RICORRENZE
Nella chiesa di Santa Caterina oggi comincia la novena |
Una messa in zeneize, alla vigilia della solennità di santa Caterina Fieschi Adorno, nella chiesa affidata alla comunità latinoamericana. Eccola, la fotografia più sorprendente dell’integrazione in città, nel nome di una donna del Cinquecento che aveva dismesso i panni della nobiltà per farsi missionaria tra i malati. «Sarà la messa per i nuovi genovesi - dice padre Vittorio Casalino, superiore dei cappuccini di Portoria - e saranno insieme a pregare italiani, ecuadoriani, peruviani. E anche tanti capoverdiani, di lingua portoghese».
A santa Caterina da Genova, conosciuta più all’estero che in Italia anche attraverso la grande rete di Internet, è dedicata la chiesa di viale IV Novembre, alle spalle di piazza Corvetto. «Il nostro santuario, sulle guide, è sempre indicata come chiesa dell’Annunziata di Portoria - racconta padre Vittorio - è il nome originario, dei tempi di santa Caterina. Furono gli stessi cappuccini ad andare a fondare l’Annunziata del Vastato, l’attuale chiesa di piazza della Nunziata e, dopo qualche tempo, questa chiesa che era la cappella dell’ospedale di Pammatone venne dedicata a santa Caterina».
Sette anni fa, la decisione dell’arcivescovo Dionigi Tettamanzi di accentrare a Portoria il culto dei tanti latinoamericani che già erano residenti in città e stavano crescendo. Così oggi a Santa Caterina lavorano a tempo pieno due cappellani peruviani, padre Angel e padre Ariel, ogni domenica le messe delle 11,30 e delle 18 sono in spagnolo. E la variegata famiglia latinoamericana anima le liturgie, frequenta il catechismo e affida i suoi ragazzi alle attività di animazione dei frati cappuccini.
E la santa più genovese della Chiesa si ritrova a essere al centro della venerazione più colorata e folkloristica, tra fede e ritmi di sapore latino, canti e strumenti etnici. Con una piccola, clamorosa novità: la celebrazione in dialetto. Una lingua che sarà pure simile per il suono e la musica al portoghese, come ha insegnato Bruno Lauzi nelle sue canzoni, ma è pur sempre un idioma difficilmente comprensibile per chi già parla l’italiano come lingua straniera. Padre Vittorio, 57 anni, non si spaventa. Genovese di Castelletto, madrelingua zeneize, preannuncia: si farà capire. «Magari a gesti, magari intercalando con qualche parola in italiano o in spagnolo. Ancora non so. Ma certamente le letture e la predica saranno in genovese, seguendo le traduzioni preparate da don Vittorio Colonna (in realtà da Don Sandro Carbone, ndr) del santuario della Vittoria». Padre, e lei come se la cava? «Sono cresciuto parlando dialetto, in famiglia. Era la normalità, con mia sorella Annalisa dialoghiamo ancora adesso in genovese. Certo tra le giovani generazioni non è più così, ed è un peccato. Ma adesso mi ascolteranno tanti nuovi genovesi, e sono sicuro che non ci saranno problemi di comprensione».
Gli appuntamenti nel nome di Caterina inizieranno domani, primo giorno della novena di preparazione: monsignor Luigi Noli presiederà la messa delle 17,30, alla quale prenderanno parte i membri del comitato per la beatificazione di Ettore Vernazza. Poi alla stessa ora si susseguiranno le messe dedicate ai vari aspetti della vita della santa. La celebrazione dedicata ai latinoamericani sarà giovedì, presieduta dal vicario provinciale dei cappuccini, padre Giampiero Gambaro. Poi domenica 11, vigilia della solennità, la messa zeneize. Lunedì 12, giorno della festa di santa Caterina, la messa delle 18 sarà presieduta dal cardinale Tarcisio Bertone e animata da due cori: italiano e latinoamericano, per pregare a due voci, senza confini.
Bruno Viani