LEZIONE DI STORIA DELLA FONDAZIONE GARRONE
1960, le giornate di Genova
Il professor Canfora ha rivissuto gli attimi
di violenza e paura
di Vincenzo Matteucci*
Con la consueta cornice di grande pubblico si è svolta
anche la 6ª lezione di Storia di «Genova italiana», promossa ed organizzata
dalla Fondazione Garrone con la collaborazione di Editore Laterza e Palazzo
Ducale Fondazione per la Cultura. L'ha tenuta il prof. Luciano Canfora,
docente di Filologia classica all'Università di Bari ed ha raccontato le
giornate della «rivolta di Genova» del 30 giugno 1960, quando la città
«partigiana» si ribellò alla decisione, presa a livello «nazionale» (dalla
corrente di Almirante), di far svolgere «provocatoriamente» il 6° Congresso
nazionale del Movimento Sociale italiano, al teatro Margherita, a pochi
metri dal «sacrario della Resistenza» situato sotto il Ponte monumentale,
come gesto di sfida agli antifascisti. Tambroni, era presidente del
Consiglio dei ministri e accettò questa decisione per avere l'appoggio del
Msi al suo governo. Male gliene colse! Sicuramente non conosceva il Dna
dei genovesi che, questa volta nella loro parte predominante di «sinistra»,
scattò come una molla! Donne, giovani, anziani, operai e «camalli», si
ricordarono di quando costrinsero i tedeschi ad arrendersi alla città.
(clicca qui per saperne di più). Con il coordinamento dei
partiti prevalentemente di centro-sinistra (comunisti, socialisti,
socialdemocratici, radicali e repubblicani) e della Camera del lavoro,
iniziò una grande manifestazione di protesta che partendo da piazza
dell'Annunziata sarebbe dovuta terminare in piazza della Vittoria. Invece
i manifestanti non sciolsero la manifestazione e risalirono verso piazza
De Ferrari dove iniziarono gli scontri con le forze di polizia. Con grande
senso di responsabilità, prima che ci fossero anche dei morti, il presidente
dell'Anpi, Giorgio Gimelli, convinse i manifestanti a fermare gli scontri
che comunque lasciarono sul campo 162 agenti e 40 manifestanti feriti. Il
Congresso venne annullato e cadde il governo Tambroni. Come non ricordare
allora la lettera, firmata, che scrisse il 18 marzo 2006 un partigiano
(classe 1922, tuttora vivente, tessera N° 82 del Corpo Comando Divisione
Vigano Cln), a «il Giornale»: «...cacciati via i fascisti e i tedeschi,
per un certo tempo è girata la voce che avremmo potuto restituire
l’indipendenza alla Liguria, onde evitare che nel futuro avvenissero di
nuovo nella Comunità ligure le tragedie che avevamo dovuto subire. Ma
arrivò l’ordine perentorio da Roma (Togliatti? ndr) di lasciare perdere...».
Purtroppo... obbedirono!
*Presidente Mil
Movimento Indipendentista Ligure
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