Home > La Cronaca > I nostalgici della Repubblica di Genova

[ Indietro ]


Gazzetta del Lunedì

Lunedì 9 agosto 2004

Le Opinioni


[ La risposta del M.I.L. ]

I nostalgici della Repubblica di Genova

Trovo nella mia cassetta delle lettere l'ennesimo volantino del M.I.L. a ripetitivo sostegno della lista appoggiata dagli Indipendentisti Liguri, presentata a Borzonasca alle recenti elezioni amministrative. Lista che, peraltro, non ha neppure raggiunto il quoziente per la rappresentanza in Consiglio comunale. Si incitano i cittadini a mobilitarsi per l'indipendenza della Repubblica di Genova, con ciò andando ben oltre una proposta federalista, tanto che di tale programma si dovrebbe, forse, interessare il Prefetto e la Procura della Repubblica.

Si lanciano anche accuse contro la monarchia e il Piemonte sabaudo, rivendicando i meriti e le virtù dell'antica Repubblica Serenissima. Non sono particolarmente monarchico ma non sono certo nostalgico di uno Stato che, più che una Repubblica, era una oligarchia aristocratico-commerciale, in molti casi tirannica e dispotica.

Nelle nostre campagne poi, i nostri vecchi erano costretti a vivere come bestie, dato che gli interessi della "serenissima" non andavano oltre le mura di Genova. Con l'unione al Piemonte abbiamo avuto le prime strade di collegamento, le prime scuole, i primi ospedali e giornali da leggere liberamente (la Repubblica di Genova vietava la pubblicazione di giornali e libri, se non di carattere religioso, in quanto temeva la diffusione delle idee). Ecco perché i nostri nonni e i nostri genitori, a Borzonasca, nonostante la guerra alle spalle, al referendum diedero il 66% dei voti alla monarchia.

Non capisco, poi, certe "sparate" antistoriche che nulla hanno a che vedere con i problemi del nostro entroterra. Io credo che la Liguria debba riconoscersi, oggi, quale componente della Repubblica italiana, sia pure con i suoi valori e tradizioni. La nostra terra è una delle più risorgimentali del Paese. Basti pensare a Garibaldi, Nino Bixio, Mazzini, Mameli (autore dell'inno nazionale Fratelli d'Italia), i ministri Pareto, Ricci ed altri. Tutti sia di parte monarchica che repubblicana hanno creduto nell'Italia così come i nostri morti di tutte le guerre, fino a quella di liberazione, i cui nomi sono incisi ancora nei cippi posti nelle più sperdute frazioni. Nessuno di loro ha mai pensato di dare la vita per restaurare i privilegi aristocratico-oligarchici della Repubblica di Genova.

GIULIO NAVA

[ Indietro ]