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Il Secolo XIX - Giovedì 12 luglio 2007 |
L’ASSE DEL NORD-OVEST Sanità in salsa “Limonte” Parla il “guru” di Amos, la società di diagnostica che sbarca in Liguria GENOVA. Gli piace usare la logica dell’economista John Kenneth Galbraith per inquadrare Amos, la Spa delle aziende sanitarie piemontesi. JKG usava ripetere «socialismo nella proprietà e capitalismo nella gestione» ed è la ricetta che Fulvio Moirano, 54 anni, direttore generale delle Asl di Cuneo, Mondovì e Savigliano ha messo in pratica quando, alla testa dell’azienda ospedaliera Santa Croce di Cuneo (dal marzo 2006 al febbario 2007) si è praticamente inventato Amos. Ovvero il modo di dare risposte in tempi brevi ai pazienti in lista d’attesa per esami, analisi, piccoli interventi, riabilitazione e dialisi. Amos ora sbarca in Liguria. Dopo l’accordo tra il presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso e quello ligure Claudio Burlando, i dettagli dell’operazione saranno definiti lunedì nel corso di un incontro in Regione al quale parteciperanno i vertici della società e i direttori generali delle Asl liguri. Amos, attualmente, è al 70% pubblica: 25% del Santa Croce di Cuneo, 24% delle Asl 15-16-17, 18% Asti e 3% Alba. Con l’ingresso della Liguria, che rileverà il restante 30% (ora in mano a sette aziende private), diventerà completamente pubblica. Fulvio Moirano, medico igienista, nato a Quiliano in provincia di Savona ed emigrato in Piemonte, docente universitario di organizzazione aziendale all’Università di Genova, a Siena e alla Bicocca di Milano è fiducioso che il suo “modello” possa funzionare anche in Liguria. Entro il 2009 dovrebbe ridurre le liste d’attesa per la diagnostica, nervo scoperto del servizio sanitario ligure che liste d’attesa lunghissime. «Il fatto è che le cosiddette macchine “pesanti” costano molti soldi, si fanno investimenti ingenti, ma poi il sistema sanitario pubblico non le sfrutta a sufficienza. Una macchina lavora 8 ore, poi viene fermata. Ed è allora che subentra Amos con il suo personale: in Piemonte facciamo lavorare risonanze e tac fino alle dieci di sera. Usiamo una gestione privatistica, ma a favore dell’etica pubblica perché quando le liste d’attesa sono lunghe chi può spendere si rivolge ai centri privati e chi non può è costretto ad aspettare settimane, se non mesi». Quando è diventata operativa, nel 2004, Amos ha avuto vita dura perché è stata letta per quello che è e dovrà essere: un “competitor”, un pungolo. «Normalmente non piace ai dipendenti pubblici perché costituisce un competitore interno - spiega Moirano - di conseguenza ai sindacati e, quindi, ai privati accreditati. Però funziona. Il Santa Croce, che con l’83% di committenza è l’ospedale che sfrutta di più Amos, ha chiuso il 2006 con un utile di 200mila euro. E questo dimostra che la società è al servizio dei propri azionisti. D’altro canto il profitto non è nel suo oggetto sociale. Un esempio: recentemente è stata acquistata una lavanderia industriale che stava per fallire e anche questa è entrata a far parte dei servizi messi a disposizione della sanità». La Regione Liguria sta lavorando per individuare gli ospedali in cui far entrare ad ottobre Amos. Moirano pensa «che inizialmente si possa provare su due o tre ospedali». Punto di partenza potrebbero Genova e La Spezia. Cinquecento dipendenti, un fatturato di 20 milioni di euro nel 2007 e un bilancio chiuso sempre con un utile, Amos a settembre sarà presa ad esempio nel rapporto Oasi (osservatorio sulla sanità) della Bocconi. «La nostra logica - sottolinea Moirano - non è produrre prestazioni, ma prestazioni appropriate. Noi possiamo dare le prestazioni in tempo breve, ma l’appropriatezza è un obiettivo da raggiungere con i medici di famiglia, che devono giudicare se e quando un esame va prescritto. In Piemonte stiamo affrontando questo problema». E poi c’è la voce dei risparmi. Al sistema pubblico piemontese, Amos “vende” le risonanze magnetiche al 40% in meno del costo, le tac con uno sconto del 30% e le prestazioni di laboratorio addirittura a metà. Alessandra Costante Torino
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