Diamo alle piazze nomi di genovesi
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Il Lavoro - Repubblica Sabato 28 gennaio 1995
Interventi

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In una trasmissione serale del 18 gennaio 1995 il sindaco Sansa ha affermato che è intenzione della Giunta intitolare spazi dell'Expo ai caduti di mafia. Giudico questa una scelta profondamente sbagliata e, nell'attesa delle spiegazioni da parte del Sindaco cui ho rivolto un'interpellanza, intendo esporre il perché.

La toponomastica, ovvero i nomi delle strade, di una città ricca di storia come Genova si presenta essa stessa come un valore culturale da conservare e da rivalutare. Con questo spirito, nel 1912 Amedeo Pescio scrisse, sotto gli auspici della Società Ligure di Storia Patria, il bellissimo libro ``I nomi delle strade di Genova'', dove l'Autore riesce a far emergere la storia, la vita e l'amore per Genova racchiuso segretamente nelle ottocentesche targhe marmoree del centro storico così suggestivamente povere di informazioni circa l'origine del nome del carruggio. Dai nomi delle strade sappiamo che a Banchi c'erano gli orti, impariamo che sotto il castrum romano, il castello, c'erano i canneti; attraversato S. Lorenzo, possiamo visitare il luogo di antichi vigneti (le Vigne) per risalire alla zona di uno scomparso boschetto (luculus) ricordato dal toponimo di Via Luccoli.

Ricchi di tradizione anche i toponimi in lingua genovese che propongo di riscoprire coinvolgendo varie associazioni per le tradizioni genovesi (in primis “A Compagna”) e di ricordare indicando il nome locale sulle targhe. Troveremmo che Salita del Prione era detta ino Prion e che si ci riferiva a Piazza del Carmine come in scio Carmo e via dicendo. Ricco di storia, di ricordi e di genovesità è anche il porto antico.

Concordo con il Sindaco che va utilizzata questa denominazione e non il nome "Expo". Coerentemente bisogna riutilizzare i nomi dei moli e riscoprire la terminologia usata dai portuali.

Bisogna smetterla di utilizzare i nomi delle strade con esclusivo intento commemorativo e celebrativo di fatti infausti, spessissimo estranei alla cultura genovese, anche se riguardano vittime innocenti e devoti servitori dello Stato. Piuttosto si riprenda l'uso della colonna infame, come quella del Vacchero vicino a Via del Campo, e si intitoli il sottopasso di Caricamento all'ex-sindaco Burlando! Nella medesima trasmissione citata all'inizio, il sindaco Sansa ha ricordato le sue origini istriane e la sua dolorosa vicenda di profugo: da amante della mia Genova chiedo al Sindaco di far sì che i Genovesi non debbano sentirsi profughi nella loro città.

Lega Nord Liguria
Il Consigliere Comunale
prof. Franco Bampi

Genova, 19 gennaio 1995


Il Lavoro - Repubblica Sabato 28 gennaio 1995

Lettere

Caduti di Mafia

Nella rubrica "Interventi" di sabato 28 gennaio de "Il Lavoro" leggo quanto il prof. Bampi esterna sulla intenzione del sindaco Sansa di intitolare spazi del porto antico a caduti di mafia.

Dopo un breve attimo di diffidenza (giustificata dai precedenti "interventi" del professore e dei suoi colleghi leghisti ormai un po' sbandati) mi sono trovato con una certa sorpresa a condividere gran parte delle tesi di Bampi. Egli infatti propone di utilizzare i vecchi nomi già esistenti del porto, senza voler forzatamente legare il giusto riconoscimento a quelle vittime innocenti proprio a quel posto, in qualche misura estraneo alla loro normale zona di intervento e quindi non chiaramente significativo.

Ma lo sforzo di concentrazione e di civiltà politica del professore si era evidentemente esaurito in quelle prime righe, per cui la caduta di stile (prevedibile ahimè) e la becera ed ottusa conflittualità che fa spesso sentire vive queste persone gli fanno aggiungere una squallida battuta sull’ex sindaco Burlando, tra l'altro proprio quando in Italia ed in tutti i settori della società civile si esprimeva con intensità la soddisfazione per il proscioglimento dello stesso Burlando per la, vicenda parcheggio "perché il fatto non costituisce reato".

Mi spiace per Bampi ma dovrà ingoiare anche il rospo del sottopasso...

Comunque si tranquillizzi, professore, una cosa e certa: non ci sarà mai forse qualcosa da dire sul suo nome né tantomeno da ricordare.

Mario Repetto