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Inderê
La Repubblica 2 Agosto 2009

Coletti e Bampi sul sito di ArciGenova

Caro Coletti

il dialetto è l’orgoglio e la nostra storia

Franco Bampi

Autore di un ottimo vocabolario della lingua italiana (il Sabatini Coletti), il collega prof. Vittorio Coletti si scaglia animosamente contro i dialetti su "la Repubblica" del 30 luglio. Devo premettere che sono d’accordo con lui quando afferma che è una "scemenza" ipotizzare che i professori della Liguria debbano superare un test di competenza dialettale.

Però, mi chiedo, è proprio corretto che un professore o, ancor di più, un maestro elementare ignori che qui in Liguria si è parlato per secoli (e si continua a parlare) un idioma differente dall’italiano, con evoluzione sua propria e con una letteratura scritta ininterrotta dal 1291 ad oggi? È davvero così ovvio che un docente che educa le giovani generazioni liguri (inclusi gli stranieri che qui hanno deciso di vivere) non sappia che la Repubblica di Genova sia durata indipendente per oltre 700 anni (l’Italia unita non ne ha ancora compiuto 150!) e che sia stata una grandiosa potenza marinara prima e finanziaria poi?

Caro Vittorio, il mondo è globale, ossia è grande, immenso. Che male c’è se io, con la mia cocina zeneize e con qualche frase in genovese rivelo che Genova è la città dove sono nato?

E perché non dovrei io (come tutti, d’altronde) essere orgoglioso di ciò che sono e desideroso di farlo sapere al mondo? La difesa del dialetto (o lingua: se vuoi farò pubblicamente una lezione di Meccanica razionale, di cui sono titolare a Ingegneria, tutta in genovese!) sta diventando un’esigenza: sapere chi siamo significa sapere dove andiamo, far conoscere al foresto che Genova è sempre stata una città accogliente dove nessuno è mai stato lasciato morire di fame per strada. Difendere il dialetto, nella molteplicità delle sue parlate è difendere un capitale, come si dice oggi, immateriale, ma importante come una villa antica o le fasce delle Cinque Terre. Difendere il dialetto oggi è una battaglia d’avanguardia, non di retroguardia come tu lasci intendere!

Circa i tuoi “pruriti” savoini, beh, tanto ci sarebbe da dire. Ti ricordo solo che "il disegno della casa Savoia non era quello dell’unità d'Italia, era di una espansione territoriale" come disse l’11 settembre 2002 l’assessore provinciale Eugenio Massolo. Un’espansione territoriale che costò la vita a moltissimi meridionali ai quali non fu risparmiata l’ingiuria di sentir chiamare i propri patrioti con l’appellativo di “briganti”!

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