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Zena e le teste coronate |
Il Secolo XIX
Mercoledì 27 aprile 2005
Zena e le teste coronate
vecchi debiti, amori & odi
Ranieri è morto. Carlo d’Inghilterra si è sposato. E dei Savoia è
meglio non parlare perché, nella memoria ligure, per loro, da più di
un secolo e mezzo questo è un mese infausto. È stato impegnativo, se
così si può dire, aprile in Rete per le teste coronate, a giudicare
da quel che si trova nei siti degli indipendentisti e nelle chat dove
viene coltivato il dialetto.
Sull’insurrezione di Genova e sul modo in cui Vittorio Emanuele II
la represse nel sangue, nel web ci sono materiali bastevoli per
un’enciclopedia, a cominciare dal forse non imparzialissimo ma
documentatissimo “Sacco di Genova” del professor Franco Bampi, alfiere
separatista (1). Ma non era
così automatico immaginare che ci fossero nessi anche tra il matrimonio
del vedovo di Lady D o il funerale del padre delle principesse
irresistibili, Carolina e Stéphanie, e la Liguria. Tant’è, qualche
giorno prima delle nozze, sempre gli indipendentisti orgogliosamente
annotano (2) che, insieme alle
bandiere della Gran Bretagna, a Windsor «sventolerà la bandiera di
Genova», perché l’Inghilterra «acquistò tale diritto nel 1190,
impegnandosi a pagare alla Repubblica ogni anno una certa cifra».
L’occasione è ghiotta per chiarire due cose. La prima - siamo o no
genovesi? - è che, «non essendo mai stato disdettato l’impegno», la
perfida Albione continua a usare il vessillo e dunque Comune e Provincia,
depositari dei diritti sulla St. George’s flag, dovrebbero chiedere
il pagamento di quanto a suo tempo pattuito con tanto di arretrati e
interessi. La seconda - perché siamo precisi - è che quando H.R.H.
(His Royal Highness) The Duke of Kent, nel 1992, diede il benvenuto
al pubblico nel padiglione britannico dell’Expo Colombiano, nel ricordare
che le navi inglesi dirette verso il Mediterraneo per essere protette
dalla flotta genovese adottarono per l’appunto dal 1190 la bandiera di
San Giorgio, aggiunse che «Italia e Regno Unito, nazioni di navigatori,
sono strette da numerosi forti legami». Errore
(3), sottolineano gli indipendentisti:
nel medioevo l’Italia «non aveva alcuna identità politica». Genova naturalmente
sì. E, pur con tredici anni di ritardo, il sassolino viene tolto dalla
scarpa.
A proposito di bacchettate, ce n’è anche per la tv alle esequie del
principe di Monaco. Scrive Simone alle 15,31 del 16 aprile in un forum
yahoo dedicato al dialetto (4)
«Nu so si l’ei vistu in televixion i funerali du prinçipe de Munegu,
ma ao mumentu da preghiera i han lezuo in ’intensiun in dialettu ligure!
A cosa da rìe l’è steta che nisciun da Rai u l’ha capiu che lengua
l’ea e nisciun da Rai de Zena u l’ea presente pe a tradussiun!!!».
Annota ventiquattr’ore dopo Filippo: «Dubitu che quelli da rai de
zena avievan pòsciuo falo». Il colpo di grazia lo dà quattro giorni
più tardi “Doardo”: «Cosa aspetae a caccia’ a-a televixion da o barcon?.
O Principato o l’è l’unico stato ligure c’o ghe segge! Mi che ghe staggo
(beato lui, ndr) v’asseguo che i vegi parlan tutti o monegasco, -
un-na lingua ponentin-na con tante parolle antighe c’o l’è un piaxei de
stà a senti-e. Ansi i figgieu devvan studialo a scheua percose o l’è
obbligatorrio!». Non solo. Il Principe, racconta “Doardo”, era orgoglioso
di essere ligure, parlava il dialetto, prendeva i domestici solo in val Nervia
e si faceva fare la camicie da una sarta di Pigna. Chi non ha sangue reale
si consoli se può comprando casa a Monaco. «I agenti immobiliari te
dixan: “de lasciù in cimma se vedde Zena!». Proprio Zena, Genova
è un’altra cosa.
(1)
www.francobampi.it/liguria/sacco.htm
(2)
www.mil2002.org/volantini/050409.pdf
(3)
www.francobampi.it/liguria/varie/welcome1992.htm
(4)
zeneize@yahoogroups.com
Marco Giacobbe
giacobbe@ilsecoloxix.it
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