Comincia bene
il 2008 !
Il M.I.L.
ha deciso di iniziare la sua “attività
informativa “ del 2008, cercando di far
conoscere a più gente possibile DUE interessantissimi articoli scritti da Paola
Setti su “il Giornale” del 30 dicembre 2007 e da Franco Manzitti su “
Le “nostre
CONCLUSIONI” a questi due
articoli sono:
Prima GENOVA e
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Domenica 30 dicembre sulle pagine nazionali de “il Giornale” è stato pubblicato questo
articolo di Paola Setti ( gli “ingrandimenti” e le “sottolineature “ li abbiamo fatti noi
) :
I Savoia rientrano in
Italia e chiedono indietro i beni di famiglia? Il Veneto accusa i Savoia di
aver falsato il plebiscito di annessione al Regno d’Italia, e affida a una
commissione di storici il compito di analizzare il contesto storico, sociale e
politico in cui quella «consultazione » si svolse. Correva l’anno 1866, era
il 21 ottobre. Su una popolazione di 2.603.009 abitanti, alle urne furono
chiamati soltanto 647.426 cittadini, perché all’epoca il diritto di voto
spettava solo a chi aveva censo, e quindi pagava le tasse. Il risultato fu la
quasi unanimità dei sì, con soli 69 contrari, un dato che già da solo basta ad
avanzare sospetti sulla regolarità delle votazioni, che secondo molti furono
condizionate dalla mancata segretezza del voto e dalla scarsa trasparenza nelle
operazioni di scrutinio. E insomma saranno anche passati 151 anni, ma la ferita è ancora aperta.
La commissione Cultura
della Regione Veneto, presieduta dal leghista Daniele Stival,
ha affidato l’analisi all’Università Cà Foscari e all’Ateneo di Padova, stanziando 57.700 euro,
«perché alcuni fanno risalire a quella data la perdita di autonomia e di
libertà da parte dei veneti» spiega Stival.
E la verità storica su quei giorni non
smette di appassionare gli italiani.
In Liguria, per dire, da
anni esiste un movimento indipendentista che denuncia come la regione non abbia
mai votato alcun plebiscito di annessione né al Regno di Sardegna, né al Regno
d’Italia, e per questo chiede il ritorno all’antica Repubblica di Genova,
con tanto di impegni sottoscritti dalla maggior parte dei consigli comunali.
In generale, spiega lo
storico Franco Bampi che quel movimento lo ha fondato, «se alzassero la testa »
tutte le regioni potrebbero ribellarsi all’Italia. «Il problema di quei
plebisciti fu che alle urne fu ammesso soltanto chi aveva tutto l’interesse a
guadagnare rappresentanti nel nuovo Stato, per tentare di arginare
l’imposizione fiscale» spiega Bampi. E se è difficile dimostrare che le
consultazioni furono pilotate, «è un dato che quella dei Savoia fu una
guerra di annessione». Un esempio? «A Poggio Imperiale, in Puglia, su 278
votanti i sì furono 72, i no 206. Un risultato clamoroso, cui però seguirono
occupazioni militari e ritorsioni».
In attesa della
rivolta, c’è chi ai Savoia ha già chiesto i danni. Non è un estremista della
Lega Nord, ma un ex deputato dei Ds, Aleandro Longhi. Con un’interpellanza ai ministri della Giustizia,
degli Affari Esteri, dell’Economia e delle Infrastrutture, ha ricordato la
durissima repressione condotta dal generale
Forse, con i Savoia si
potrebbe fare pari e patta, i beni di famiglia contro 36 miliardi e passa di
euro.
paola.setti@ilgiornale.it