11.02.09 - Lettera al Cardinal Tarcisio Bertone sulla
Messa in Genovese
Scritto da Francesco Ristori
Giovedì 26 Febbraio 2009 21:53
Genova, 11 Febbraio 2009
N. Prot. 0109/015
RACCOMANDATA
All'Attenzione di
S.Em. Rev.ma Card. Tarcisio Bertone
Segretario di Stato
Città del Vaticano
p.c.
All'Attenzione di
S.Em. Rev.ma Card Angelo Bagnasco
Arcivescovo Metropolita
Genova
MESSA IN GENOVESE
RICHIESTA
Eminenza Reverendissima,
A nome dell'Associazione Culturale “Conoscere Genova” ONLUS, in considerazione del legame che Ella ha con la nostra Diocesi che ha avuto l'onore di averLa quale Pastore, umilmente mi rivolgo a Lei per chiederLe di intervenire per risolvere un problema che investe la chiesa genovese a causa di una decisione del Cardinale Bagnasco che l'Associazione assolutamente non comprende.
Già nella Santa Messa di Rito Tridentino l'Omelia veniva detta in volgare per consentire la comprensione dei Fedeli, e da sempre la Preghiera dei Fedeli è espressione dell'Assemblea dei Fedeli e pertanto può essere detta avvalendosi di qualsiasi codice linguistico. Di fatto il Cardinal Bagnasco risulta aver vietato l'utilizzo della lingua Genovese anche in queste parti della Messa con una presa di posizione che, francamente, la nostra Associazione non riesce a capire e considera contraria anche alle linee generali previste per la Liturgia dalla Chiesa Cattolica.
Eminenza, come Ella sicuramente avrà considerato allorquando ha concesso diverse volte di celebrare la Santa Messa con anche le Letture in Genovese, la Diocesi del Capoluogo Ligure è una delle Diocesi più vecchie d'Italia sotto il profilo anagrafico ed è popolata in prevalenza da gente che è cresciuta con il latino in chiesa ed il genovese in casa, da gente che si identifica nel genovese e non è troppo avvezza ad usare l'italiano. Gli insegnamenti di S. Paolo di farsi tutto in tutti, come pure gli intendimenti del Vaticano II di avvicinare la Liturgia ai fedeli, in una realtà come quella genovese, rischiano di essere totalmente disattesi se non si ammette, almeno in particolari momento dell'Anno Liturgico, la facoltà di celebrare una Santa Messa in Genovese. Gli effetti del divieto imposto dall'Arcivescovo di Genova si son subito visti nella Santa Messa dell'Epifania al Boschetto, in passato celebrata in genovese, dove si è registrato un drastico calo delle presenze che ha evidenziato come questa sia anche una decisione pastoralmente dannosa per la Diocesi.
Peraltro colpisce e lascia interdetti il divieto di celebrare qualunque parte della S. Messa in lingua Genovese rapportato con il consenso dato, come è consuetudine, ad espressioni di devozione piuttosto folkloristiche e poco conciliabili con la cultura cattolica europea che l'Arcivescovo ha concesso per la Messa dei Popoli in Cattedrale. Si badi, la nostra Associazione non vuole contestare la validità di quelle forme di partecipazione alla Liturgia tipiche di altre culture, e non vuole che siano ritenute inammissibili nella Diocesi di Genova; l'Associazione ritiene, però, che perchè vi sia un rispetto delle tradizioni e della cultura altrui vi debba essere in primo luogo un rispetto della propria cultura, e che l'ospitalità non debba consistere in un annullamento totale in nome del prossimo: senza una propria identità non si può fare nulla, nemmeno accogliere gli altri.
Da più parti è poi stato segnalato all'Associazione il contrasto netto che vi è tra la ferma opposizione all'uso del Genovese nella Liturgia ed il silenzio assordante con cui il Cardinal Bagnasco lascia campo libero al “Laboratorio Liturgico” di Don Farinella.
Eminenza Reverendissima, tutta l'Associazione ricorda ancora come Ella aveva mostrato, da Arcivescovo di Genova, vivo apprezzamento per la Messa in Genovese rammaricandosi di non conoscere la nostra Lingua e non poter presiedere la Liturgia in prima persona.
Spero che Ella possa aiutarci a risolvere questo problema dirimendo la questione con un intervento che, nel rispetto del Magistero della Chiesa e del Diritto Canonico, possa fare il bene della Chiesa di Genova.
La ringrazio, a titolo personale ed a nome dell'Associazione per l'attenzione che darà alla presente e per il cortese riscontro che vorrà dare. Porgo deferenti e distinti saluti.
Il Presidente
Francesco Ristori