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Corriere Mercantile
Domenica 2 novembre 2008
L'INTERVENTO
«I tagli non porteranno
a vere riduzioni di sprechi»
Riceviamo e pubblichiamo.
In un miscuglio bizzarro tra scuola elementare (decreto Gelmini) e Università (legge
133/08 relativa al contenimento della spesa pubblica) assistiamo a una confusa protesta
di giovani e meno giovani, di attivisti e politicanti, in una difesa generica, e quindi
non motivata in modo chiaro, della scuola pubblica. Non desidero entrare in questo g
uazzabuglio di slogan e di strumentalizzazione politica, ma voglio proporre una breve
riflessione sull’Università.
La legge 133/08 riguarda tutte le amministrazioni pubbliche, e quindi anche le
Università, e prevede riduzioni finanziarie indistinte che colpiscono indiscriminatamente,
ovvero senza considerare le differenze di funzioni, compiti e risultati delle varie
amministrazioni. Le Università subiranno quindi un taglio dei finanziamenti a partire
dal 2010, la riduzione del turn over al 20% (il risparmio va a beneficio delle casse
statali e non dell’Università che subisce il taglio) e la possibilità di trasformarsi
in fondazioni private. Personalmente ritengo che queste misure siano errate nella
sostanza perché, a mio avviso, il vero problema delle Università è di tipo normativo
prima che economico. Spiego il perché con alcuni esempi reali.
Nel nostro Ateneo succede che professori di una disciplina siano concentrati in una
Facoltà e che un’altra Facoltà necessiti del loro insegnamento. Ebbene nessuno, neppure
il Ministro (se non cambia la legge) può obbligare un professore (in esubero!) in una
facoltà a insegnare in un’altra! Un tecnico o un amministrativo che non lavora è
supertutelato: non ci sono strumenti normativi adeguati per intervenire e, in ogni modo,
la cosa comporterebbe un faticoso iter sindacale. Per contro a chi fa il proprio dovere
e dimostra disponibilità (e sono tanti) non può essere data alcuna gratifica economica.
Per non parlare dei precari, spesso davvero indispensabili a causa del blocco, di
fatto, delle assunzioni. Per risolvere il problema del precariato sono stati fatti
passare da precari a disoccupati. Niente precariato in Italia! Bella soluzione!
Ma cosa c’entra tutto questo con la legge 133/08? Niente: ed è proprio questo il
punto. La conseguenza netta è che nessuno ha gli strumenti normativi adeguati per
effettuare vere riduzioni degli sprechi: di conseguenza i previsti tagli di tipo
economico comporteranno necessariamente un abbassamento della qualità del servizio
offerto. Se i docenti saranno pochi ritorneremo alle classi di centinaia di studenti
(come quando ho cominciato), ridurremo l’offerta formativa (e questo potrebbe essere
un bene), eviteremo di pulire aule, corridoi e gabinetti. E già. Perché il servizio
di pulizia deve essere fatto per forza da ditte esterne: l’Università non assume più
personale addetto alle pulizie, alla vigilanza, ecc. Che dire? Forse i nostri
governanti (il colore è irrilevante), non dando alcun strumento normativo per
intervenire con efficacia, vogliono farci condividere quanto dissero Voltaire e
Oscar Wilde: “Toglietemi il necessario ma lasciatemi il superfluo”: ridurremo la
qualità complessiva del servizio, ma manterremo inalterati tutti gli sprechi e le
inefficienze.
Franco Bampi
Ordinario alla
Facoltà d'Ingegneria
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