la città
Scherzi del calendario
e memoria del passato
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Le date di Pasqua
quest’anno sono
le stesse del 1849:
era giovedì 5 aprile
quando i Savoia
bombardarono
Genova |
ACCADE di rado. Ma quest’anno accade che le ricorrenze pasquali
siano esattamente quelle del 1849. Solo che a Genova nel 1849 la situazione era
profondamente differente e, purtroppo, molto, ma molto più drammatica. Venerdì 23
marzo del 1849 (controllate le date sul calendario del 2007) Carlo Alberto fu
sconfitto a Novara, in una giornata piovosa, dagli austriaci di Radetzky. Saputa
la notizia Genova insorse, forse per riottenere quell’indipendenza perduta pochi
decenni prima per atto illegittimo del Congresso di Vienna. Un’insurrezione spontanea,
di popolo, qualche anno dopo le celebrazioni del centenario della cacciata degli
austriaci nel 1746 avvenuta a seguito della sassata del Balilla, un mito allora
fortemente vivo nel cuore dei Genovesi. La vicenda delle violenze dei bersaglieri
contro Genova è molto bene esposta nel contributo "Il Sacco di Genova" di Renzo
Parodi apparso nel volume "Finestra sul Risorgimento", che raccoglie gli articoli
editi nel 2004 dal Secolo XIX su quel tema. Qui desidero evidenziare cosa accadde
nelle identiche ricorrenze di allora e di oggi. Giovedì 5 aprile del 1849, come
quello del 2007, era giovedì santo. Di mattina fu ferito lo studente savonese
Alessandro De Stefanis che morirà dopo un mese di atroci sofferenze per le violenze
inflitte a sangue freddo dalla soldataglia di La Marmora. Genova lo ricorda in una
strada, corso De Stefanis appunto, e nel sacrario della Chiesa di Nostra Signora
di Loreto in Oregina. Sempre giovedì 5 aprile 1849, verso il pomeriggio, comincia
il bombardamento su Portoria che durerà trentasei ore e che provocherà un centinaio
di morti, raccolti dalla pietà dei Cappuccini in fossa comune nella cripta della
Chiesa di Padre Santo in via Bertani. L’8 aprile allora e oggi era giorno di Pasqua.
E l’8 aprile è la data dell’infame lettera, scritta in francese al generale dei
bersaglieri La Marmora, in cui Vittorio Emanuele II definisce i genovesi "vile e
infetta razza di canaglie". Lo stesso La Marmora scrive che quando mercoledì 11
aprile alle ore 11 entrò vittorioso (sic!) in una Genova saccheggiata, violentata,
uccisa e offesa dai bersaglieri trovò le strade deserte con tutte le porte e le
finestre sbarrate. Ecco perché il M.I.L. Movimento Indipendentista Ligure dà
appuntamento a tutti giovedì santo, il 5 aprile, dalle ore 14 in poi a Corvetto
sotto la statua del re che ingiuriò i genovesi per ricordare il vile bombardamento
che proprio in quel giorno e in quella ricorrenza tormentò la nostra città e i
nostri padri.
FRANCO BAMPI
segretario del Mil,Movimento indipendentista ligure
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