IL SECOLO XIX
Fondato nel 1886
Sabato 8 gennaio 2000
LUNEDÌ A ROMA
E Biasotti fa un "sit in"
per incontrare D'Alema
Genova. Un "sit in" davanti a Palazzo Chigi. Dalle
prime ore di lunedì mattina fino a quando il Presidente dei Consiglio, Massimo D'Alema,
non si deciderà a riceverlo. L'iniziativa è di Sandro Biasotti, il candidato del Polo
alla guida della Regione Liguria. Il quale si dichiara anche pronto a ricambiare la
"scortesia" qualora il “blitz" fallisse: “Se entrambi ricopriremo delle cariche
istituzionali, non inviterò né riceverò D'Alema a Genova». Biasotti, a più riprese già
pronunciatosi criticamente, fa così irruzione nella disputa sugli aiuti alle aziende,
contestando il ritardo dei premier nel dare appuntamento a una delegazione genovese:
“Prima era fissato per il 27 dicembre, poi per il 3 gennaio, ora se n'è persa traccia”.
Per questo ha preso carta e penna, chiedendo a D'Alema un incontro urgente e sfogandosi
“per l'inerzia dei governo” e per il fatto che "l'amministrazione regionale non ha saputo
farsi ascoltare a Roma”. Calcisticamente si definirebbe un’”entrata in takle", durante
una partita che la campagna elettorale rende incandescente. Biasotti riconosce: “Ho il
mio interesse politico in questa mossa”. Tuttavia, “come cittadino e come imprenditore
trovo inconcepibile il trattamento riservato alla Liguria. Anche come candidato ho il
dovere di rilevare che, se diventerò presidente della Regione, in mancanza di sostegno alle
imprese mi troverei in enormi difficoltà nell'agevolare la ripresa economica, nell'inserire
nuove attività, nei creare occupazione”. Allora, ecco la decisione: "piantonare" Palazzo
Chigi. “E finchè D'Alema non mi riceve, io non mi schiodo”.
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