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[ 1. Dichiarazione ] [ 2. Perché il M.I.L. ha deciso di presentarsi alle Elezioni Comunali di Genova ] [ 3. Perché la Liguria ha diritto a RI-tornare indipendente: le sette Date Storiche ] [ 4. I nove valori della REPUBBLICA di GENOVA ] [ 5. Perché una Liguria indipendente ] [ 6. Genova 2004: capitale europea della cultura ] [ 7. Conclusioni ]

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PROGRAMMA ELETTORALE
DEL MOVIMENTO INDIPENDENTISTA LIGURE
PER IL GOVERNO DEL COMUNE DI GENOVA


Il M.I.L., Movimento Indipendentista Ligure, è stato fondato il 17 gennaio 2001 con il seguente scopo:

Il Movimento Indipendentista Ligure nell'interesse e per conto dell'attuale popolazione Ligure si propone di recuperare pacificamente alla LIGURIA con azioni politiche e giuridiche la Sovranità di Nazione Indipendente perduta temporaneamente nel 1814 a causa dell'illegittima decisione assunta dal Congresso di Vienna (1814-15) MAI ratificata da un plebiscito popolare.

A norma dell'art. 2 dello Statuto, il M.I.L. si scioglierà quando il precedente scopo statutario sarà raggiunto.

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1. Dichiarazione

Si riconosce l'esistenza del diritto internazionale della Liguria di poter ritornare indipendente, perché non è mai stata chiamata a votare il plebiscito di annessione, né al regno di Sardegna, né a quello d'Italia, come invece hanno fatto altre regioni italiane.

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2. Perché il M.I.L. ha deciso di presentarsi alle Elezioni Comunali di Genova

Il M.I.L. – Movimento Indipendentista Ligure ha deciso di presentarsi alle elezioni Comunali di Genova per i seguenti motivi.

  1. Portare a conoscenza di tutti i Cittadini che la Liguria, unica regione italiana, possiede il diritto internazionale imprescrittibile di poter RI-tornare indipendente.
  2. Attivarsi per far riconoscere questo diritto all'indipendenza, iniziando questa battaglia culturale, storica, giuridica e politica dal Comune di Genova, in quanto dal 1090 in poi, è stato proprio l'antico e glorioso Comune di Genova a portare tutta la Liguria ad essere uno stato indipendente e sovrano per oltre 700 anni, con il nome di "REPUBBLICA di GENOVA".
  3. Diffondere tra i cittadini la vera storia della Liguria, la grande civiltà che questa popolazione ha saputo costruire in oltre 700 anni di indipendenza e testimoniare che i valori elaborati da questa civiltà sono tuttora attualissimi.
  4. Evidenziare come una Liguria, di nuovo indipendente, con l'assunzione di tutte le responsabilità che i poteri decisionali comportano, sarebbe di nuovo protagonista nell'ambito della comunità europea e mondiale.

Per raggiungere questi obiettivi il M.I.L. e i suoi candidati non faranno "santini elettorali", non affiggeranno manifesti con foto e si asterranno dal fare qualsivoglia attività per sollecitare gli elettori a votare la lista. La battaglia del M.I.L. non sarà quindi rivolta ad ottenere più voti possibili, ma sarà tutta dedicata al solo scopo di portare a conoscenza del numero più alto possibile di cittadini genovesi e liguri, quali sono i diritti internazionali che la Liguria possiede per poter RI-tornare indipendente e quali sono i vantaggi istituzionali, morali, sociali ed economici di una moderna indipendenza per un territorio particolare come quello ligure.

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3. Perché la Liguria ha diritto a RI-tornare indipendente:
le sette Date Storiche

Vi sono sette Date Storiche che dimostrano inconfutabilmente il diritto di esistere della REPUBBLICA di GENOVA.

9 ottobre 1796
Per conservare la propria sovranità, la REPUBBLICA di GENOVA stipula a Parigi una Convenzione Segreta per evitare l'invasione delle truppe napoleoniche, pagando un importo di ben 4 milioni di franchi che oggi, con gli interessi composti, ammontano a oltre 100 miliardi di euro (circa 200mila miliardi di lire italiane). Nonostante ciò la Francia non sta ai patti: invade la Liguria e fa razzia dell'enorme patrimonio del Banco di S, Giorgio, delle Chiese e delle case private senza che ci fosse alcun status di guerra!
Battuti gli austro-piemontesi (1796-1797), Napoleone costituisce le Repubbliche Cispadana e Cisalpina, minacciando sempre di più la libera REPUBBLICA di GENOVA.

22 maggio 1797
I giacobini genovesi tentano un colpo di stato, per consegnare la REPUBBLICA di GENOVA a Napoleone. Ma 6.000 (seimila!) camalli e carbonai, inviperiti anche perché i rivoltosi volevano chiudere il porto facendo quindi diminuire il loro lavoro, difendono la loro REPUBBLICA e riconquistano Palazzo Ducale, facendo momentaneamente fallire il colpo di stato.

6 giugno 1797
Per evitare che l'armata di Napoleone, pronta a Mombello, si diriga su Genova e faccia una carneficina, i reggitori della Repubblica sono costretti a firmare una Convenzione che decreta la nascita della Repubblica Democratica Ligure. Il titolo di presidente viene conferito in un primo tempo allo stesso doge della Repubblica di Genova, Giacomo Maria Brignole, per cercare di tenere buono il popolo! Questa Repubblica viene dichiarata autonoma rispetto a quella Cisalpina e a quella Cispadana per non irritare il sentimento indipendentista dei Genovesi e dei Liguri.

26 aprile 1814
La REPUBBLICA di GENOVA, dominata dai francesi con la forza fino al 6 aprile 1814 (abdicazione di Napoleone), è legalmente ricostituita dal comandante delle truppe inglesi, Generale William Bentinck, con il famoso Proclama il quale, all'art. 1, decreta

Che la costituzione quale esisteva nell'anno 1797, con quelle modificazioni che il voto generale, il pubblico bene e lo spirito dell'originale Costituzione del 1576 sembrano richiedere, è ristabilita.

26 dicembre 1814
Contravvenendo al Proclama del 26 aprile 1814, il Congresso di Vienna, composto dalle monarchie europee (quasi tutte debitrici di ingenti somme al Banco di San Giorgio di Genova) dispone, con la forza, che gli Stati della ricostituita REPUBBLICA di GENOVA siano riuniti al Regno di Sardegna. Eliminato il creditore le Potenze di allora ottennero, di fatto, l'annullamento dei loro debiti!
I delegati della REPUBBLICA di GENOVA, che partecipava sovrana al Congresso di Vienna, e il legittimo Governo genovese non vollero firmare alcun documento di approvazione delle decisioni prese dal Congresso. Più precisamente nella Nota del 12 novembre 1814 inviata, per conto del Governo Ligure, da Gerolamo Serra al Ministro Plenipotenziario Antonio Brignole Sale si legge

il Governo, sull'interpello del sottoscritto e dopo un maturo esame, ha deliberato che non desistiate, per qualunque minaccia o lusinga, dal reclamare l'indipendenza e l'integrità del Genovesato, che la sola violenza, tanto più e sì giustamente detestata dalle alte Potenze contraenti, ha potuto torre a una nazione, la cui indipendenza è tanto antica quanto quella di parecchi e più rispettabili Stati d'Europa; ed ha espressamente presa la deliberazione e commesso a noi di comunicarvela che quando anche foste sicuro che i plenipotenziari del Congresso avesser decisa la riunione del Genovesato agli stati di una Potenza straniera, la proposizione de' privilegi da accordarsi agli abitanti del Genovesato non porti il nome del nostro Governo, ma sia una semplice carta senza sottoscrizione.

Infine, saputa l'irrevocabile decisione del Congresso di Vienna viene emesso il famoso Proclama dei Governatori e Procuratori della Serenissima Repubblica di Genova che inizia con la frase

Informati che il Congresso di Vienna ha disposto della nostra Patria
riunendola agli Stati di S. M. il Re di Sardegna
risoluti dall'una parte a non lederne i diritti imperscrittibili,
dall'altra a non usar mezzi inutili e funesti, Noi deponiamo un'Autorità che la confidenza
della Nazione e l'acquiescenza delle principali Potenze avevano comprovata.

Val la pena di ricordare che venne invece mantenuta la sovranità della Repubblica di San Marino, nonostante le mire dello Stato della Chiesa.

1-10 aprile 1849
Le truppe sabaude, comandate dal generale La Marmora, si abbandonano al Sacco di Genova soffocando in un bagno di sangue la rivolta degli insorti genovesi e liguri che, dopo la sconfitta di Novara, avevano sperato di poter ristabilire la loro plurisecolare Repubblica!

1860-1870
La monarchia sabauda fa votare i Plebisciti d'annessione al Regno di Sardegna e al Regno d'Italia con l'evidente scopo di sanare la violazione del Diritto Internazionale compiuta annettendo, con la forza, i territori che allora costituivano gli Stati, sovrani e indipendenti, della penisola italiana.

Ma i cittadini Liguri non furono MAI chiamati a manifestare la loro volontà!
È infatti evidente che i cittadini genovesi e liguri avrebbero votato NO!

In conclusione le precedenti vicende storiche evidenziano due fatti:

  1. Quando il Congresso di Vienna dispose la riunione degli Stati della Liguria al Regno di Sardegna, il legittimo Governo genovese fu ben attento a non compromettere la possibilità che la Liguria potesse, in un periodo più favorevole, RI-tornare indipendente, sovrana e prospera come lo fu per oltre 700 anni.
  2. L'annessione al Regno di Sardegna, prima, e al Regno d'Italia, poi, non fu mai sancita da un plebiscito popolare per l'evidente motivazione che i cittadini genovesi e liguri, gelosi e orgogliosi della loro sovranità, avrebbero votato NO.

Questa è la grande eredità che i nostri Padri, vissuti in una Liguria indipendente e sovrana, hanno voluto lasciare a noi per poter far valere il diritto all'indipendenza nei tempi più propizi. Ed è di tutta evidenza che, da allora, vi furono guerre di conquista, guerre coloniali, la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, la guerra fredda, fino al crollo del Muro di Berlino e alla realizzazione della moneta unica europea, segnale tangibile e reale che i grandi stati nazionali non sono più necessari per il mantenimento della pace in una Europa sempre più unita. Pertanto questo nostro tempo è il primo periodo storico in cui è possibile rivendicare l'eredità dei nostri Padri senza compromettere alcunché. In definitiva la situazione è la seguente.

Esistono i presupposti storici e giuridici
per rivendicare la SOVRANITÀ e l'INDIPENDENZA
della REPUBBLICA di GENOVA.
Questo nostro tempo è il primo periodo in cui,
senza compromettere alcunché,
il Popolo Genovese e Ligure può rivendicare i suoi
DIRITTI INTERNAZIONALI IMPRESCRITTIBILI

Questo è esattamente ciò che Il M.I.L. si propone di fare.

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4. I nove valori della REPUBBLICA di GENOVA

Le popolazioni Liguri, forti e fiere della loro sovranità e indipendenza, avevano saputo creare una vera civiltà, fatta di autentici valori, che oggi si rivelano attualissimi, moderni e progressisti. Di seguito ne elenchiamo i più importanti.

  1. La centralità e l'importanza del lavoro (il darsi da fare ligure) in un mondo che, in quel tempo, vedeva invece prevalere le consuetudini feudali dei signorotti (re, imperatori, feudatari, ecc.) che vivevano sfruttando il lavoro degli altri, come vere e proprie rendite parassitarie sulla Gleba.
  2. L'importanza della solidarietà (che allora si svolgeva sotto il nome di beneficenza) che vide nella Repubblica di Genova la nascita dell'Albergo dei Poveri, dell'Ospedale Pammatone, ecc.
  3. La lotta a qualsiasi forma di razzismo o di ghettizzazione, fino al punto di aver saputo accogliere dei profughi albanesi, i Durazzo, che liberati dalla schiavitù e diventati uomini liberi, ma rispettosi delle leggi e consuetudini della Repubblica, seppero meritarsi la stima e la fiducia della popolazione a tal punto che dettero ben otto Dogi alla Repubblica e divennero una delle famiglie più stimate della Comunità.
  4. L'assoluta separazione fra il governo e la religione, ossia fra la Chiesa ed il Potere Civile al punto tale che i prelati non potevano assurgere a cariche pubbliche.
  5. La tolleranza religiosa e il ripudio di tutti i fondamentalismi, quando in tutta l'Europa imperversava la durissima e crudele Inquisizione.
  6. La forma istituzionale repubblicana, per quei tempi già democratica (il Senato della Repubblica, composto da 400 membri), quando in tutto il mondo di allora dominavano le monarchie feudali, ereditarie, dispotiche ed autoritarie.
  7. L'ordinamento interno di schietto stampo federalista (le Comunità liguri avevano propri Statuti ed erano legate alla Repubblica di Genova da veri e propri patti federali, al punto che la Repubblica di Noli si autogovernava) consono a un popolo che rifiutava la guerra come strumento di conquista e di dominazione dei popoli.
  8. Il controllo a posteriori, sempre e comunque, dell'operato della classe dirigente, con l'Istituto dei Supremi Sindicatori, esatto contrario di quanto avviene oggi essendo il controllo a priori o durante l'esercizio del Governo e realizzato attraverso una pesantissima burocrazia, capace di paralizzare o quanto meno rallentare notevolmente l'efficacia dei legittimi poteri decisionali di chi governa, eletto dal consenso popolare
  9. La creazione di una organizzazione politica basata (proprio perché di cultura mercantile mediterranea) sul rifiuto della tirannia e della guerra di conquista, dei territori e dei popoli e su uno stato leggero con pochissima burocrazia e bassissime imposte tributarie.

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5. Perché una Liguria indipendente

In un articolo apparso su Panorama giovedì 18 settembre 1997, dal titolo "Ma l'indipendentismo ha tutti i diritti" don Gianni Baget Bozzo ha scritto testualmente

Gli argomenti avanzati dal partito della repressione contraddicono la forma attuale del diritto pubblico europeo che ha reso un principio internazionale l'autodeterminazione dei popoli. Questo principio è stato applicato come norma vigente nei problemi sorti dallo sfaldamento dell'Urss. Prima invocato dai popoli ex coloniali, il principio è divenuto in quell'occasione una regola effettiva che ha modificato la carta politica dell'Europa. Esso è stato posto come principio vigente dalla istituzione paneuropea, la Csce, che ha ordinato la transizione dell'est europeo dall'impero sovietico alla nazione ed etnie tradizionali.

D'altra parte, come documentato in un articolo apparso sul Corriere della Sera di lunedì 15 dicembre 1997,

Nel 1946 c'erano 74 Paesi nel mondo, oggi ce ne sono 192: più della metà di questi ha una popolazione inferiore ai 6 milioni di abitanti. Nello stesso mezzo secolo il volume del commercio internazionale è esploso, ed oggi, con 192 Paesi indipendenti si parla di economia globale come mai prima d'ora. Molti dei Paesi che sono cresciuti più in fretta negli ultimi tre decenni sono molto piccoli come ad esempio Singapore.

La tendenza mondiale è dunque quella di avere stati piccoli, leggeri ed efficienti, proprio come lo era l'antica REPUBBLICA di GENOVA, fatto questo che sta sempre più assumendo una precisa e indiscutibile veste giuridica al punto da essere guida per decidere gli assetti mondiali. E in effetti si apprestano ad entrare nella Comunità Europea, in qualità di stati sovrani, Malta, Cipro e la Slovenia, che non possono certamente vantare una storia e una importanza sociale ed economica pari a quella della Liguria.

Si noti che questi nuovi stati membri godranno dei diritti di tutti gli altri stati indipendenti: avranno la presidenza di turno e un preciso numero di parlamentari europei. La Liguria, invece, essendo elettoralmente marginale non è riuscita ad eleggere nemmeno un parlamentare. Il Lussemburgo, che ha una popolazione di circa un quarto di quella ligure, essendo stato sovrano, ha diritto a ben sei parlamentari!

E non sfugge certo ai cittadini genovesi che il Porto di Voltri è stato acquistato da Singapore, uno Stato che è diventato sempre più importante e sempre più florido da quando, negli anni sessanta, si è risolto a diventare indipendente e sovrano per decidere da sé del proprio destino. E, a quanto pare, la scelta è stata coronata da un grande successo!

Parimenti non sfugge come ogni problema riguardante la nostra terra possa essere o meno risolto esclusivamente da scelte fatte a Roma, lontane dalla realtà e dagli interessi della popolazione genovese e ligure. Basti pensare al problema delle acciaierie o alla carenza di trasferimenti per il 2004, quando Genova sarà capitale europea della cultura.

Ecco perché occorre essere indipendenti e sovrani: per poter decidere noi stessi dei nostri destini, assumendoci tutte le responsabilità decisionali che un tale status comporta. Per meglio chiarire questi aspetti, ora appena accennati, osserviamo che indipendenza e sovranità significano essenzialmente capacità di decidere autonomamente (dovendo cioè rispondere alla sola popolazione genovese e ligure) sull'economia e sull'ordinamento. Analizziamo questi due aspetti con maggiore dettaglio.

L'aspetto economico
La Liguria è terra aspra, capace di diventare prosperosa e ricca se si segue l'esempio della REPUBBLICA di GENOVA. Ecco come argomentava il marchese Agostino Pareto nella nota inviata al ministro degli esteri inglese lord Castlereagh in data 11 maggio 1814.

Posta in un territorio stretto e sterile, essa (la Liguria, ndr) non ha che un solo mezzo d'esistenza, il commercio d'economia; e nella concorrenza dei porti vicini, il commercio non potrebbe aver luogo, secondo un sistema e regolamenti finanziarii, il meno onerosi possibili, tali quali esistevano altre volte. L'antico Governo Genovese era per sua natura, il più economo e il meno costoso di tutti i Governi d'Europa; l'imposta vi era leggerissima, i diritti sopra il commercio pressoché insignificanti. Invano si nutrirebbe lusinga di conservare questo sistema, se Genova fosse retta da tutt'altra forma Governo, e meno ancora se essa fosse riunita a una Stato più esteso. Dei bisogni senza numero e senza misura verrebbero di nuovo a schiacciare questo infelice paese, che indebolito da quindici anni per perdite immense, sacrificate a interessi stranieri ai suoi, invece di veder rimarginare le sue piaghe, vedrebbe ben tosto diseccare per sempre le sorgenti della sua industria, e consumare la sua rovina.

Agostino Pareto aveva esattamente centrato la vera vocazione del territorio ligure.

Non potendo fare qui previsioni su cosa accadrebbe se DAVVERO si prospettasse la possibilità che la Liguria RI-torni indipendente, osserviamo solo che ogni anno il porto di Genova invia a Roma circa un miliardo e mezzo di euro (3000 miliardi di lire) e che l'Irpef pagata annualmente dai cittadini liguri ammonta a oltre 16 miliardi di euro (32000 miliardi di lire). Aggiungendo Irpeg, Iva, e tributi vari (benzina, tabacchi, bolli, ecc.) la Liguria versa allo Stato Italiano oltre 40 miliardi di euro (80.000 miliardi di lire) all'anno. Cosa ottiene in cambio? Posti di lavoro? Maggiore qualità della vita? Servizi eccellenti? Giudichi il lettore se non si potrebbe avere una migliore gestione della cosa pubblica viste le cifre stratosferiche che i Liguri pagano (e sono quelli che in Italia pagano più tasse pro capite! La testata "Il Giornale" del 3 giugno 1995 titolava «I liguri sono i contribuenti più spremuti dal Fisco: pagano ogni anno otto milioni a testa»).

L'indipendenza consentirebbe di restituire Genova e la Liguria alla loro vera vocazione, quella che ha reso ricca e prospera la gente ligure: quella enunciata da Agostino Pareto con l'aggiunta dello sviluppo delle moderne alte tecnologie (hi-tech), del turismo, di una agricoltura di “qualità” e di veri e propri "poli della scienza e della cultura".

L'aspetto normativo
Non va inoltre sottovalutato che essere indipendenti significa essere esonerati dal rispetto del sistema legislativo italiano che, per una regione come la Liguria, è fortemente penalizzante. Una Liguria indipendente potrà fare le proprie leggi in piena autonomia, decidere di avere una burocrazia leggerissima (proprio come nella REPUBBLICA di GENOVA), imposte limitate e servizi di primissima qualità al fine di restituire il territorio alla sua vocazione naturale: quella di essere terra di commercio e di finanza.

È infine evidente che una Liguria prospera e ricca potrà con facilità esercitarsi in tutte quelle opere di solidarietà verso i propri cittadini e verso le popolazioni non liguri, che hanno contraddistinto la qualità dell'assistenza attuata dalla REPUBBLICA di GENOVA anche in periodi nei quali il singolo individuo era molto meno considerato.

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6. Genova 2004: capitale europea della cultura

Questo è l'unico tema schiettamente amministrativo presente nel programma del Movimento Indipendentista Ligure. Il 2004 è infatti la grande occasione da non perdere per rilanciare Genova, la Liguria e la sua identità. In sintesi occorre:

  1. rilanciare l’identità genovese e ligure, frutto di quella civiltà mediterranea che ha fatto da culla alla civiltà europea;
  2. esaltare il ruolo di Genova come città-porto mediterranea ridando centralità a questa antica vocazione, un tempo di importanza mondiale, oggi con l'ambizione di tornare ad essere tale anche nel futuro;
  3. riscoprire in Genova la cultura del “saper fare”, eredità che ci viene dalle mirabili attività finanziarie e dalla costruzione di grandi mezzi di trasporto;
  4. stabilire definitivamente il diritto internazionale che la Liguria possiede di poter RI-tornare indipendente e sovrana.

Il MIL ritiene che i vari soggetti (istituzioni, associazioni, circoli, ecc.) che da tempo operano in questa direzione potranno fornire validi suggerimenti e proposte per la realizzazione di un grande progetto per il rilancio di Genova e della Liguria.

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7. Conclusioni

Quanto sopra esposto è soltanto un breve e incompleto quadro che tuttavia ha consentito di dimostrare due aspetti fondamentali dell'azione del Movimento Indipendentista Ligure:

  1. il diritto internazionale imprescrittibile che la Liguria possiede di poter RI-tornare indipendente;
  2. la convenienza istituzionale, morale, sociale ed economica che la Liguria avrebbe ad esercitare questo suo imprescrittibile diritto.

 

Allê, Zeneixi! L’insemmo torna:
a Liguria a deve ritornâ indipendente!

 


M.I.L – MOVIMENTO INDIPENDENTISTA LIGURE
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