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il Giornale

Mercoledì 9 febbraio 2011

LEZIONI DI STORIA

Genova e l'omicidio Rossa

Alla Fondazione Garrone il racconto della strage di via Fracchia

di Vincenzo Matteucci*

Grande successo di pubblico anche alla settima lezione di Storia di «Genova italiana», promossa ed organizzata dalla Fondazione Garrone con la collaborazione di Editore Laterza e Palazzo Ducale Fondazione per la cultura. Giovanni Bianconi, inviato speciale del Corriere della Sera, ha ripercorso i tragici avvenimenti che videro Genova crocevia importante del panorama eversivo degli anni '70-80, quando Guido Rossa, operaio Italsider, rappresentante sindacale della Fiom-Cgil ed iscritto al Partito comunista italiano, venne trucidato la mattina del 24 gennaio 1979, dalle Brigate Rosse, in via Fracchia a Oregina. Tutta la città rimase sgomenta ed impaurita, ma circa 250mila persone parteciparono ai suoi funerali, sotto una gelida pioggia e le lacrime di Sandro Pertini. Il gruppo di fuoco delle Brigate Rosse,con tale assassinio, firmò anche l'inizio della sua sconfitta. Quattordici mesi dopo, il 28 marzo 1980, i carabinieri del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, indirizzati dal primo «pentito» di rilievo, Patrizio Peci, sempre in via Fracchia, all'interno di un «covo», sorpresero ed uccisero quattro brigatisti, fra i quali Riccardo Dura, colui che finì, con un colpo al cuore, Guido Rossa, che avrebbe dovuto invece essere solamente «gambizzato». La città di Genova si è ritrovata, ancora una volta, «coinvolta» e dal centro di tragici avvenimenti della Storia «italiana» che vide anche le tragiche morti di Aldo Moro, di Forze dell'ordine, magistrati, giornalisti, sindacalisti e personaggi politici. Secondo l'inchiesta di Sergio Zavoli «La notte della Repubblica», dal 1974 al 1988 (omicidio di Roberto Ruffilli), le Brigate rosse hanno rivendicato 86 omicidi,più i ferimenti, i sequestri di persone e le rapine compiute per «finanziarsi». Gli storici, i «politici», gli intellettuali, ecc.. prima o dopo, dovranno porsi la «domanda» del «perché, in Italia, sia potuta crescere una simile violenza terroristica», che vide anche «simpatie collaterali più o meno sommerse». Alcuni hanno ipotizzato che ciò fosse dovuto alla crescita tumultuosa di una società priva di «valori». Come genovesi e liguri non possiamo allora ignorare che la «Comunità Ligure», in oltre 700 anni di Storia, era riuscita a «costruire e forgiare», fra mille difficoltà, una Nazione indipendente, la Repubblica di Genova, con una sua Civiltà ed autentici «valori» (clicca qui per saperne di più) che sono stati capaci di tenere la Comunità lontana da rivolte e sommosse violente del suo popolo. Una domanda ci viene allora spontanea: una Liguria «rimasta» indipendente e quindi non «coinvolta» nelle tragiche scelte «italiane» di due guerre mondiali e di «inopportune» guerre coloniali, non avrebbe seguito la strada che ha percorso la Svizzera: pacifismo e sano pragmatismo?

*Presidente Mil
Movimento Indipendentista Ligure

 

 
 

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