La decisione Il presidente della Cei interrompe il rito autorizzato da Bertone. La Curia: «Solo lingue ufficiali»
GENOVA - Dal cardinale di Genova e presidente della Cei Angelo Bagnasco è arrivato uno stop alla messa in dialetto genovese. Il rito celebrato in forma solenne il 6 di gennaio nella chiesa del Boschetto, in latino e nelle parti cosiddette mobili (Letture, Vangeli, Salmi, intenzioni di preghiera e omelia) in genovese, quest'anno non si farà perché la Curia non ha dato l'autorizzazione. «Non capiamo i motivi - dice Franco Bampi, vicepresidente della "A Compagna", associazione nata negli anni Venti per la difesa delle tradizioni e del dialetto -. Il cardinale Tarcisio Bertone, un piemontese, aveva consentito la celebrazione della messa e il cardinale Bagnasco, un genovese del centro storico che il dialetto lo parla pure, la vieta. La nostra non era un'iniziativa folk1oristica, non era uno spettacolo o qualcosa di ludico ma un momento di fede molto sentito. Monsignor Bertone, quando gliene parlammo lo aveva compreso».
Bampi, che è fondatore del Movimento indipendentista ligure, era uno dei lettori della funzione officiata da don Sandro, biblista del Santuario di Nostra Signora della Vittoria. Gli appuntamenti con la messa in dialetto erano cinque o sei nel corso dell'anno: «La chiesa era sempre pienissima» dice Bampi. Molte le difficoltà della traduzione dei testi sacri, ad esempio in genovese «Segnù», Signore, significa Gesù, quindi per indicare Dio è stato utilizzato il termine arcaico Domine Dè. Per ogni messa venivano stampati i testi integrali in modo che i fedeli oltre a seguire la funzione potessero anche rispondere correttamente in dialetto. Tuttavia, malgrado la delusione, Alessandro Casareto, presidente della "Compagna" getta acqua sul fuoco: «Monsignor Bagnasco ci aveva già mandato mesi fa una lettera per spiegarci che la funzione in dialetto, con la lettura dei Vangeli, non era regolare. Insomma, questa decisione ce la aspettavamo».
E in questi giorni è arrivata al Boschetto la comunicazione che stoppa il rito in «xeneize». Dalla Curia genovese, monsignor Ruggero Dalla Mutta, direttore dell'ufficio per il culto divino, spiega: «Negli anni passati la questione dell'utilizzo del dialetto non era del tutto chiarita ma adesso la Santa Sede ha dato disposizioni precise. Nella liturgia non sono ammesse lingue che non siano riconosciute come tali e il dialetto non è una lingua». Questo vale per il genovese come per gli altri «vernacoli» come li chiama il Motu Proprio di Benedetto XVI. Il divieto si riferisce alla liturgia, Vangeli. Salmi, omelia, ma rimane sempre la possibilità per i fedeli, durante la messa, di intonare canti in dialetto. Quelli sono ammessi. E il 6 gennaio al Boschetto i sostenitori della messa in genovese hanno già deciso che i canti «di consolazione« non se li faranno mancare.
Erika Dellacasa