I giornalisti e gli immigrati
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Il Secolo XIX Sabato 5 maggio 2001
la Iena

Cari giornalisti,
trattate gli immigrati
come tutti gli altri

SIMONA VENTURA

Cari colleghi giornalisti, posso chiedere una cortesia? Quando parlate o scrivete degli immigrati, se potete, fate uno sforzo: trattateli come tutti gli altri. Sarà un'impressione e so che rischio di sembrare una iena ingenua, ma credo che su questa paura degli immigrati che percorre in lungo e in largo l'Italia, magari senza volerlo voi ci mettete il carico da undici. Insomma, avete una bella responsabilità. Che siate di destra o di sinistra, del Sud o del Nord, il succo è che questa storia di calcolare l'importanza della notizia in base a quanto c'entra un immigrato, non la trovo divertente. E nemmeno giusta. Titolo: "Due albanesi rapinano vecchietta". Alzi la mano chi non lo trova tutti i giorni su qualche giornale e anche in qualche telegiornale. Ma perché, se erano di Como, avreste scritto o detto "Due Comaschi rapinano vecchietta"? Diciamo la verità: se non ci fosse un immigrato di mezzo, una notizia così finirebbe nel cestino e i lettori non saprebbero che quella povera vecchietta è stata rapinata. Se a Londra un indiano investe un pedone, non mi pare che siano in molti a titolare "Indiano uccide inglese con l'auto". Invece da noi la cronaca nera è inflazionata di slavi, albanesi, marocchini, immigrati generici, clandestini d'ogni grado e età. Come se fino a qualche anno fa si fosse vissuto nel Paese dei balocchi.

Sento già le obiezioni: l'allarme c'è, molti immigrati commettono reati, segnalare che un fatto è commesso da un extracomunitario fa parte delle regole. È quasi inevitabile. Appunto, quasi. Non viene il dubbio che la paura degli immigrati è come la storia dell'uovo e della gallina, che non si sa mai chi viene prima? La stampa registra l'allarme o lo fomenta? Io, se permettete, ho paura che sia buona la seconda. Insomma, se si titola "Albanese ubriaco investe pensionato" non lamentiamoci se sentiamo crescere l'odio contro l'immigrato.

Scusate se faccio la iena: se i bravi ragazzi italiani che massacrano le famiglie tentano di sviare le indagini dicendo che sono stati degli albanesi, vuoi dire che l'aria è brutta. Hanno capito che accusare un immigrato, può essere una via d'uscita. Meno male che in quel caso non ha abboccato nessuno. Ma poi, dico io, proprio noi italiani ci comportiamo così? Anzitutto, in materia di criminalità, non mi pare che siamo secondi a nessuno. Diciamo che non ci siamo fatti mancare niente. Proprio noi gridiamo all'untore, noi che siamo figli di emigranti e che siamo marchiati a fuoco in tutto il mondo? In America il 48% dei bambini pensa che gli italiani sono tutti mafiosi come Al Capone. Non è un pensiero carino, e non so voi, ma a me un pregiudizio così dà fastidio. Se è vero che molti emigranti italiani sono finiti a fare i mafiosi, vuol dire che tutti i milioni di nostri concittadini che hanno invaso il mondo (per cercare lavoro), erano mafiosi? E che lo siamo ancora?

Scusate ancora l'ingenuità: pensavo che nell'era di Internet, della globalizzazione, le società si disponessero a diventare tutte multirazziali. E non multirazziste. Agli immigrati onesti, che hanno voglia e diritto d'integrarsi, do un consiglio: eliminate per primi voi le mele marce, che ci sono, riunitevi in comunità, fate pulizia, espellete i criminali, quelli che portano le donne del loro paese a fare le prostitute. Perché tutta questa gente vi mette nei guai. Agli italiani, e ai giornalisti, do un altro consiglio: pensate un po' di più ai vostri nonni, e pensate che fatica deve fare un immigrato onesto per avere il permesso di soggiorno e sperare di integrarsi. O sbaglio?

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