Viaggiatori e "rumenta"
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Il Secolo XIX Domenica 8 aprile 2001
Lettere al Decimonono

C'era una volta una ragazza che per pagarsi gli studi all'università lavorava tutte le estati e, se capitava, anche durante l'inverno, nei week-end.

Purtroppo l'università non si trovava nella sua città, Genova, ma ad Acqui Terme, a un'ora e mezza di treno di distanza. La ragazza, che era molto volenterosa, prendeva il treno tutti i giorni per andare a seguire le lezioni, pagando, da brava cittadina un abbonamento di 87.000 lire, usando i soldi guadagnati d'estate.

Un giorno la sfortuna volle che la ragazza dimenticò il suo abbonamento a casa e il controllore le fece una multa di 40.000 lire. Pochi mesi dopo, sempre sullo stesso treno di pendolari, salirono due signore maleodoranti (provenienti da un paese lontano lontano) che "impuzzarono" tutto il treno tanto da far svegliare la ragazza che si era assopita. Ad un certo punto il controllore e altri due signori della "Lince" salirono sul treno per svolgere il proprio lavoro.

Appena le due signore li videro si precipitarono verso la porta facendo finta di dover scendere. In realtà non avevano il biglietto. Ormai le porte del treno erano chiuse e le due signore si imbatterono nel controllore che chiese loro se avessero il biglietto. Le signore risposero di no e il controllore le fece scendere dicendo: «Tanto sono delle rumente».

La ragazza si sentì ferita e pensò: «Perché io, che sono una onesta cittadina devo pagare la tassa sulla rumenta? Per farla viaggiare gratis con i treni dello Stato?».

Lettera firmata
Genova

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