ditelo al direttore
Si può essere indipendenti anche
nella globalizzazione
I due articoli di Michele Merchesiello e Alberto Cappato
(Il Secolo XIX del 12 agosto) hanno affrontato interessanti problematiche
sulle quali vorremmo fare alcune considerazioni. Marchesiello, decisamente
contrario agli "indipendentismi", chiude il suo articolo scrivendo:
«Consideriamo piuttosto come la sirena del separatismo, da chiunque invocata,
includa sempre nel proprio orizzonte un destino di provinciale arretratezza
e la perdita di quelle libertà democratiche che solo lo stare uniti può
assicurare». Cappato che è ottimista sul futuro di Genova, al punto che
ha lasciato Sophia Antipolis (la Silicon Valley europea), per tornare a
lavorare da noi ed ora è segretario generale dell'Istituto Internazionale
delle Comunicazioni, ha scritto: «...Genova ha in sé, nel suo dna, le
caratteristiche necessarie a realizzare il salto di qualità che ci
permetterebbe di fare della nostra città un luogo ambito non solo per
trascorrere la pensione (tanto per noi giovani la pensione non esisterà), ma
anche per fare impresa e promuovere la cultura...». Ed ha individuato le
nostre opportunità: «il Mediterraneo, il porto, le tecnologie, la cultura,
ed il territorio con le sue tradizioni e le sue produzioni tipiche, spesso
di nicchia, ma di eccellenza...». A coloro, come il sottoscritto, che da
tempo, si sono dedicati al tentativo di recuperare, per Genova e la Liguria,
quella storica indipendenza che per oltre 700 anni, aveva saputo creare
una vera Civiltà Ligure, con autentici valori, sorge spontanea una domanda:
non è proprio con una ritrovata Indipendenza (sempre all'interno dell'Ue),
che possiamo restituire alla Liguria un futuro politico ed economico che
la riporti ad essere protagonista nel Mediterraneo? Se leggiamo bene la
storia della Liguria, dobbiamo constatare che, dal 1090 al 1797, i genovesi
ed i liguri (Andrea Doria non era genovese!), hanno saputo "usare bene" la
loro Indipendenza e pur essendo sempre una piccola Nazione-Stato, hanno
saputo, con una classe dirigente di alto livello, tenere testa ai grandi
regni ed imperi di allora. Nessuno allora ci vieta, anche oggi, con la
globalizzazione ed una rinata indipendenza che ci costringerà ad avere una
classe dirigente di alto livello, di saper sfruttare al meglio quelle
opportunità che ha così ben individuato Cappato nel suo articolo. Per noi
indipendenza significa quindi, sia nella politica sia nell'economia,
riassunzioni di responsabilità, poteri decisionali e classi dirigenti di
alto livello.
Vincenzo Matteucci presidente
Movimento indipendentista Ligure
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