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Il Secolo XIX

Martedì 17 maggio 2007

LA CURIOSITÀ

«Mi candido alla Provincia. Per cancellarla»

Peo Campodonico, autore
dell’inno del Genoa ed ex
docente: «Solo con il
federalismo fiscale si
risolvono i problemi»

Peo Campodonico

C’È UN CANDIDATO presidente della Provincia che, nel suo programma, ha come obiettivo l’abolizione della Provincia stessa. Ma quella di Piero Campodonico, candidato del Mil (movimento indipendentista ligure) è una provocazione e viene da un personaggio che non ha bisogno di presentazione: Campodonico è il Peo genoano per tutti (ha scritto l’inno rossoblù), ha 72 anni, è un ex professore di ragioneria all’Abba e al Vittorio Emanuele. Ma ha anche un curriculum politico come ex assessore comunale dal ‘71 al ‘76 nel Psi. Senza trascurare la sua passione per il teatro dialettale (è regista ed attore). «Tutti i partiti sembrano aver dimenticato - ricorda - che, dopo il ‘70, con l’istituzione delle Regioni, era prevista l’abolizione delle Province. Invece, da 37 anni, nessuno parla di questo. E io ho proposto questo obiettivo, subito dopo il programma del Mil, che chiede l’indipendenza della Liguria, con la creazione di una Repubblica autonoma». Domanda d’obbligo. Se i genovesi dovessero eleggere Campodonico come Presidente della Provincia, il giorno dopo l’investitura, che cosa farebbe? «Mi batterei per l’indipendenza della Liguria, o almeno per far rimanere nella nostra terra, per creare le infrastrutture le tasse che derivano dal porto. Secondo uno studio della Bocconi, basterebbe il gettito di un anno per il terzo valico e le altre infrastrutture. Eppure, a Roma non trovano mai i soldi per Genova, lo sviluppo del porto e della città. Senza infrastrutture, il futuro della nostra area e quello dei nostri figli diventa difficile. E poi penserei subito al futuro senza le Province. Questo, se ce ne fosse bisogno, dimostra che non mi candido per avere una poltrona, ma per portare avanti gli interessi di Genova e della Liguria». Ma, senza la Provincia, Rondanina con i suoi 100 abitanti e i Comuni piccoli che cosa potrebbero fare? «Ci vogliono i consorzi tra Comuni, oltre alla città metropolitana. Così si risolvono i problemi sul posto dei residenti. Basterebbe destinare ai consorzi i soldi destinati alle Province». Proprio in questi giorni lo Sdi è riuscito a ricompattare tutti o quasi i socialisti. Lei sembra essere rimasto uno dei pochi su cui non ha avuto effetto il profumo del garofano... «Il mio cuore batte a sinistra. Ma con lo Sdi oggi non potrei schierarmi perché la scelta di Marta Vincenzi a candidato sindaco è stata fatta da Roma e a Roma, non dai genovesi. È stata una scelta imposta alla città, secondo me, con metodi stalinisti. Anche se non dico agli altri di non votarla, personalmente non lo farò. Non ho dimenticato quando aveva affermato che Enrico Preziosi, presidente del Genoa non doveva restare a Genova, non ne era degno. Ma su questo, ce ne sarebbe anche per altri».

GIULIANO MACCIÒ

 

 
 

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