C'era una volta una ragazza che per pagarsi gli studi all'università lavorava
tutte le estati e, se capitava, anche durante l'inverno, nei week-end.
Purtroppo l'università non si trovava nella sua città, Genova, ma ad Acqui
Terme, a un'ora e mezza di treno di distanza. La ragazza, che era molto volenterosa,
prendeva il treno tutti i giorni per andare a seguire le lezioni, pagando, da
brava cittadina un abbonamento di 87.000 lire, usando i soldi guadagnati
d'estate.
Un giorno la sfortuna volle che la ragazza dimenticò il suo abbonamento a
casa e il controllore le fece una multa di 40.000 lire. Pochi mesi dopo, sempre
sullo stesso treno di pendolari, salirono due signore maleodoranti (provenienti
da un paese lontano lontano) che "impuzzarono" tutto il treno tanto da far
svegliare la ragazza che si era assopita. Ad un certo punto il controllore e
altri due signori della "Lince" salirono sul treno per svolgere il proprio
lavoro.
Appena le due signore li videro si precipitarono verso la porta facendo
finta di dover scendere. In realtà non avevano il biglietto. Ormai le porte del
treno erano chiuse e le due signore si imbatterono nel controllore che chiese
loro se avessero il biglietto. Le signore risposero di no e il controllore le
fece scendere dicendo: «Tanto sono delle rumente».
La ragazza si sentì ferita e pensò: «Perché io, che sono una onesta cittadina
devo pagare la tassa sulla rumenta? Per farla viaggiare gratis con i treni
dello Stato?».
Lettera firmata
Genova
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