La lingua inglese è stata denominata "pescecane dialettofagica" perché nel volgere di poco tempo è divenuta dominante e distruggente le lingue più deboli (sia nell’economia, nella cultura moderna, nella politica che nel parlare quotidiano). In questa lotta della giungla, gli idiomi locali tendono a scomparire per primi, con possibile "estinzione della razza". Migliaia di problemi attanagliano i nostri politici alle loro poltrone; ma - sull’argomento - visto non il poco, ma lo zero interesse da loro parte, chiediamo: siamo a livello di abbandono all’autodistruzione o solo di ignoranza? A chi può far comodo "un dialetto morto"?
Tutto quello che lei dice è vero e condivisibile. Ma provo a cambiare la domanda: a chi può far comodo un dialetto vivo? Certamente non alle multinazionali che vogliono tutti omologati, ma forse nemmeno a un mercato del lavoro nazionale dove l’immediatezza della comprensione deve essere fuor di discussione. Gli unici cui può far comodo un dialetto vivo sono coloro che lo parlano e lo amano come elemento socio culturale insostituibile e, ovviamente, a tutti coloro che nella varietà delle parlate vedono una ricchezza culturale e popolare di inestimabile valore. Il paradosso è che coloro che amano il dialetto sono veramente coloro che lo possono far vivere o far morire. Se il genovese (o qualunque altra parlata locale) muore è perché chi lo sa parlare, i genovesi, hanno deciso, loro e non altri, di cessare di parlarlo. Non mi sento quindi di dare ad altri, anche alla dialettofagica e forse anche dialettofobica lingua americana (perché di lingua americana e non inglese, davvero si tratta), colpe che non ha. Ricordiamocelo tutti e ricordiamocelo ora che a qualcosa può servire: se il genovese morirà sarà solo e soltanto colpa di chi lo conosce e che ha deciso di non parlarlo più. Per questo occorre, pena la scomparsa, che tutti coloro che sanno parlare il genovese, o la varietà di genovese che conoscono, lo parlino sempre, in ogni occasione e con tutti. Allê zeneixi, parlemmola de longo sta nòstra bella lengoa!
Franco Bampi