Ho letto la lettera aperta dei rappresentanti dei
Comitati civici del Centro storico di Genova al questore a proposito degli
extracomunitari ed avranno probabilmente le loro ragioni, ma vorrei sottoporre
alla sua attenzione e, se possibile, a quella dei lettori, un problema più
generale, di civiltà e di solidarietà.
Secondo i dati della Caritas, ci sono in Italia 1.700.000 extracomunitari in
regola e circa 300.000 senza permesso di soggiorno. Il problema è costituito da
quest'ultimi, che in parte sono in attesa di permesso e in parte cercano di
sottrarsi, per paura, ad ogni rapporto con le strutture dello Stato e di
assistenza, però, nella stragrande maggioranza, chiedono di poter lavorare.
Poiché è impensabile espellere o rimpatriare tutti questi extracomunitari, molti
dei quali sono in Italia da qualche anno, non rimane che integrarli nel miglior
modo possibile, e ciò è anche nel nostro interesse, offrendo loro, almeno, la
possibilità di cercare un lavoro con il permesso di soggiorno. Senza questo
permesso, è impossibile trovare un lavoro in regola, ma anche un'abitazione, per
cui si costringono queste persone al lavoro nero, alla ricerca di un riparo
notturno spesso fatiscente, talvolta ad azioni delittuose e comunque ad una vita
bestiale.
Quindi, la condizione minima per l'integrazione e per una convivenza civile è
il permesso di soggiorno, e se si vuole che non ci sia una competizione al ribasso
fra gli extracomunitari e i lavoratori italiani, si debbono garantire a tutti i
diritti conquistati dai lavoratori con le lotte operaie dopo la guerra, messi
in pericolo oggi dalle politiche neoliberiste.
Concludo con una considerazione banale che spesso dimentichiamo e cioè che noi,
in quanto uomini e donne occidentali, non siamo né migliori né diversi rispetto
agli extracomunitari, ma solo più fortunati. E a questo proposito ricordo il bel
film di Amelio, "Lamerica ", in cui un imprenditore italiano un po'
imbroglione interpretato da Lo Verso, quando si trova in Albania privato del
passaporto e dei soldi diventa in tutto uguale, sia nel corpo sia nella mente,
agli albanesi che cercano fortuna in Italia.
Bono Ireo
Savona
Caro lettore, il suo è un pensiero, di questi tempi, più che coraggioso.
I disoccupati italiani, certo, non la pensano così. Il problema, ora che abbiamo
lasciato entrare in Italia milioni di extracomunitari, è quello di non farli
scivolare nella delinquenza. Per questo, con il coraggio della civiltà e della
solidarietà, occorre pensare ad un lavoro in regola, ad un'abitazione, al relativo
permesso di soggiorno. Credo che molti cittadini, considerate le lettere che
riceviamo, non saranno d'accordo. Ma qualche passo avanti bisogna pur farlo. Anche
perché le nostre forze dell'ordine sembrano impotenti a combattere furti, scippi,
rapine, spaccio di droga. E nessun cittadino, dopo il "coprifuoco" delle
ore 20-21, oserebbe avventurarsi nei vicoli del nostro meraviglioso centro storico.
Il dibattito è aperto.
Il Secolo XIX
Domenica 4 novembre 2001
LETTERE
Lettera aperta al Questore di Genova
Egregio dottor Fioriolli, abbiamo notato con soddisfazione la cura e l'impegno
con cui lei persegue quanto promesso al momento del suo insediamento come questore
di Genova. Sappiamo che in una città come la nostra, sempre preda di proposte
alternative e mai concludenti, non è facile svolgere il compito che a tutela della
sicurezza pubblica lei si è prefissato.
L'allontanamento dal territorio genovese di elementi delinquenziali per ubicarli
in strutture che li trattengano fino al momento del rimpatrio, è stato visto da
alcuni mal informati ben pensanti come coercizione ed esercizio di autoritarismo,
mentre per la stragrande maggioranza silenziosa di cittadini genovesi, che pagano
sulla loro pelle quotidianamente la trasformazione della democrazia in demagogia,
così non è, anzi la sua decisa e corretta applicazione delle leggi è vista come
quella tutela dei diritti primari dei cittadini che la nostra Costituzione ci
garantisce.
La ringraziamo per quanto ha fatto e quanto farà, e ci aguriamo che lei possa
continuare sulla strada intrapresa, anche se le strutture necessarie a facilitarle
il compito sono di competenza del Comune di Genova, il quale finora si è ben
guardato dal realizzarle, benché dalla stessa legge siano previste.
i Comitati
del Centro storico genovese
Cesare Simonetti
Rita Paglia
Fiorella Merello Guarnero
Genova
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