Di questi tempi, in cui tanti (ma veramente?) auspicano
un'"integrazione" tra le varie etnìe presenti nel nostro Paese,
vorrei esprimere una mia personale opinione in merito a questo argomento.
Non voglio essere etnicamente "integrato". Chi è terzomondista
(più o meno al sud del mondo), lo rimanga. Non condivido la corsa a questa
"integrazione" (crocifissi rimossi per un musulmano in classe,
permessi per quanto accade in via Jenner a Milano, ormai consacrata a
centrale del terrorismo islamico, ecc.). E come il sottoscritto, quanti hanno
la stessa idea? Magari hanno paura ad esternarla, ma ce l'hanno. Eccome!
E i nostri "politici"? Perché tanta accondiscendenza, specialmente
dalle sinistre? Pensano forse in un futuro di concedere il voto a tutti quelli
che (legalmente, ma, in maggior parte, illegalmente) risiedono in Italia?
Comunque, avendo lavorato per oltre quindici anni nei paesi musulmani
(Arabia Saudita, Iraq, Iran, Algeria, Qatar, Barhein, Emirati Arabi Uniti),
penso di "conoscerli" per quello che sono in realtà.
Gli stessi contro cui l'Occidente ha combattuto per secoli, senza il
coraggio di combattere veramente, ma capaci solo di produrre "suicidi";
ma non di prendere un fucile e combattere veramente; e, nei pochi casi in cui
l'hanno fatto, la Storia (antica o moderna) parla per loro. Perciò rimaniamo
"ognuno sulle proprie posizioni" (come si dice in termini militari).
E vedremo quello che il popolo italiano deciderà, di volta in volta, con
quelle "elezioni", di cui nella lingua araba non esiste neanche
la traduzione.
Qualcuno scrive lettere ai giornali, pregando però di omettere il nome. Io,
se pubblicherete questa lettera, vi sarò grato se lo pubblicherete. Se poi
"qualcuno" avrà qualcosa da obiettare, e mi verrà a cercare, che
venga pure. Armato.
Enos Bracci
Genova
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