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Liguria nel mondo, il mondo in Liguria


Assessorato alla cultura:
un nuovo modo per risolvere i problemi della Liguria
.

(Appunti di Franco Bampi)

L’attuale suddivisione delle deleghe assessorili che prevede un assessore con i seguenti incarichi:

Assessore al Turismo, Sport, Tempo Libero e Cultura. Servizio Promozione Turistica, Servizio Organizzazione Turistica e Strutture Relative, Servizio Promozione Culturale Sportiva e del Tempo Libero, Servizio Beni e Strutture Culturali.
(dalla deliberazione della Giunta Regionale n. 1879 del 6 giugno 1995)

mette in evidenza che l’assessorato in questione è stato concepito come un assessorato che accorpa attività “minori” senza la rilevanza di quello alla Sanità, di quello ai Trasporti o di quello all’Urbanistica, per citare i più importanti. Tuttavia è un assessorato che può diventare “strategico” per lo sviluppo della Regione Liguria e costituire quindi il presupposto essenziale per tutti gli altri.

Pur nelle sue secolari diversità e contrapposizioni, la Liguria, compreso quel basso Piemonte che fu ligure, è stata una terra ricca, non per le risorse territoriali aspre ed avare, ma per volontà delle sue genti, capaci di intraprendere e di rischiare per migliorare la propria condizione. Questa è la cultura, tutta ligure, del “darsi da fare” che si è manifestata in quella singolare forma di stato che fu la Repubblica di Genova: uno stato leggero con una burocrazia ridotta al minimo, quasi inesistente.

Oggi, oppressi come siamo da miriadi di norme e impedimenti, si capisce bene come quello dei Genovesi fosse un atteggiamento culturale vincente e che vince ancora oggi quando la classe di governo è così avanzata da applicarlo (si pensi a Singapore, che può essere pensata come una moderna repubblica marinara, alla Svizzera, ecc.). Purtroppo la Regione Liguria fa parte di uno stato oppressore, che sempre più soffoca le iniziative essendo retto da governanti burocrati e liberticidi, del tutto impreparati a mettersi al servizio delle creatività dei liguri. Il riscatto della Liguria passa allora attraverso una strada obbligata: quella del recupero culturale.

Se vogliamo davvero essere cittadini liguri del XXI secolo dobbiamo simultaneamente:
(a) saper realizzare gli obiettivi di sviluppo al minor costo, nel minor tempo, al livello qualitativo prestabilito utilizzando a pieno le metodologie moderne che sostituiscono le leadership personali con le leadership di gruppo meno soggettive, mirate, evolutive, rappresentative delle creatività locali e capaci di individuare dal basso verso l’alto le soluzioni non subalterne, necessarie per lo sviluppo nel mondo di domani;
(b) ritrovare l’orgoglio di vivere in Liguria e stimolare la volontà che questa terra torni ricca e prospera come lo era un tempo utilizzando quello strumento importante che consiste nel far conoscere, ai liguri e ai cittadini che hanno scelto la Liguria come loro definitiva dimora, le radici socio culturali della regione e i nuovi percorsi interregionali;
(c) ritrovare l’umiltà di aprire i valichi virtuali e materiali della cultura del “fare” che attorno alla Liguria gratifica milioni di occupati, avendo disponibili territori e risorse per gestire nuovi sviluppi e gli sviluppi di quei siti ormai saturi e quindi divenuti indisponibili.

Per questo e con queste intenzioni, l’assessorato alla cultura può diventare strategico e rappresentare quel di più in grado di consentire un buon governo di questa Regione che sia assolutamente lontano dalla stanca e clientelare gestione cui abbiamo assistito fino ad oggi.

Apparso sul settimanale Arcobaleno di Sabato 30 ottobre 1999

  

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