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La Repubblica
Mercoledì 28 giugno 2006
Voto in consiglio comunale: presto in centro una targa che ricorderà il "sacco di Genova"
Anche Tursi volta le spalle ai Savoia
DONATELLA ALFONSO
Non sarà sul monumento a Vittorio Emanuele che campeggia in piazza Corvetto, sorta di storica gogna chiesta da una mozione bipartisan; ma sulla facciata di Palazzo di Giustizia o un altro luogo pubblico e simbolico, tra pochi mesi ci sarà quella targa, marmorea o in bronzo, che ricordi il Sacco di Genova del 1849, le vittime sepolte sotto lastre senza nome nella chiesa del Padre Santo, e il responsabile di tutto: Vittorio Emanuele, il re che fece l'Italia (e non in maniera indolore). Giorni duri per i Savoia: mentre l'omonimo bisnipote, ai dorati arresti domiciliari, se la deve vedere con i giudici di Potenza e le principesche furie coniugali della pubblicamente tradita Marina Doria, il consiglio comunale di Genova accoglie, dopo una discussione lunghissima che ha contrapposto più le storie e le convinzioni personali che gli schieramenti politici, la condanna ufficiale di quella violenza dimenticata, come da anni accusano gli indipendentisti del Mil. Così capita che Benzi (Liguria Nuova) non partecipi al voto perché, annuncia, piemontese di nascita e vita; che a dire di no siano quattro diessini, e i capigruppo di Fi e An Costa e Bernabò Brea; che ad astenersi siano invece ancora due ds, un altro forzista e un altro aennino. Ma quattordici sono i sì, dalla Lega a Rifondazione, e se i toni della targa vengono modificati rispetto alla proposta originale, l'impegno è comunque quello di trovare una formulazione che confermi la responsabilità di Vittorio Emanuele II nella morte di oltre cento genovesi, caduti sulle barricate erette contro i soldati guidati dal generale Lamarmora, o fucilati alla fine dell'insurrezione anti-sabauda e delle devastazioni. La targa si proporrà anche come risarcimento della memoria dei caduti, per centocinquant'anni dimenticati; ma soprattutto tornerà ad essere un pubblico atto di accusa verso i Savoia. Entro il 30 settembre si dovrà adesso decidere dove la pubblica gogna di Vittorio Emanuele (il trisavolo) dovrà essere sistemata. Soltanto un mese fa, a pensarci bene, il discendente era stato ricevuto in molti palazzi genovesi, Tursi compreso. Corsi e ricorsi, diceva Giambattista Vico...
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