Genova magazine
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«E purtroppo, non c'è più molto da riparare se non cambiare i componenti o fare la pulizia» si rammarica Carlo Tardito. E nonostante l'orologio meccanico abbia dei limiti ben precisi: «Non è certamente così preciso come un quarzo», il vero collezionista ed intenditore vuole solamente meccanismi meccanici, più personali e affascinanti.
La storia dell'orologeria è molto antica. Preistorica se si considera la misurazione del tempo con sistemi "naturali". Inizia intorno al 1460 con i primi grandi orologi da torre, da tavolo e da viaggio. In seguito subentrano quelli più piccoli da tasca e infine quelli da polso. La Svizzera è sempre stata all'avanguardia. Inizialmente con piccole fabbriche artigianali che si occupavano dell'assemblaggio delle varie parti, utilizzando casse che arrivavano prevalentemente dall'Inghilterra. Nel 1960 c'è stato il prepotente ingresso dei giapponesi che hanno proposto orologi a prezzi bassissimi ed hanno conquistato il mondo. Fino al fenomeno Swatch, la grande "riscossa" del mercato europeo.
Rimandendo a livello artigianale e locale, Carlo Tardito lamenta una situazione piuttosto problematica per la sua categoria. «Col boom dell'orologeria sono sorti tecnici improvvisati, che derubano la gente non sapendo fare bene i loro lavoro. Nell'antiquariato il lavoro è sempre delicato e richiede molto tempo. Un conto è far funzionare l'orologio, un conto è fagli fare semplicemente tic tac per un paio di giorni».
Purtroppo per tangibili motivi economici, le botteghe artigianali stanno scomparendo: «Per rifare o ritoccare un quadrante in smalto, è rimasto solo un artigiano in Svizzera, e dopo di lui nessuno», sono le sconsolate parole di Carlo Tardito.
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