I clandestini sono 300 mila
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Il Secolo XIX Giovedì 26 luglio 2001
lo Studio

Milano. Ufficialmente non esistono. Vivono nell'ombra, sempre sul chi va là nel timore di essere scoperti. Anche se spesso non hanno nulla da nascondere tranne e stessi. Sono gli immigrati clandestini, circa trecentomila in Italia secondo un'indagine svolta dall'Osservatorio di Milano in collaborazione con le comunità straniere e i centri di volontariato. Gli irregolari che lavorano (circa il 65% del totale) fanno i manovali, gli sguatteri, gli addetti alle pulizie. O, se sono donne, le colf. Si tratta di lavori saltuari e in nero, dato che non hanno permesso di soggiorno.

Vengono soprattutto da Albania ed Est Europa ma anche dalle Americhe (Ecuador, Cile, Perù), dall'Africa (Senegal, Marocco) e Asia (Pakistan, Filippine). In Italia risiedono soprattutto a Roma (40mila) e Milano (trentamila). A Genova sarebbero 10-12 mila, con una prevalenza di nordafricani.

Secondo i dati raccolti, circa il 5% dei clandestini farebbe parte di circuiti criminali, più o meno pericolosi: dallo spaccio di droga, alla prostituzione, al contrabbando. Ma ben il 30% evita i guadagni facili e rischiosi del crimine si arrangia vivendo di espedienti, elemosine, di aiuti di associazioni ed enti pubblici. Sono circa centomila in Italia e «rappresentano un grave rischio sul piano della sicurezza - afferma Massimo Todisco dell'Osservatorio - chi vive in queste condizioni è infatti facilmente ricattabile dalla malavita ».

Otto clandestini hanno raccontato le loro storie ieri a Milano alla presentazione della ricerca. Storie ai margini, di chi vive nel disagio e ha visto pezzarsi il suo sogno di riscatto. Spesso traditi anche dalla burocrazia, sono rimasti «sans papier».

«Quando esco dal metrò e vedo la polizia sono terrorizzato», racconta uno di loro, Giorgio, 40enne rumeno ex minatore. In Italia dal 98 in cerca di fortuna, viene beccato un anno dopo ed espluso. Rientra in Italia e adesso lavora come operaio edile: l'azienda in cui è occupato vorrebbe regolarizzarlo ma l'istanza per ora è stata respinta a causa dell'alto numero di domande.

L'Osservatorio chiede una prova di solidarietà ai milanesi per Javad, 17 anni, dal Marocco all'Italia a piedi nel 1996 in 30 giorni. Il maghrebino ha venduto per un periodo sigarette agli angoli delle strade, ma il lavoro è durato poco. Dieci giorni fa la sorellina di Javad è morta, ma lui non può tornare a Banimalal. Una soluzione gli è stata proposta da alcuni connazionali: diventare un "cavallino", un piccolo corriere di droga, ma il ragazzo ha rifiutato.

Proprio per sanare situazioni come queste parte dal Consiglio regionale lombardo una proposta per regolarizzare gli immigrati clandestini che hanno un lavoro in nero, una casa e sono incensurati: a firmarla esponenti di diversi partiti e aree culturali: tra gli altri l'ex sindaco Carlo Tognoli, Dario Fo, Luigi Pagano (direttore del carcere di San Vittore), il coordinatore milanese di Forza Italia Fabio Minoli, Nando Dalla Chiesa, don Mazzi.

N.Pi.

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