IMPORTANTISSIMA intervista sui 98 MILIARDI
Giovedì 22 novembre 2010, il Generale della Guardia di Finanza,Umberto Rapetto, autore dell’ACCERTAMENTO di 98 MILIARDI di euro, alle DIECI società delle slot-machine, ha rilasciato una intervista al quotidiano di ispirazione cattolica, “Avvenire”.
Mentre MILIONI di Cittadini NON RIESCONO ad arrivare alla fine del mese, il Governo, il Parlamento ed i Partiti NON FANNO NULLA DI CONCRETO per “farsi dare” i 98 MILIARDI di euro ! Leggendo le dichiarazione del Generale Rapetto, riportate qui di seguito,
si cominciano a comprendere le “motivazioni di tale INERZIA”.
Questo documento che inviamo per RACCOMANDATA anche alla Procura della Repubblica di Genova, per gli eventuali accertamenti del caso, cercheremo di diffonderlo il più possibile con un “volantinaggio ed invitiamo i mezzi di informazione ( quotidiani, televisioni e radio) a darne più diffusione possibile.
Le inchieste di “Avvenire”- Quotidiano di ispirazione Cattolica
22 novembre 2012
Il generale Rapetto:
anche ai Monopoli
non ci sono stati controlli adeguati
«Per
la prima volta nella storia il creditore, lo Stato, ha fatto di tutto per
ridurre il credito da riscuotere». Il generale Umberto Rapetto da alcuni mesi
ha lasciato il Gat della Guardia di Finanza, il Nucleo speciale antifrode che
per due anni ha lavorato all’inchiesta sulla maxievasione fiscale dei
concessionari del gioco d’azzardo. Qualche settimana dopo la conclusione di
quella investigazione «sono stato destinato a frequentare, sarà stata una
combinazione, un corso di perfezionamento». Così, dopo 37 anni, si è spogliato
per sempre della sua divisa grigioverde. Non senza polemiche.
Cosa scoprì la vostra
inchiesta sui gestori degli apparecchi per scommesse?
L’indagine delegata dal sostituto procuratore generale della Corte dei Conti,
Marco Smiroldo, permise di accertare la mancata connessione di un enorme mole
di slot machine con il sistema dell’Anagrafe Tributaria che doveva garantire la
regolarità del gioco e assicurare la corresponsione del prelievo erariale
previsto in misura proporzionale alle attività svolte dagli apparati di
intrattenimento.
Qual era il meccanismo
che consentiva di sottrarre gli incassi delle giocate dalla "base
imponibile" dei gestori?
Il mancato collegamento vanificava le regole secondo le quali il totale delle
giocate doveva diventare per il 75% montepremi per i giocatori più fortunati,
circa il 12% costituire imposta e il restante 13% rappresentare introito per le
società concessionarie, i gestori delle slot, gli esercenti pubblici e in
piccola parte l’Amministrazione dei Monopoli.
Come si arrivò a
determinare l’ammontare di quanto evaso?
Una volta ricostruito in maniera meticolosa l’assetto tecnologico negli anni di
interesse ai fini dell’inchiesta e incrociati i dati forniti dall’Anagrafe
Tributaria, si è avuta evidenza di quali apparati fossero stati scollegati,
quando e per quanto tempo. Poi si è preso in considerazione il contratto
stipulato dai Monopoli con le società concessionarie e si sono applicate le
penali previste per il mancato rispetto dell’accordo preso. Un’operazione
aritmetica e non una proiezione algebrica. Un’operazione non riguardante multe
cervellotiche, ma basata su un importo ritenuto congruo da entrambi i
contraenti all’atto della sottoscrizione. Un’operazione che ha superato i 90
miliardi di euro di debito nei confronti dello Stato.
Ci furono omissioni da
parte di chi avrebbe dovuto svolgere i controlli?
Se i Monopoli avessero preteso il pagamento delle penali fin dal manifestarsi
delle irregolarità non si sarebbero raggiunte cifre iperboliche e i
concessionari sarebbero stati costretti ad uniformarsi a quanto loro stessi
avevano convenuto. Erano previsti interventi sulle fideiussioni prestate e
persino la revoca della concessione per i casi più gravi. Probabilmente
qualcuno ha temuto che un’azione repressiva potesse intralciare il gettito che
il gioco d’azzardo garantisce comunque all’Erario.
Cosa è accaduto dopo i
vostri accertamenti?
A fronte degli addebiti della Procura della Corte dei Conti si è innescata una
corsa per scongiurare il pagamento delle somme computate. Si è parlato di cifre
"irragionevoli" e si è fatto riferimento a "multe". Niente
affatto. Erano "penali" concordate dai contraenti, su entrambi i
fronti rappresentati da persone responsabili e in piena capacità di intendere e
di volere. Nella primavera scorsa le società concessionarie e alcuni dirigenti
dei Monopoli sono stati condannati al pagamento di complessivi 2 miliardi e 700
milioni di euro, poca cosa rispetto quel che si era quantificato: tutte le
interpretazioni contrattuali e tecniche erano andate a favore di chi non aveva
rispettato o non aveva fatto rispettare il fin troppo chiaro contratto di
concessione. Nello Scavo
Genova lunedì 26 novembre 2012
Tutta la relativa documentazione su http://www.mil2002.org/battaglie/slot_machine.htm