[ Indietro ] La piccola stella di marca sabaudaTesto di Giovanni PesceE arriva infine il 1814, quando, caduto Napoleone, segue la breve illusione di libertà. E la zecca genovese provvede ben presto a far circolare nuove monete rappresentate inizialmente da spiccioli che vanno dai dieci soldi ai quattro denari di rame. Ma non riesce a completare la serie con i multipli d'oro e d'argento per l'inattesa decisione delle grandi potenze riunite a Vienna d'assegnare la Liguria al regno di Sardegna. Genova diventava dunque possesso sabaudo, con tutte le conseguenze, anche monetarie, del caso. Ma ha l'assoluta necessità di restituire in vecchia moneta le consistenti somme depositate nel Banco di San Giorgio, frattanto messo in liquidazione. Chiede quindi al re di Sardegna di poter procedere all'emissione di monete d'oro e d'argento simili nella forma e uguali per valore a quelle in circolazione nel 1796 che portavano le insegne della Repubblica dei dogi biennali. Il re consente, infine: ma impone che la nuova serie rechi un contrassegno che la distingua dalle precedenti. Sulle monete «dogali» dell'età sabauda viene così impressa una piccola stella in sostituzione del punto che figurava a fianco della data 1796. La presenza della stella o del punto indica ai collezionisti il diverso grado di rarità delle due emissioni. È più ricercata e pregiata la più antica, quella originale del '96 col punto dopo la data, ridotta oggi a pochi esemplari superstiti. Tratto da La mia terra pubblicato da «Il Secolo XIX», 3 giugno 1982
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