Bistecche islamiche
ai macelli comunali
Si sono riuniti fuori dal macello di piazzale Bligny alla spicciolata. Sei,
settecento persone, famiglie intere radunate per celebrare la festa del montone,
la Pasqua dell'lslam che ricorda il sacrificio di Abramo.
«È la nostra Pasqua, così come i cristiani celebrano la resurrezione di Cristo
e gli ebrei il passaggio del Mar Rosso - racconta Salah Hussein, responsabile del
centro di cultura islamica - per la prima volta è stato possibile celebrarla a
Genova, grazie a un'intesa col macello pubblico».
La Pasqua del montone prevede una macellazione rituale dei capi di bestiame,
eseguita da macellai-sacerdoti fedeli dell'lslam. Questo aveva creato non poche
difficoltà negli anni passati. «I rappresentanti delle comunità islamiche hanno
presentato le regolari autorizzazioni - racconta Andrea Barbieri, uno dei
responsabili del macello di Ca' de Pitta - per una cinquantina di animali che
sono stati comprati dai macellai maghrebini della città vecchia, dove qualcuno ha
raccolto le prenotazioni. Poi sul piazzale ogni famiglia ha contratto l'acquisto
del "suo" montone e due macellai islamici hanno sgozzato i capi che devono essere
dissanguati prima della vera macellazione. L'uccisione avviene davanti ai bambini
e alle famiglie in un clima di grande festa».
Uno spettacolo crudele? Nello spirito dell'Islam il sacrificio del montone è
una offerta votiva ma niente va sprecato e i capi abbattuti vengono poi consumati
nella serata della festa. «Se li sono portati via con mezzi talvolta
improvvisati - racconta il responsabile del macello - molti sull'auto di famiglia,
facendo posto alla bestia in mezzo ai passeggeri».
Per la comunità Islamica genovese la festa è proseguita con la preghiera
comune nei locali del centro culturale d via Venezia, trecento persone riunite
in rappresentanza dei tanti Paesi uniti sotto una stessa fede: tutto il Nord
Africa, il Senegal, il Medio Oriente. «C'era anche una decina di
italiani - racconta Salah Hussein - qualcuno si è convertito dopo aver sposato
una persona della nostra fede, qualcuno ha seguito un cammino individuale». Sotto
la Lanterna, con la mente protesa verso La Mecca.
Bruno Viani |