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Gazzettino Sampierdarenese
Anno XXXIII - N. 9/10
novembre/dicembre 2005
Si può, per legge,
stabilire quale parlata sia una lingua e quale no?
Il sardo è una lingua. E il genovese?
Nell’ultimo numero del Gazzettino, a pag. 10, l’articolo “Sarda Tellus a
San Pier d’Arena” dà il benvenuto a questa importante associazione di
gente sarda, amante della Sardegna, che da poco ha trasferito la propria
sede qui da noi, in via don Daste. Nel corpo dell’articolo si legge una
frase che merita di essere commentata: “il parlare sardo è riconosciuto
come lingua (non dialetto) ed è obbligatorio insegnarlo nelle scuole
dell’isola”.
Il riconoscimento citato si riferisce alla legge 482
del 1999 dal titolo “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche
storiche” che all’art. 2 afferma: “la Repubblica tutela la lingua e la
cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene
e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano,
il ladino, l'occitano e il sardo”. Poiché la legge stanzia dei fondi per
raggiungere le finalità stabilite, questo vuol dire che la Regione Sardegna,
oltre ai privilegi di essere a statuto speciale, ha anche quest’altra fonte
di finanziamento. Come si può notare il genovese, che pur possiede una
letteratura scritta ininterrotta a partire dall’anno 1291 (!), non compare
nella lista, come pure non compaiono il veneto o il siciliano, tanto per
citare alcune delle parlate italiche.
Questa legge fa del sardo una lingua e del genovese un dialetto? Osservo
subito che tutte le parlate italiche, tra cui il genovese, derivano
direttamente dal latino: nessuna quindi è una corruzione dell’italiano.
La distinzione tra lingua e dialetto è fatta sovente valutando se la
parlata è lingua di stato o no e sulla base dell’estensione territoriale
dei parlanti. In quest’ottica l’italiano, parlato nello Stato italiano,
è lingua; tutte le parlate locali sono dialetti. Segnalo che,
curiosamente, il genovese non è mai stato lingua ufficiale della
Repubblica di Genova; i nostri predecessori hanno preferito usare il
latino, diciamo fino al Settecento, e poi direttamente l’italiano. Ma
non per questo il genovese è “meno lingua” del sardo.
Il vero problema è che la legge citata nasce da spinte e sollecitazioni
politiche; chi compare nella legge è stato più bravo degli altri a
“trafficare” per esserci. Come spesso accade per le cose della nostra
Liguria, la legge è stata approvata nel completo disinteresse dei
parlamentari liguri (e nessuno sa, più di me, quanto mi piacerebbe
essere smentito). Quindi onore ai sardi per la loro caparbietà e tenacia
in difesa della loro lingua e delle loro tradizioni. Concludo col
paradosso dei paradossi: poiché in Sardegna esistono le comunità di
Carloforte e di Calasetta che parlano genovese, ebbene la Regione
Sardegna stanzia per la lingua genovese molto, ma molto di più di quanto
stanzi la Regione Liguria che, di fatto, non stanzia niente!
Alegri, gente! (antico saluto genovese)
F. Bam. [Franco Bampi, ndr]
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