) assegnata alla Francia coll'articolo 3 del trattato patente. Egli riceverà un aumento di territorio con lo Stato di Genova, il cui porto resterà libero. Le potenze alleate si riserbano di prendere in proposito accordi col re di Sardegna.

Di simili mene però non vivevasi in Genova senza sospetto. Agostino Pareto che, mandato dal Governo a Parigi. aveva potuto nelle sue conferenze con lord Castelreagh intravvedere la più probabile risoluzione di ogni negozio, convalidava per lettera al trepidante Senato le sparse voci e i soprastanti pericoli; imperocché, asseriva, qualunque fosse per riuscire l'ultima determinazione de' principi, in questa erano già tutti concordi: che Genova non dovesse reggersi a Repubblica. E bene ei lo sapeva: perché dall' Imperatore d'Austria, Francesco, da lui interpellato, aveva avuto in risposta che le repubbliche non erano più di moda; e pregato a voler prendere sotto la protezione sua, o di qualche principe dell'imperiale famiglia, i genovesi, anziché lasciarli al Piemonte, aveva troncato ogni pratica rispondendo riciso: Iddio mi guardi sempre dallo impossessarmi del bene altrui. E per vero un suo generale, il conte di Nugent, aveva proclamato agli italiani, oppressi fin qui sotto di un ferreo giogo, come fosse alfine venuto anco per essi il giorno della libertà. Voi dovete essere una nazione unita e indipendente! Cosi gli stranieri favoriti dalla fortuna aggiungevano alla miseria lo scherno, ed insultavano con abbominio alle nostre secolari sventure.

Un avviso talmente grave, come quello di Agostino Pareto, mise dapprima in qualche imbarazzo ed apprensione il Senato. Avendosi nondimeno per certo che mai non si oltrepasserebbono i limiti della moderazione, e vociferandosi quindi come di avvenimento sicuro ed immanchevole, che, dato pure il caso di una cessione della Liguria al Piemonte (non volendosi in troppo manifesto modo contravvenire alle promesse fatte dal generale Bentink in nome dell'Inghilterra), Genova continuerebbe a godere di una forma libera e indipendente, quale nell'età di mezzo le città anseatiche, tennesi a' 29 di maggio questa segreta consulta.

Tratto da Luigi Tommaso Belgrano, Della vita e delle opere del Marchese Gerolamo Serra, Genova, Sordomuti, 1859, p. 38-39.

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