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Il SecoloXIX
Giovedì 29 giugno 2006
Prima pagina dell'edizione nazionale
A Genova, invece, si segue una filosofia opposta. Sebbene identica nello sdegno. Ovvero: la statua di Vittorio Emanuele II che troneggia nella centralissima piazza Corvetto rimarrà al suo posto. Ma con un post scriptum. Una targa, insomma. Per ricordare l’umiliazione inflitta alla città - con “il sacco” del 1849 - dal figlio di Carlo Alberto di Savoia e Maria Teresa d’Asburgo Lorena. Leggi sotto tutto l'articolo |
Paese sardo cancella i Savoia da 5 vie
Punito l’insulto intercettato di Vittorio Emanuele
Indietro, Savoia. Gli avi del principe arrestato, ai quali erano state dedicate cinque strade di Atzara, in Sardegna, stanno per sparire dalla toponomastica del paesino rurale del Nuorese. Il sindaco Alessandro Corona, che con quel cognome può permettersi l’affronto, ha deciso sic et simpliciter di eliminare i Savoia da strade e piazze del centro rurale. Al posto dei Savoia, trionferanno cinque sardi illustri. Così ha deciso il primo cittadino dopo aver letto sui giornali gli insulti alla popolazione dell’isola, intercettati nelle conversazioni di Vittorio Emanuele. Al di là delle scuse dell’imbarazzatissima Marina Doria, che ha cercato di mettere una pezza all’ennesima gaffe del marito. Certo è che quella botta di gente che puzza, che se la fa con le capre e che non è neppure troppo intelligente, non è andata giù a Corona. Che sibila: «E’ una questione etica e morale che non può lasciare impassibili. Quelle di Vittorio Emanuele (citato rigorosamente senza titolo, ndr) sono parole che denotano razzismo e non rendono giustizia ai sardi, lavoratori dignitosi che hanno contribuito alla storia dell’Italia unita». Per evitare equivoci, il primo cittadino snocciola: «Sono sardi personaggi come Enrico Berlinguer, Antonio Gramsci, Grazia Deledda...». Della detronizzazione dei Savoia dalla toponomastica di Atzara si discuterà domani sera in un consiglio comunale straordinario, dove la proposta di Corona pare destinata a passare con voto bipartisan.
A Genova, invece, si segue una filosofia opposta. Sebbene identica nello sdegno. Ovvero: la statua di Vittorio Emanuele II che troneggia nella centralissima piazza Corvetto rimarrà al suo posto. Ma con un post scriptum. Una targa, insomma. Per ricordare l’umiliazione inflitta alla città - con “il sacco” del 1849 - dal figlio di Carlo Alberto di Savoia e Maria Teresa d’Asburgo Lorena. Come dire: le colpe dei padri non devono mai ricadere sui figli. Ma in Italia può accadere il contrario. Può accadere che un pronipote reale, dal quale persino i familiari più stretti prendono le distanze - con dichiarazioni spietate di una sorella - faccia riaprire ferite antiche. O che, in Sardegna - anche a costo di gettare nel panico postini e residenti, costretti a rifare tutti i documenti - faccia cambiare i nomi di cinque strade di un paesino del Nuorese.
Paolo Caboni
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