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Il Giornale Giovedì 16 ottobre 2003

       L'OPINIONE       

Il Rettore di una Capitale

Troppa burocrazia sta distruggendo il futuro dell'Ateneo

Ma cosa fa un rettore di una università? Presiede, vigila, progetta, relaziona, emana, dispone e predispone, adotta, decide, esercita: insomma amministra l’università e la rappresenta “ad ogni effetto di legge”. Il rettore dispone di risorse economiche derivanti dalle tasse studentesche e da proventi per erogazione di servizi, ma fondamentalmente il grosso dei denari deriva dai trasferimenti dello Stato. Per questo, fino a non molto tempo fa un bravo rettore era colui che sapeva muovere le giuste pedine a Roma, presso chi teneva i “cordoni della borsa”. Ma, quasi nella totale indifferenza, l’università è oggi profondamente cambiata per due precisi motivi.

Il primo è il riordino dei corsi di studio (il cosiddetto 3+2) il cui risultato è quello di destrutturare i percorsi didattici e di produrre un significativo abbassamento del livello culturale medio del laureato: l’università che da scuola dell’eccellenza diventa un informe “liceone”.

Il secondo motivo riguarda il reclutamento dei professori universitari che sta producendo una provincializzazione delle università (che, non dimentichiamolo, devono confrontarsi con il mondo!) e un aumento delle spese per gli stipendi dei professori cui, paradossalmente ma per legge, non corrisponde un aumento né del personale né della qualità media dell’insegnamento. E l’allarme è già stato lanciato: se continua così tra uno o due anni tutte le università saranno in disequilibrio economico.

In questo scenario, cosa può fare il futuro Rettore dell’Università di Genova? Molto dipende dal “perché” un professore decide di candidarsi e di impegnarsi per diventare rettore. Personalmente io mi illudo che chi si candiderà lo vorrà fare perché ama l’istituzione universitaria e l’Università di Genova in particolare. Se così fosse per davvero, allora un po’ di cosette ci sarebbero da fare. I Genovesi nostri antecedenti aborrivano la burocrazia: era così limitata che storici distratti hanno perfino affermato che la Repubblica di Genova non aveva un propria statualità! Purtroppo la nostra Università è un ammasso di burocrazia: quella che lo Stato Italiano ci ha risparmiato, ce la siamo inventata noi! Commissioni, aree, osservatori, nuclei, comitati, collegi, garanti: insomma regole, regolamenti, disposizioni spessissimo inutili e costose.

Un rettore che potesse non badare alle specifiche e particolari pretese del suo elettorato (meglio: dei suoi grandi elettori) potrebbe metter mano a un serio riordino degli aspetti amministrativi dell’Ateneo genovese eliminando le cose inutili, sorte per compiacere, riducendo sprechi di denaro e di tempo: ad es., affidando a strutture esterne e private la mera gestione di molti aspetti della vita universitaria.

Poi dovrebbe rilanciare l’Ateneo a livello italiano e internazionale. Per questo occorre un lungimirante piano degli insediamenti universitari, diverso dalla pedissequa casualità con la quale sono sorti gli attuali e prossimi insediamenti; occorre attirare studenti dalle regioni limitrofe offrendo loro non solo la qualità degli studi (che fortunatamente fino ad ora è buona) ma anche residenze e ospitalità.

Infine mi piacerebbe vedere un rettore che, restituendo dignità a questa nobile istituzione universitaria, ne facesse un soggetto per il rilancio di Genova e della Liguria; un rettore che si impegnasse a trattare, proporre, inventare, imporre idee, opinioni, fatti. Un rettore che, se occorresse, fosse capace di falsificare persino l’anno di nascita del nostro Ateneo per non farlo declassare come fece Isnardi a metà dell’800 perché non gli andava giù l'annessione al Piemonte e il fatto che gli studenti genovesi corressero il pericolo di dover andare a studiare a Torino. Un rettore insomma che fosse finalmente conscio di essere il rettore dell’Ateneo di una capitale: Genova, che capitale di uno stato indipendente lo fu davvero per oltre 700 anni! E che magari abbia anche l’orgoglio di rivendicare il diritto di ritornare ad esserlo.

Franco Bampi
Professore Ordinario di Meccanica razionale nell’Università di Genova

Genova, 8 ottobre 2003

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